Italia – Un accurato restauro fa conoscere Don Bosco in “una nuova veste”
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17 Febbraio 2021

(ANS – Orta San Giulio) – In occasione dell’apertura del Museo “Casa Don Bosco” a Torino-Valdocco, il Laboratorio di Restauro dei Tessili Antichi dell’abbazia “Mater Ecclesiae” delle suore benedettine di Isola San Giulio – comune di Orta San Giulio, Provincia di Novara, Piemonte – ha restaurato alcune vesti e accessori appartenuti a Don Bosco. “La bella coincidenza della festa di Don Bosco con quella di San Giulio (entrambi celebrati il 31 gennaio, NdR) e la comunione con la realtà salesiana della nostra diocesi, ci rendono cara la figura del santo sacerdote Giovanni Bosco” hanno spiegato le religiose.

Don Bosco si prodigava così tanto per i suoi giovani e così poco aveva pensiero per sé che in almeno due occasioni gli capitò di ritrovarsi sorpreso da forti acquazzoni, completamente zuppo e senza ricambi, così da doversi accontentare di abiti un po’ stravaganti o troppo corti per lui. Eppure, non bisogna fraintendere: pur vivendo in una grande povertà, Don Bosco non mancava di vestire degnamente gli abiti sacerdotali dell’epoca. Anzi, lui stesso fabbricava gli abiti per sé e per i suoi giovani, passando varie nottate a fare il sarto e il ciabattino.

Ora, alcuni di quegli abiti da lui indossati sono stati restaurati dalle suore benedettine di Isola San Giulio, la cui comunità sorge su una pittoresca, piccola isola all’interno del Lago d’Orta. Si tratta, nello specifico, di:

- una talare, con 32 bottoni sul davanti e tre per manica. Priva della tipica apertura a tassello sul colletto, contiene ricamate all’interno le iniziali del nome del santo.

- un pesante cappotto in panno di lana, molto utile negli inverni piemontesi, dotato di pellegrina, la mantellina che copre le spalle. Anche all’interno del cappotto è presente un ricamo, che riporta “D. Bosco”.

- il tricorno, il copricapo tipico dei sacerdoti o chierici dell’epoca. Foderato internamente, ha anch’esso ricamate le iniziale del nome di Don Bosco.

- i saturni, il copricapo utilizzato dai sacerdoti per i lunghi viaggi. Ne sono stati restaurati due, entrambi di felpa a pelo lungo, ma uno a tese aperte, l’altro a falde laterali ripiegate. Anche qui vi sono i riferimenti dell’appartenenza a Don Bosco.

- la sciarpa fatta ai ferri, probabilmente da Mamma Margherita, e i guanti di lana. I numerosi rammendi testimoniano il grande uso che ne fece il santo, oltre che la sua sobrietà.

Tutti questi capi, autentiche reliquie, sono stati curati con grande attenzione dalle suore, le quali dapprima hanno disinfestato, attraverso sofisticati strumenti, i capi dalle tarme. Quindi hanno studiato al microscopio ogni centimetro dei capi per assicurarsi di aver completamente debellato le tarme. Infine, hanno proceduto alle fasi di accurata pulizia e di consolidamento ad ago dei tessuti; ad esempio, sono stati richiusi i buchi delle tarme e sono stati riparati i bordi degli abiti rovinati.

L’intero processo, durato diverse settimane, è stato condotto facendo attenzione a salvaguardare l’estetica propria dell’epoca degli oggetti.

Con parole degne di chi condivide appieno lo spirito salesiano, le suore benedettine si sono dette liete di aver potuto realizzare un simile incarico, e concludono guardando con speranza all’intercessione di Don Bosco: “A lui affidiamo i nostri cammini, e accogliamo ancora oggi l’invito che faceva ai suoi ragazzi in tempo di peste: affidarsi in tutto alla Divina Provvidenza e alla Vergine Maria Ausiliatrice”.

Sul sito del monastero di Isola San Giulio è disponibile un video che presenta i capi del santo e il lavoro svolto.

InfoANS

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