RMG – Il nuovo Consigliere regionale per l’Interamerica: “Cresciamo nella vicinanza ai giovani, nel coinvolgimento dei laici e nelle nuove vocazioni”

10 Luglio 2020

(ANS – Roma) – Messicano, 51 anni, già Superiore dell’Ispettoria “Cristo Re e Maria Ausiliatrice” di Messico-Guadalajara (MEG), don Hugo Orozco Sanchéz è dallo scorso 13 marzo il nuovo Consigliere per l’Interamerica. Ecco come si presenta ai lettori di ANS.

Cosa l’ha spinto a farsi salesiano?

Ho studiato alla scuola salesiana “Anahuac Chapalita” di Guadalajara, in Messico, dai 7 ai 15 anni. È lì che ho conosciuto Don Bosco, e sono sempre stato attratto da lui, dal suo stile e dai suoi sogni. Quando avevo 15 anni ho vissuto la celebrazione della Settimana Santa in un modo molto particolare in una Pasqua Giovanile. È stato da lì che il mio rapporto con Cristo ha iniziato un cammino di vicinanza e di intimità reciproca, che vivo ancora oggi. Quel rapporto con Lui mi portò a molti gesti di generosità tipici di un adolescente appassionato, come l’insegnamento del catechismo in alcuni quartieri della mia città, le visite ad una casa di riposo, al carcere minorile, e in quel momento iniziai un rapporto che avrebbe segnato tutta la mia vita, quello con i bambini di strada.

Quando feci 18 anni pensai di ampliare la mia generosità verso Gesù: avevo l’intenzione di regalargli un anno della mia vita e cercai di farlo come volontario in un campo di missione salesiano, ed è così che arrivai alla Prelatura Mixepolitana ad Oaxaca, animata dai salesiani. Felice dell’incontro con Dio nella natura e con la gente semplice dei villaggi, pensai di prolungare l’anno... E perché non per tutta la vita? È così che avvenne il mio ingresso e partì il mio processo di formazione come salesiano.

Feci la mia prima professione il 16 agosto 1989 a Tlaquepaque, Stato di Jalisco, Messico.

E sono un Salesiano di Don Bosco, perché mi sento liberamente amato da Gesù e, con un grato desiderio di corrisponderGli, ho voluto seguirlo nello stile di Don Bosco. Nel mio cuore di pastore ci sono i bambini di strada e le missioni nei villaggi indigeni, come quelle esperienze che hanno segnato per sempre la mia donazione. Riconosco la gratuità e la misericordia di Dio nella mia povertà, lo ringrazio per il dono del carisma e della vocazione che mi permette di sentirmi amato come figlio e allo stesso tempo mi permette di amare come padre.

Cosa porta con sé dell’esperienza del Capitolo Generale 28°?

Un’obbedienza che non era nei miei piani! (ride).

È stata un’esperienza bellissima averlo vissuto a Valdocco; mi sembra che, con tutte le sue peculiarità, abbiamo vissuto un CG28 unico nel suo genere.

Mi rimane il chiaro desiderio di rendere presente Don Bosco oggi, nelle sue scelte, nel suo stile, nel suo dichiarato amore per i giovani, nella sua intenzione di portarli a Dio. Mi rimane la scelta dello stile carismatico di vivere la comunità, il servizio e la missione. Capisco che dobbiamo fare ancora meglio, e che non dobbiamo avere paura di innovare, di scoprire l’essenziale, ciò che non può mancare.

Mi sembra che il modo in cui abbiamo concluso sia un nuovo segno che dobbiamo discernere e imparare. Sono convinto che Dio continua a parlarci oggi e che ama i giovani.

In queste prime settimane, segnate per altro dalle restrizioni per Covid-19, cosa ha potuto vedere, conoscere, imparare del nuovo incarico? Cosa si aspetta per il futuro?

Dal 16 marzo mi trovo nella Casa Ispettoriale di MEG, a Guadalajara, perché le politiche di prevenzione dell’immigrazione non mi permettono ancora di raggiungere la Sede Centrale Salesiana. Ma questo non è stato un impedimento alla partecipazione alle sessioni ordinarie, così ho appreso delle funzioni assegnate a un Consigliere Regionale.

Anche a distanza ho già potuto fare alcune delle cose che ci si aspetta dal mio servizio, ho una comunicazione frequente con gli Ispettori della mia Regione, e sto approfittando del tempo per praticare l’italiano e l’inglese.

In futuro spero che si possano trovare nuovi modi per accompagnare e incoraggiare il servizio dei miei confratelli nella regione. Mi sembra che vi siano le opportune prospettive per rinnovare il significato della presenza di una comunità salesiana e chiedo allo Spirito Santo di aiutarci a individuare le vie migliori.

Tra sei anni, cosa sogna per la sua Regione?

Penso ad una Regione che abbia saputo fare passi avanti nella definizione della sua identità carismatica, e spero che cresceremo nella nostra vicinanza ai giovani, nel nostro coinvolgimento congiunto come salesiani e laici, e nelle nuove vocazioni del carisma.

InfoANS

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