RMG – “Il linguaggio dell’arte, un nuovo modo di comunicare”: il quinto articolo di don Gildasio Mendes della serie “San Francesco di Sales Comunicatore. Pellegrinaggio interiore, saggezza nell’arte di comunicare”
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24 Maggio 2022

(ANS – Roma) – Oggi, 24 maggio, giorno della Festa di Maria Ausiliatrice, viene offerto ai lettori di ANS il quinto dei sei articoli scritti da don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, sul tema: “San Francesco di Sales Comunicatore. Pellegrinaggio interiore, saggezza nell’arte di comunicare”.

Il linguaggio dell’arte, un nuovo modo di comunicare

Francesco aveva una formazione profondamente umanistica e ha vissuto in un ambiente accademico che portava tutta la vitalità e la fecondità culturale del Rinascimento. Francesco ha studiato il latino e il greco. Attraverso la conoscenza della letteratura sviluppa e crea un linguaggio proprio, uno stile di scrivere semplice, pratico e affettuoso. Nel Rinascimento l’arte ha un grande impulso e influsso nel tessuto della cultura. Ispirata all’arte dell’antichità, il Rinascimento è un campo fertile per la crescita di nuove idee e progetti.

Attraverso le sue capacità e l'interesse personale, Francesco di Sales ha potuto apprezzare la letteratura, la poesia, la pittura e la musica, esprimendo così la sua grande sensibilità artistica e integrando la bellezza, la disciplina e il significato dell'arte nella sua formazione culturale e spirituale.

Francesco vive l’esperienza artistica all’interno della sua spiritualità. Lui manifesta in alcuni passaggi dei suoi scritti come era attirato verso la pittura, la letteratura, la musica e la poesia. Non si tratta semplicemente di un gusto accademico o culturale. L’arte tocca il suo modo di pensare, sentire, pregare e scrivere.

Morand Wirth afferma a questo riguardo:

“Le immagini prese dagli artisti gli servivano prima di tutto per illustrare i suoi obiettivi; tuttavia, si percepisce in Francesco di Sales un reale apprezzamento per la bellezza dell’opera d’arte, in quanto tale, e nel contempo la capacità di comunicare le sue emozioni ai lettori. Dirà, per esempio, che «la simmetria di uno splendido quadro non può sopportare l’aggiunta di nuovi colori» (C 152) e che «nelle tele e negli affreschi che rappresentano un gran numero di personaggi in un piccolo spazio, rimane sempre qualche cosa da vedere e da notare, ombre, profili, raccorciamenti, torsioni» (S II 33). Di più, la pittura non sarebbe forse un’arte divina? La parola di Dio non si situa soltanto sul piano dell’udire, ma anche su quello del vedere e della contemplazione estetica: Dio è il pittore, la nostra fede è la pittura, i colori sono la parola di Dio, il pennello è la Chiesa (C 145)”.

Francesco di Sales amava pure il canto e la musica e sottolineava l’importanza della bella musica nella liturgia per favorire la preghiera personale e liturgica.  Osserva Wirth:

“Si sa che faceva cantare delle lodi durante le ore di catechismo, ma ci piacerebbe conoscere che cosa si cantava nella sua cattedrale. Scriveva in una lettera all’indomani di una cerimonia nella quale si era cantato un testo del Cantico dei cantici: «Ah, come venne cantato bene tutto questo, ieri, nella nostra chiesa e nel mio cuore!» (L IV 269).

Come scrittore, un artista della parola, San Francesco sperimenta la bellezza artistica attraverso le lettere, la liturgia, la musica e la poesia. Francesco scrive anche alcuni poemi religiosi. Nel 1598 scrive un poema sulla Trasfigurazione.

 

Abbiam visto, Signor, questa faccia sì chiara

Infinite volte più chiara del sol lucente

Quando in pieno giorno più forte rischiara

E l’universo guarda qual occhio splendente.

 

Ma, se tale è il corpo, quanto più brillante

La gloria del cuor tuo, cuor meraviglioso

D’una felicità ricolmo, grande e abbondante,

Che, dal suo primo nascer, il rese glorioso.

 

Cuore si pieno di splendore che fuori spande

Sopra i suoi stessi abiti brillar fa sì veder

Tan radiosi e bianchi, che neve sì lucente

Mostrar ai nostri occhi il ciel non ha poter.

 

Oh! chi dubiterà allora, ch’egli irraggi ancora

Sopra il suo servitore d’umiltà vestito 

Che tra i mondan travagli ognor l’onora

Rimane a lui congiunto come suo vestito?

 

Orsù! voi che ammirate di qual immensa gloria

Cinto è il capo del vostro Dio e di felicità cotanto

Sappiate che il caro prezzo di tanta gloria

Può esser pagato dall’umiltà soltanto (O I 106-107).

 

Applicando la sua visione dell’arte alla spiritualità, San Francesco apre un cammino in cui, attraverso la costruzione dello scritto, nella scelta delle parole con i loro significati, colori e suoni, mettendo in relazione le parole con i loro simboli, va sviluppando le competenze linguistiche che collegano le emozioni alle parole.

Inoltre, Francesco di Sales è un grande narratore! Come sappiamo, la narrativa è un modo di comunicare caratterizzato dal raccontare cose ed esperienze attraverso lettere, storie, letteratura, racconti, usando immagini, metafore, elementi mitici, religiosi e culturali per comunicare un messaggio.

La narrazione privilegia un linguaggio semplice e umano, tocca profondamente gli aspetti immaginativi, cognitivi e affettivi, favorendo nel lettore che legge coinvolgimento nella trama e nella storia narrata.

A differenza di un testo concettuale, che dipende da formulazioni con premesse e conclusioni logiche, la narrazione segue un linguaggio più informale, figurativo e simbolico, facendo sì che la persona possa farse   coinvolgere e partecipare, a partire dalla sua esperienza e formazione, a ciò che viene comunicato.

San Francesco, nell’accompagnamento spirituale, certamente sapeva utilizzare l’arte dell’ascolto a partire dalla narrativa della persona, dalla sua esperienza di Dio.

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