Italia – Mons. Roberto Repole, Arcivesco di Torino, torna nella sua scuola: il liceo salesiano di Valsalice

10 Marzo 2023
Foto: Demarie

(ANS – Torino) – In occasione dei 150 anni di presenza della comunità salesiana di Torino-Valsalice, venerdì scorso, 3 marzo è tornato a far visita all’istituto uno dei suoi illustri exallievi, l’Arcivescovo della città di Don Bosco, mons. Roberto Repole. “Bentornato a Valsalice caro Vescovo Roberto” è stato il saluto proiettato sullo schermo del grande teatro dell’Istituto salesiano, gremito da oltre 250 studenti in rappresentanza dei 900 allievi del liceo e delle medie, con  insegnanti, genitori ed exallievi.

“Avremmo voluto partecipare tutti ma non ci stavamo”, ha precisato il Direttore, don Alessandro Borsello, che ha accolto mons. Repole, tornato nel “suo liceo”. L’occasione, come ha introdotto don Silvano Oni ripercorrendo la storia dell’Istituto, l’ha data il 150° anniversario della presenza a Valsalice dei salesiani: fu uno dei predecessori di mons. Repole, l’Arcivescovo Lorenzo Gastaldi, a chiedere a Don Bosco di aprire uno studentato in viale Thovez, e il Santo dei Giovani fu sepolto lì fino al 1929, quando cioè, a motivo della sua Beatificazione, l’urna con le sue spoglie fu trasferita nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

Cresciuto con la sua famiglia a Druento, come ha spiegato rispondendo alle numerose domande preparate dalla redazione de “Il Salice”, il giornale web dell’Istituto, mons. Repole è entrato in seminario a 11 anni e nella sua formazione scolastica giovanile i salesiani hanno avuto un ruolo importante: dopo il ginnasio a Valdocco ha conseguito la maturità classica nel 1986 proprio presso il liceo di Valsalice.

Commovente l’incontro con il suo insegnante di Filosofia e Storia, don Giovanni Fontana, che ha ringraziato: “Qui ho incontrato insegnanti che mi hanno ‘fatto i muscoli’, ho imparato un metodo di studio serio e rigoroso, elementi importanti anche per il lavoro intellettuale”, ha ricordato l’Arcivescovo rispondendo ai ragazzi che gli hanno chiesto cosa è rimasto del carisma salesiano nella sua formazione di prete e teologo, insegnante ed ora Arcivescovo. “Mi è rimasta l’attenzione alle persone più giovan,i anche perché ho passato molti anni ad insegnare e, come eredità salesiana, ho in mente alcuni professori, anche anziani, che avevano ancora il gusto di intrattenersi di spendere del tempo con noi allievi. Una testimonianza che poi ho cercato a mia volta di trasfondere con i miei studenti”.

Tante domande a 360° a cui l’illustre exallievo non si è sottratto: “Perché si è fatto prete?”, “Cosa ha pensato quando Papa Francesco l’ha nominato Arcivescovo?”, “Quali libri sono fondamentali da leggere per ragazzi come noi?”, “Quale musica ascolta?”. E ancora: “Cosa legge negli occhi dei giovani oggi e cosa è per lei più importante?”: “Leggo – ha risposto – tanta bellezza, l’attenzione al rispetto di tutti, ma anche paure perché per i giovani di oggi  è meno scontata la certezza di un affetto stabile. E noi adulti non vi dobbiamo schiacciare con le grandi attese che abbiamo su di voi. Ma innanzi tutto, come faceva Don Bosco dobbiamo amarvi e cercare di rispondere alle vostre domande di senso”.

Infine, la risposta centrale: “La cosa più importante per me? Non ho ancora trovato nulla nella mia vita che sia più bello del Cristianesimo”.

Al seguente link l’articolo sulla visita scritto dagli studenti della redazione de «Il Salice»

Marina Lomunno

Fonte: La Voce e Il Tempo

InfoANS

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