India – I salesiani danno ai migranti interni l’unico cibo che avranno per i loro lunghi viaggi

28 Maggio 2020

(ANS – Mumbai) – La situazione generata da Covid-19 in India resta preoccupante. Il Paese attualmente è al decimo posto a livello mondiale per contagi, con oltre 158.000 casi registrati, ma si teme possa scalare rapidamente questa triste classifica fino alla seconda posizione, dopo gli Stati Uniti. Tanti cittadini indiani migranti interni – cioè che prima del lockdown lavoravano in Stati diversi da quello della loro nascita – sono ancora alla ricerca di tornare nelle loro terre d’origine. Sono stati organizzati numerosi convogli speciali, ma le misure di distanziamento sociale e la gran quantità di persone coinvolte rendono tutto lento, complicato e doloroso. Don Barnabe D’Souza, Direttore del centro salesiano di Nerul, a Navi Mumbai, con la sua squadra, sta aiutando chi cerca di uscire dalla megalopoli indiana.

È lunga l’attesa per chi aspetta di lasciare Mumbai sui treni e gli autobus messi a disposizione dalle autorità. Le persone si sono registrate 3 o 4 settimane fa. Poi i loro nomi hanno dovuto scalare la sconfinata lista generata dal computer. Quindi sono stati chiamati dalla polizia al commissariato locale per verificare la loro identità, con 4-5 ore di anticipo. Lì vengono poi fatti salire su un autobus municipale che li porta alla stazione ferroviaria. Anche lì la loro temperatura viene controllata, e restano in fila in attesa che gli venga assegnato il posto a sedere. L’intero processo dura circa 6-8 ore, se tutto va bene, e alla fine il loro treno lascia il binario.

Ma alle volte il treno è in ritardo di 4 o 6 ore, oppure viene cancellato. La sera di martedì 26 maggio c’erano 3 treni in partenza per il Bengala Occidentale, il Bihar e l’Orissa, ma il treno programmato a tarda notte per l’Uttar Pradesh è stato cancellato, causando grande disagio a coloro che in previsione del viaggio avevano annullato i loro contratti di affitto e venduto alcuni beni. Si sono dovuti cercare un alloggio alternativo in città, in attesa che la polizia li ricontatti quando verrà messo a disposizione un nuovo treno per l’Uttar Pradesh. È un incubo per loro, perché non è gente abituata a vivere per strada di notte.

I salesiani del centro di Nerul forniscono ai migranti interni che ritornano a casa un pacchetto di cibo nutriente per il viaggio e una bottiglia d’acqua. Molti di essi, arrivati a destinazione, chiamano per ringraziare. “Non c’era una mensa sul treno, non c’erano bancarelle aperte neanche per una tazza di tè nelle stazioni in cui ci siamo fermati… Il vostro pacchetto di cibo è stato quello che ci ha fatto andare avanti” ha raccontato uno di essi. In effetti questi treni speciali non hanno fermate per i passeggeri, le uniche soste sono tecniche, per i cambi del personale o altre necessità.

“Grazie, don, il tuo sacchetto di cibo è stato tutto ciò che abbiamo ricevuto per il nostro viaggio di 3 giorni. Dio benedirà sicuramente ti e tutti quelli che ci hanno aiutato” ha aggiunto un altro che ce l’ha fatta.

Racconta da parte sua don D’Souza: “Ogni volta che diamo del cibo ai migranti in viaggio, lo accompagniamo da una parola di incoraggiamento: ‘Che Dio vi accompagni, pregate per noi e per coloro che vi hanno aiutato a dare questi pacchetti’. E mentre io gli do la benedizione, mi rispondono in coro: Bhagwan apka bala kare, cioè ‘Dio vi benedica’, mi ricambiano la benedizione. Si sente tutto il loro profondo senso di gratitudine per un piccolo pacchetto di cibo e acqua, come se fosse il loro dono più prezioso ricevuto”.

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