Etiopia – Un anno di guerra nel nord del Paese: sette milioni di persone necessitano aiuto per vivere

05 Novembre 2021

(ANS – Addis Abeba) – Il conflitto armato nella regione del Tigray tra l’esercito etiope e il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF) ha compiuto un anno, nel bel mezzo di una profonda crisi umanitaria. I bombardamenti nella zona nelle ultime due settimane hanno accresciuto il numero di morti civili e isolato ulteriormente la zona, dove più di 400.000 persone soffrono la fame. I 17 missionari salesiani distribuiti nelle quattro presenze nella zona – a Macallè, Adigrat, Shire e Adua – stanno bene, anche se con poche comunicazioni con l’esterno, e continuano ad aiutare la popolazione con i pochi mezzi a loro disposizione.

“Sette milioni di persone hanno bisogno di aiuto per sopravvivere nel nord del Paese, nel Tigray, Amhara e Afar”. Questo è il grido disperato dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ad un anno dall’avvio degli scontri. Si calcola che finora il conflitto abbia causato migliaia di morti, due milioni di sfollati interni e più di 100mila rifugiati in Sudan.

La malnutrizione acuta aumenta ogni giorno, e non solo tra i bambini. Quasi la metà delle donne incinte e in allattamento soffrono di malnutrizione acuta a causa della mancanza di assistenza sanitaria dovuta al gran numero di ospedali distrutti. Secondo l’ONU, la carestia generata dall’impossibilità di curare i raccolti potrebbe uccidere 100mila bambini nei prossimi mesi, quando tre persone su quattro non avranno accesso al cibo.

Anche le organizzazioni internazionali sono ostacolate nel loro lavoro. La maggior parte è interdetta dall’entrare nelle zone di conflitto; altre hanno visto i loro membri espulsi e altre ancora hanno lasciato il Paese per l’insicurezza diffusa.

La mancanza di carburante è un altro problema per il trasporto degli aiuti di emergenza nella regione del Tigray, e infatti solo una parte degli aiuti è arrivata a destinazione; e con la chiusura delle banche e la mancanza di denaro, la popolazione non ha accesso ai prodotti di base per i consumi quotidiani.

I salesiani continuano ad accompagnare la popolazione e a distribuire gli aiuti che ricevono a goccia a goccia dalla capitale del Paese in mezzo a una “situazione disperata e critica”. Complessivamente, stanno aiutando circa 8.000 famiglie, prestando attenzione specialmente alle madri e ai bambini denutriti. Le ultime notizie dai salesiani di Addis Abeba riportano che i loro confratelli nelle zone di conflitto stanno bene, nonostante l’aggravarsi della situazione nelle ultime settimane con i bombardamenti nel capoluogo regionale, Macallé, e ad Adua, dove si è registrata la morte di alcuni civili, per lo più minorenni.

“I bisogni alimentari aumentano ogni giorno e ogni aiuto che arriva salverà la vita di molte persone malnutrite e affamate. Siamo grati per la solidarietà ricevuta dagli ambienti salesiani di tutto il mondo, con la speranza e la preghiera che la pace possa finalmente prevalere”, affermano i Figli di Don Bosco.

Il conflitto armato, ora al suo primo anno, rischia di estendersi ad altre parti del Paese e complica la sopravvivenza di sette milioni di abitanti. Le organizzazioni internazionali chiedono la cessazione delle ostilità per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione del Tigray, poiché il 90% degli abitanti rimasti nella zona si trova in una situazione critica.

In un simile scenario “Misiones Salesianas”, la Procura Missionaria salesiana di Madrid, rilancia la sua campagna “Emergenza Etiopia”, per fornire alla popolazione gli aiuti essenziali attraverso i canali salesiani.

Fonte: Misiones Salesianas

InfoANS

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