Palestina – Le attività dei salesiani in Terra Santa: il forno di Betlemme e la cantina di Cremisan
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24 Agosto 2020

(ANS – Betlemme) - Tra le attività dei salesiani in terra Santa che hanno ricevuto più visibilità negli ultimi anni e che hanno consentito ai salesiani di autosostenersi in Terra Santa ci sono il forno di Betlemme e la cantina di Cremisan.

“Io lavoro qui da più di 20 anni - spiega Ibrahim, che coordina l’attività del forno - Qui lavoriamo in cinque, e produciamo 15 tipi di pane a rotazione durante la settimana. Vendiamo il pane soltanto alla clientela locale, non lavoriamo per altri negozi - sottolinea - e ci sono cento famiglie bisognose che vengono e prendono pane per tutto il mese senza pagare, grazie a un sistema di tessere e bollini. In tutto distribuiamo circa 3mila pani al giorno, utilizzando farina di alta qualità e per prodotti tradizionali, alcuni dei quali vengono prodotti in questa zona da più di 100 anni: utilizziamo soltanto farina, acqua, sale e lievito, senza altri ingredienti aggiunti”.

L’attività è stata fondata più di un secolo fa, inizialmente per servire più di 100 orfani e religiosi che risiedevano nella casa salesiana, e da allora si è aperta al territorio. “Il nostro - conclude Ibrahim - è il primo forno di Betlemme: durante il coprifuoco dell’Intifada è stato l'unico aperto a Betlemme, e per garantire il servizio il personale dormiva dentro al panificio. I nostri prezzi sono più bassi rispetto alla media della zona: lo facciamo - conclude Ibrahim - per aiutare tutte le famiglie”. Sempre a Betlemme è attiva la scuola e un oratorio aperto ai bambini della zona, con attività sia per i cristiani sia per i musulmani.

Quanto alla cantina di Cremisan, si trova a pochi chilometri di distanza da Betlemme e risale al 1885, quindi a prima dell'arrivo dei salesiani, che l’hanno rilevata all’inizio per la produzione di vino per le messe. Fino al 2000 è stata una delle quattro cantine presenti in tutto il territorio di Israele: dal quel momento in poi è rimasta una delle quattro attività di questo tipo della Palestina, mentre ne sono sorte 100 in Israele.

”Dal 2000 al 2010 la cantina ha vissuto un momento critico - spiega don Alejandro - a causa del fatto che il mercato mondiale è cambiato con l’aumento di produzione di massa e bassi costi su scala internazionale. Ma dal 2010 abbiamo investito sul rilancio di questa attività, coinvolgendo anche enologi di fama internazionale, sia nella produzione dell’uva, sia  nell'elaborazione del vino, sia nel marketing. Dopo costanti sperimentazioni che durano da 10 anni, oggi produciamo quattro varietà di vini ‘top’, due bianchi e due rossi, e quattro di base. Oltre alla crema di limoncello, al brandy e a una variante dolce, il ‘Port’, e ad alcune edizioni speciali”.

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