Camerun – I detenuti del carcere di Ebolowa imparano come fare il sapone liquido grazie a Don Bosco e ai salesiani

05 Settembre 2022

(ANS – Ebolowa) – Il salesiano Artur Bartol, di origine polacca, da diversi anni lavora come missionario in Camerun: si occupa del lavoro pastorale alla guida di una parrocchia, dello sviluppo di progetti sociali, dell’educazione di bambini e dei giovani, ed è anche cappellano del carcere della città di Ebolowa. Lì i detenuti vivono in condizioni di sovraffollamento, hanno molte necessità e ricevono poco cibo e poca attenzione dalle autorità. Invece, l’accompagnamento e l’aiuto sono i tratti distintivi del carisma salesiano, ereditati dallo stesso Don Bosco, che li adoperava con i detenuti del carcere “La Generala” di Torino. Don Bartol, da parte sua, ha insegnato ai detenuti come fare il sapone liquido, in modo che possano imparare a guadagnarsi da vivere quando potranno tornare in libertà.

Condannati per vari reati e crimini, che vanno dalla rapina all’omicidio, i detenuti all’interno della prigione vivono in condizioni molto difficili. Per questo motivo, qualsiasi gesto o attività diversa dalla loro routine è per loro un incoraggiamento, e ne sono grati. I salesiani che vanno in carcere non li giudicano per il loro passato; piuttosto, li accompagnano nel presente e verso il futuro, li aiutano e mostrano loro la bellezza del Vangelo.

Perché possano guadagnarsi da vivere onestamente una volta usciti dal carcere, don Bartol ha insegnato loro l’arte della saponificazione: dapprima ha insegnato loro come realizzare il sapone in polvere e poi quello liquido. “È così che aiutiamo i prigionieri. Imparano a fare il sapone in modo che, dopo aver scontato la pena, possano produrlo per la vendita e guadagnarsi da vivere con dignità”, spiega il salesiano.

Nelle carceri del Camerun, come in molte altre carceri africane, i detenuti vivono insieme indipendentemente dai loro reati, dalle loro condanne o dalla loro età, in numero ben superiore a quelli per cui le strutture sono concepite. Tali condizioni di sovraffollamento, caldo e scarsità d’acqua e di cibo, rendono la vita dei reclusi molto difficile e inoltre favoriscono l’insorgere e la diffusione di molte malattie.

Don Bartol, conoscendo tutto questo, ha cercato sin dall’inizio, non solo di accompagnare i detenuti, ma anche di aiutarli. Con il suo atteggiamento, si è guadagnato la loro fiducia e non è stato difficile iniziare le attività con loro.

“Abbiamo organizzato non solo corsi per la produzione di saponi, ma anche per imparare a leggere e scrivere, perché non tutti erano in grado di farlo. E nei periodi di vacanze o nei giorni festivi abbiamo messo in piedi anche dei tornei sportivi” racconta il missionario polacco.

Per il progetto di produzione del sapone don Bartol ha chiesto aiuto ad un professionista del settore per organizzare un corso completo all’interno della prigione. Hanno prima spiegato ai detenuti la parte teorica e poi hanno realizzato un laboratorio con la parte pratica. Ai prigionieri sono dati dei quaderni in cui annotare le proporzioni e quanti misurini o tappi erano necessari per fare il sapone; d’altra parte, non c'era la possibilità di fare altrimenti, dato che nessuno aveva una bilancia per misurarne il peso.

I prodotti finiti vengono confezionati in contenitori e venduti con degli adesivi che riportano: “Sapone prodotto nel carcere di Ebolowa sotto la direzione di Don Bosco". In questo modo, è possibile acquistare nuovo materiale e nuovi prodotti chimici con cui proseguire la produzione. Alla fine, si tratta di un progetto semplice, ma molto concreto per i detenuti, che viene ripagato con la soddisfazione di vederli attivi oggi e protesi verso un futuro di vera libertà domani.

Fonte: Misiones Salesianas

InfoANS

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