Etiopia – Ancora molte sfide per la popolazione del Tigray. L’aggiornamento del Superiore di AET

07 Febbraio 2023

(ANS – Addis Abeba) – In occasione della festa di Don Bosco, e a motivo della lenta, ma progressiva attuazione dell’accordo di cessazione permanente delle ostilità nella Regione del Tigray, in Etiopia, il Superiore della Visitatoria “Maria Kidane Meheret” di Africa Etiopia-Eritrea (AET), don Hailemariam Medhin Tesfay, ha diffuso un comunicato per aggiornare sulla situazione in quella regione.

“Mentre l’Etiopia stava cercava di riprendersi dagli effetti della siccità, di Covid-19 e di altri problemi, nel novembre 2020 è iniziata una guerra su larga scala tra il Governo Generale dell’Etiopia e la Regione del Tigray. La guerra prolungata ha raggiunto anche parti delle Regioni di Amhara e Afar. Su quante persone sono morte - soldati direttamente coinvolti nella guerra e civili uccisi direttamente dai soldati - non abbiamo ancora le cifre. Quante persone sono state ferite? Quante persone sono state sfollate? È triste e davvero preoccupante avere questa situazione nel ventunesimo secolo” esordisce il Superiore salesiano.

Dal momento in cui il Governo Federale ha lasciato il Tigray, a giugno 2021, nella Regione sono mancati i servizi di base: comunicazioni (telefono o internet), trasporti (via terra o via aerea), elettricità, banche… I rifornimenti sono iniziati a scarseggiare e i prezzi di qualsiasi bene sono schizzati, rendendo i prodotti inaccessibili, a causa dell’indisponibilità di contanti.

Le organizzazioni umanitarie potevano effettuare solo movimenti limitati per raggiungere le persone bisognose, e complessivamente è stato possibile far arrivare sul campo solo il 15% circa degli aiuti necessari.

Con una limitata finestra aperta di dialogo e collaborazione con le organizzazioni umanitarie, i salesiani del centro della Visitatoria, da Addis Abeba, hanno cercato di raggiungere le comunità presenti nel Tigray (a Makalle, Adigrat, Adwa e Shire) e attraverso di esse di aiutare a sostenere i bisogni umanitari nei luoghi in quei luoghi.

“Ci siamo rivolti al Programma Alimentare Mondiale (PAM), che ci ha facilitato il disbrigo delle pratiche burocratiche e ci ha offerto il trasporto gratuito di generi alimentari e non fino a Makalle – prosegue il comunicato –. Grazie alla loro assistenza siamo riusciti a inviare, con cinque spedizioni, cibo e prodotti non alimentari, oltre a materiale sanitario. Una volta che gli aiuti sono arrivati a Makalle, la distribuzione interna è stata una sfida (per la mancanza di carburante, di denaro per lo scarico e il carico, per i trasporti…), ma grazie alla collaborazione di persone e organizzazioni di buona volontà sul posto (PAM, Catholic Relief Service, Ufficio diocesano cattolico, Suore Figlie della Carità, Suore di Madre Teresa, Suore Orsoline, Suore di Sant’Anna, Maestre Pie Filippini, clero locale, ... ecc), gli aiuti sono arrivati a destinazione alle persone bisognose”.

“Siamo grati a tutti voi per il vostro sostegno. Tutto questo non sarebbe diventato realtà se non fosse stato per il vostro aiuto. Tutti i fondi provengono dalla vostra generosità. Siamo grati anche al personale dell’Ufficio ispettoriale di Pianificazione e Sviluppo e agli altri collaboratori che hanno fatto più del dovuto per raggiungere le persone bisognose” aggiunge ancora il Superiore di AET, che non manca di citare espressamente tra i benefattori organizzazioni e individui del Don Bosco Network.

“Finora abbiamo raggiunto oltre 100mila persone con gli aiuti” dichiara don Medhin Tesfay.

La situazione va lentamente migliorando ora: sono tornate l’elettricità e le comunicazioni telefoniche, non si sentono più i rumori dei cannoni, degli aerei militari e dei droni e i tiri di artiglieria a lunga distanza. Sono ripresi, con limitazioni, i voli da Addis Abeba a Makalle e da Addis Abeba a Shire, e le banche sono state aperte, ma finora la gente non ha avuto accesso ai propri conti.

Dalla firma dell’accordo di cessazione permanente delle ostilità nella Regione del Tigray, avvenuta nello scorso novembre a Pretoria, dunque, ci sono stati senza dubbio dei passi avanti nel ritorno alla normalità della Regione, ma molto ancora resta da fare, anche in merito alla sicurezza generale e la protezione dei civili, il libero accesso degli aiuti umanitari, la facilitazione del ritorno e della reintegrazione degli sfollati interni (IDP) e dei rifugiati, il ripristino dei servizi essenziali, l’introduzione di un meccanismo di monitoraggio per segnalare eventuali violazioni.

“Attualmente è facile accedere alla possibilità di inviare di aiuti umanitari in Tigray, e come salesiani siamo pronti a continuare ad assistere la popolazione. La guerra è cessata, ma la gente ha ancora bisogno di beni di prima necessità, soprattutto cibo e materiale sanitario” conclude il Superiore di AET, che in coda al suo messaggio cita il Capitolo 25 del Vangelo di Matteo: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”.

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