Italia – Da Kabul a Roma, viaggio senza ritorno: il futuro di Negin è la laurea

10 Gennaio 2023
Foto ©: Corriere della Sera - Buone Notizie

(ANS – Roma) – Negin è una giovane ragazza afghana che nel 2021 è fuggita dal suo Paese, insieme alla famiglia, per poter avere il diritto di sognare un domani diverso, in cui possa essere protagonista delle sue scelte. Ora vive in Italia, accolta da una rete solidale e dai salesiani; studia grazie ad una borsa di studio per i rifugiati e ha iniziato una nuova vita con la famiglia. “Qui siamo liberi”, afferma.

Negin A. ricorda bene quella mattina di quindici mesi fa a Kabul, a casa sua: “Era un giorno come un altro, da settimane tutti ci interrogavamo: ‘Entrano o non entrano?’. Ma nessuno voleva pensare al peggio, anche se dopo la conquista di Herat avevamo pianto. Poi, a partire dalle 11 di quella mattina di metà agosto del 2021 ci siamo ritrovati con i talebani di nuovo sotto casa, all’università, negli uffici, nelle strade. Ovunque…”.

Da quel giorno per l’allora 19enne studentessa di informatica è iniziato un viaggio verso l’ignoto durato più di un anno. Una vita azzerata, quella di Negin, che ora, a migliaia di chilometri di distanza, tenta di ricostruire assieme alla madre Razia, cacciata dal suo posto di giornalista a ‘Tanandon Tv’, al padre Reza, architetto, licenziato dal Ministero delle Infrastrutture, al fratello Moahmmad Eshan e alla sorellina Mathab. Negin ora sorride e dice di avere fiducia nel futuro, stringendo forte la mano di don Pejo, un salesiano forte come una roccia dei Balcani che, grazie alla generosità della sua comunità, la ospita insieme con tutta la famiglia alle porte di Roma. “Il viaggio è stato lungo, prima in autobus fino a Herat, poi in auto verso il confine con l’Iran e infine nella città iraniana di Qom, dove abbiamo atteso il visto per l’Italia”.

La fuga da Kabul della famiglia di Negin è stata resa possibile grazie ai loro risparmi e ad una incredibile, quanto discreta, rete di solidarietà coordinata da una giornalista italiana, Maria Grazia Mazzola, e da “Salesiani per il Sociale” che in questi mesi hanno portato a buon fine il trasferimento in Italia di una settantina di cittadini afghani perseguitati dai talebani.

Questa famiglia hazara fuggita da Kabul ha trovato, grazie anche ai salesiani, la forza per ricominciare a ricucire la tela di una vita lacerata dall’odio e dalla violenza. Qui Negin ha potuto anche riprendere il suo percorso di studi: “Prima di partire da Kabul – racconta – ho implorato un impiegato della mia università di consegnarmi la scheda con gli esami che avevo sostenuto”. E ora, con quel pezzo di carta preziosissimo, la studentessa che frequentava Informatica a Kabul ha potuto chiedere di accedere alle borse di studio che l’università LUISS riserva ai rifugiati. E a febbraio ha già un appuntamento con il primo esame alla facoltà di Economia in inglese. “Le ultime immagini dell’Afghanistan sono quelle dei talebani che ti controllano all’ingresso dell’Università per vedere se nascondi un paio di jeans nella borsa. Loro le donne le trattano così: non devono studiare, non devono lavorare, non devono indossare i pantaloni, devono sempre essere accompagnate da un uomo in certi luoghi…”, chiosa la studentessa.

Guardando al suo futuro, la studentessa di Kabul ha chiari i suoi obiettivi: “La laurea è il traguardo più importante. Ma spero anche che i miei genitori trovino presto un lavoro perché non si può vivere dignitosamente senza”. Poi, torna con il pensiero agli ultimi mesi trascorsi a Kabul e il suo sorriso mostra un’incrinatura: “Certo che quella non era una vita normale. Ma era pur sempre il mio Paese, lì c’era la nostra casa, c’erano i nostri amici. Poi quasi tutti sono andati via, lasciandosi alle spalle una vita intera. Come noi…”.

Fonte: Corriere della Sera – Buone Notizie

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