Italia – Oltre 90 aziende aderiscono alle proposte del CNOS-FAP del “Manifesto del lavoro buono - Pensare con le mani”

22 Giugno 2022
Foto: CNOS FAP

(ANS – Roma) – È stato presentato ieri, martedì 21 giugno a Roma, presso Palazzo Giustiniani, sede della Presidenza del Senato, “il Manifesto del lavoro buono - Pensare con le mani” promosso dalle organizzazioni Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione Aggiornamento Professionale (CNOS-FAP) ed ELIS (Educazione, Lavoro, Istruzione e Sport) per ribadire la centralità del lavoro manuale in tutte le sue declinazioni.

Si tratta di un documento puntuale che riporta in primo piano la maestria manuale che accomuna mestieri molto diversi: il chirurgo come il tecnico specializzato, il restauratore come il potatore. Abilità e competenze necessarie alle tre F dell’eccellenza del Made in Italy: Food, Fashion, Factory, molto apprezzato dalle aziende presenti all’incontro in rappresentanza del mondo produttivo.

“Occorre convincersi che è imprescindibile formare e far conoscere, senza discriminazioni culturali, le potenzialità occupazionali e di soddisfazione personale che derivano dal lavoro sapiente della mani – ha sottolineato don Fabrizio Bonalume Direttore Generale CNOS-FAP – un valore inesauribile che è una ricchezza sociale ed economica.”

Ha rafforzato il concetto Pierluigi Bartolomei Direttore Generale di Elis: “Vanno finanziati corsi specializzati, tradizionali e pionieristici centrati sulla manualità, con effetto immediato. Il lavoro manuale è un lavoro buono! Di pari dignità rispetto a tutti gli altri mestieri. Vanno fatti emergere i talenti, bisogna poter parlare con le opere e dimostrare ai giovani e alle istituzioni, quanto questi lavori siano cardine della nostra società.”

In apertura del dibattito la senatrice Paola Binetti ha ribadito il valore dell’incontro da lei fortemente caldeggiato e i suoi obiettivi: “I giovani possono e devono essere protagonisti del processo di trasformazione del mondo del lavoro. Tocca a loro cambiare le cose e mostrare di essere capaci di farlo. Ma per questo hanno bisogno di un nuovo modello di formazione. Una formazione che crei nuove modalità in cui il sapere e il saper fare dialogano con la testa e con le mani, per riuscire a confezionare prodotti nuovi, non solo per disegno e funzionalità, ma soprattutto perché tecnologicamente pronti a risolvere problemi vecchi e nuovi. C’è uno strano paradosso nel nostro Paese: le nuove generazioni sono, da un lato, sollecitate a farsi carico della transizione, ecologica e tecnologica, cui non possiamo sottrarci, grazie anche ai forti investimenti del PNRR, ma dall’altro sono intrappolati nella pseudo soluzione di un reddito di cittadinanza che li rende prigionieri di un futuro che non sarà mai all'altezza dei loro sogni.”

Il Manifesto, redatto dal prof. Dario Nicoli del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Brescia, scaturisce da una concreta analisi dei numeri, oltre ad una lettura socioeconomica del Paese Italia: gli ultimi dati Excelsior dell’Osservatorio di Unioncamere e ANPAL sull’attuale e futuribile ricerca di figure professionali sono allarmanti: quasi una posizione su due non trova un lavoratore corrispondente. Le ragioni vanno dalla mancanza di candidati alla mancanza di preparazione adeguata a ricoprire il ruolo.

È la prima volta, inoltre, che realtà diverse del mondo cattolico trovano una così stretta affinità e condivisione di obiettivi: la formazione è il valore strategico più rilevante per lo sviluppo dell’Italia. La situazione è emergenziale.

Oggi viviamo le conseguenze negative della denigrazione del lavoro manuale, nonostante questo sia felicità. C’è una voglia di fondo di sfuggire all’alienazione dell’astrattismo professionale, c’è bisogno di pensare di saper fare e concretizzare la propria maestria – racconta il professor Nicoli –. Dall’altra parte c’è il grido di dolore delle imprese che non trovano lavoratori e posti qualificati che restano orfani per manchevolezze del sistema. La formazione professionale è in cronica crisi finanziaria e l’Italia è in cronica crisi occupazionale. È una plateale assurdità!”

Giorgio Vittadini, docente di Statistica alla Bicocca di Milano, presente all’incontro, pone l’accento su un altro aspetto. “Quello che si vuole portare alla luce è il fatto che oggi il valore del lavoratore non è legato all’uomo come risorsa, ma è usato solo a pezzi: la visione contemporanea del lavoro anche nell’innovazione tecnologia invece non può prescindere dall’interezza e dall’apporto che si può dare attraverso la personalità di ognuno, la capacità relazionale e il muoversi con ideali. Questo è un contributo che pone le basi di sviluppo economico e occupazionale.”

Il Manifesto propone in sintesi, cinque punti per invertire la rotta causata da decenni di svalutazione:

–     orientamento, che è anche consapevolezza;

–     educazione al lavoro attraverso una politica di rilanci dei percorsi formativi che allinei l’Italia all’Europa;

–     politiche del lavoro con borse lavoro, ma anche con iniziative che osino innovare come contratti ad hoc per la successione d’impresa;

–     il rilancio del lavoro artigianale;

–     e la tutela del lavoro manuale che non può prescindere da una revisione dei contratti di lavoro che valorizzi anche economicamente la retribuzione del lavoro manuale.

La concretezza e la necessità di tante figure professionali introvabili ha fatto sì che, in poche settimane, il documento sia stato sottoscritto da oltre 90 aziende.

Queste le parole dell’Amministratore Delegato di “Autostrade per l’Italia” intervenuto all’incontro: “Il lavoro manuale è una leva irrinunciabile per le sfide che ci attendono: in quest’ottica, le imprese devono fare sistema con le scuole per orientare la vocazione dei giovani – ha dichiarato –. Nell’ambito del progetto Autostrade del sapere abbiamo creato delle Academy per formare competenze tecnico-professionali nel campo delle manutenzioni e delle costruzioni. Inoltre stiamo dialogando con il sistema degli Istituti Tecnici Superiori per un futuro che veda profili sempre più rispondenti alle esigenze del nostro settore. Tra le diverse competenze, il lavoro manuale continuerà a rivestire un ruolo primario nell’ambito delle nostre attività. È tempo che le aziende si alleino per mettere insieme fabbisogni, strumenti e programmi di azione: le sfide che ci attendono investono la capacità di individuare e coltivare le competenze del futuro nel breve, medio e lungo periodo”.

Queste le voci, questo il programma per il lavoro buono, sottoposto ai Ministri che sono intervenuti all’incontro, Andrea Orlando, per le implicazioni in materia di Lavoro e, Patrizio Bianchi, per le competenze sull’Istruzione.

Il Manifesto è disponibile in versione integrale a fondo pagina.

UFFICIO STAMPA CNOS-FAP – NAZIONALE

 

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