RMG – Elementi caratteristici della devozione mariana di Don Bosco
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20 Maggio 2023

(ANS - Roma) - Si può parlare di una “originalità” della devozione salesiana all’Ausiliatrice che, nel desiderio di entrare a pieno titolo nel movimento mariano di oggi, possa portarci a sottolineare e sviluppare alcuni aspetti caratteristici che emergono come distintivi di questa devozione?

Poniamo la domanda da un punto di vista molto pratico: la risposta servirà a mettere in luce gli aspetti del nostro rinnovamento a cui dare la preferenza.

Don Bosco è uno dei più grandi devoti di Maria della storia. La sua fu una devozione caratteristica, espressa a modo suo, ma inserita a pieno titolo nella realtà dei movimenti mariani più incisivi della Chiesa del suo tempo. Notiamo bene che Don Bosco si è inserito nella devozione all’Ausiliatrice: non l’ha ideata lui. Si è associato a un’antica tradizione specifica, ma ha saputo darle uno stile così singolare che da allora l’Ausiliatrice è stata chiamata familiarmente anche “la Madonna di Don Bosco!”

Soffermiamoci brevemente su alcuni elementi che sono stati fortemente sottolineati da Don Bosco e che contribuiscono a dare a questa devozione una fisionomia e uno stile caratteristici.

In primo luogo, la viva consapevolezza della presenza personale di Maria nella storia della salvezza porta nella devozione di Don Bosco, come abbiamo già visto, il continuo desiderio di stabilire un rapporto vivo con Lei (legando naturalmente Maria a Cristo, in un binomio inscindibile di salvezza: le due colonne dei suoi sogni!)

Ne consegue che questa devozione mariana si riferisce sempre direttamente alla “persona” della Madonna stessa con tutta la sua grandezza e i suoi titoli; non si esprime quindi mai in una forma di rivalità con altre devozioni, ma piuttosto in una forma di intensa convergenza e proiezione operativa, attraverso la quale ogni titolo e festa mariana viene amata e celebrata ponendo l’accento sull’aiuto che essa porta alla salvezza dell’uomo.

Questa consapevolezza della presenza personale di Maria Ausiliatrice è stata sentita positivamente da Don Bosco nella propria vita come un fatto oggettivo, un elemento fondamentale di tutta la sua vocazione, sia per quanto riguarda gli obiettivi e lo stile della sua missione apostolica, sia per la configurazione del proprio spirito evangelico.

Un altro elemento caratteristico si trova nei postulati dottrinali della devozione all’Ausiliatrice. Don Bosco li ha ripresi dagli autori più stimati, ma li ha scanditi e ampliati con particolare virilità teologica e concretezza pastorale. Essi chiariscono la vera natura della devozione e del culto di Maria “Ausiliatrice” e devono essere coltivati e approfonditi dai suoi devoti. Si riferiscono in particolare all’azione vittoriosa di Maria a favore della fede del popolo cristiano e in aiuto della Chiesa Cattolica guidata dal Papa e dai Vescovi.

“L’esigenza oggi universalmente sentita – scrive Don Bosco – di invocare Maria non è particolare, ma generale; non si tratta più solo di rendere più ferventi i tiepidi, di convertire i peccatori, di proteggere gli innocenti. Queste cose sono sempre utili, ovunque e per tutti. Ma è la Chiesa Cattolica stessa che è sotto attacco. È attaccata nelle sue funzioni, nelle sue sacre istituzioni, nella sua testa, nella sua dottrina e nella sua disciplina; è attaccata proprio come Chiesa Cattolica, come centro della verità e come maestra di tutti i fedeli”.

Questo aspetto caratteristico di “aiuto ecclesiale”, fonte per Don Bosco del titolo di Ausiliatrice, non sembra essere stato collegato ai titoli mariani da altri devoti o carismatici. Su queste nozioni dottrinali disponiamo naturalmente già di una letteratura propria abbastanza significativa, ma dopo gli sviluppi del Concilio Vaticano II si è reso necessario aggiungere altre e attuali riflessioni in linea con la rinnovata concezione del mistero della Chiesa.

Cominciamo col notare che Don Bosco aveva già aggiunto il titolo di “Ausiliatrice” a quello di “Madre della Chiesa” che abbiamo visto con gioia proclamato da Paolo VI alla fine del Vaticano II. Dobbiamo sottolineare che è proprio il senso vivo della Chiesa l’elemento più caratteristico della dottrina dell’Ausiliatrice.

Sarà di grande aiuto per il rilancio di questa devozione nel mondo attuale se sfrutteremo l’interesse con cui si sta sviluppando l’impressionante rapporto “Maria-Chiesa”.

Maria, infatti, è già ciò verso cui la Chiesa tende, è la sua profezia e il suo stimolo. Aiuta la Chiesa a realizzare il suo ruolo di “seconda Eva” in una maternità di verginità e di grazia. In questo modo “il mistero della Chiesa è visto attraverso l’immagine di Maria. Guardandola, si vede la Chiesa viva: i suoi occhi spiegano i suoi misteri”.

Anche uno scrittore non cattolico afferma che: “Si può dire che non si ha una visione corretta della Chiesa se non c’è spazio per Maria nella fede e nella pietà. Il rinnovamento della Chiesa è strettamente legato al rilancio di una sana devozione mariana. La perdita del senso della vocazione materna della Vergine Maria porta alla perdita del senso della Chiesa come ‘madre’”.

Il ruolo materno di Maria è al centro della sua relazione con la Chiesa: entrambe esistono e sono sante nella maternità, ed entrambe danno la vita nella verginità. Esiste quindi uno stretto legame tra “maternità” ed “evangelizzazione”, tra “Maria-Chiesa” e “azione apostolica”.

Tutto questo è significativo per la nostra spiritualità di oggi e ha conseguenze pratiche importanti. Perciò la devozione all’Ausiliatrice, animata da un vivo senso ecclesiale, sembra essere in Don Bosco foriera di una profetica scelta dottrinale che lega la “pietà mariana” al “senso ecclesiale” in una forma unica di reciproca inscindibilità e di crescita comune.

Una simile dottrina dell’Ausiliatrice implica, come necessaria conseguenza, un atteggiamento instancabile e coraggioso di impegno pratico che fu in Don Bosco uno degli aspetti caratteristici della sua devozione mariana: La Madonna della Consolazione, o de La Salette, o l’Immacolata Concezione, non avrebbero indicato un’adeguata esigenza pratica che caratterizzasse lui e i suoi numerosi seguaci (e in particolare la Famiglia Salesiana) con la stessa forza e la stessa fisionomia apostolica dell’Ausiliatrice.

Un impegno quindi specificamente definito dalla concreta situazione storica della vita cattolica. Don Bosco ha aperto la strada facendo della devozione all’Ausiliatrice una vera e propria dedizione alla Chiesa Cattolica, evitando sempre la tendenza a trasformarla in una bandiera dell’una o dell’altra parte: rivoluzione o anti-rivoluzione.

Per poter mantenere questo atteggiamento si è avvalso di un criterio tipicamente pratico di “attività materna”. Questo atteggiamento non è spinto da ideologie astratte, ma da necessità urgenti e vitali. Fa tutto il bene possibile, anche se non può raggiungere la migliore soluzione possibile, e presta più attenzione al delicato quadro della vita che all’elaborazione di grandi piani.

È significativo notare che non c’è posto per un’attività vitale simile (e quindi non c’è un parallelo con Maria) nelle ideologie sociali più famose, ad esempio nel marxismo, anche se hanno diverse analogie con le strutture ecclesiali. Il realismo pedagogico di Don Bosco esprimeva attraverso la sua devozione mariana un’autentica “mistica dell’azione” nel senso profondo di San Francesco di Sales, permanentemente legata a una potente (anche se talvolta nascosta) “ascesi dell’azione”.

Fonte: Don Egidio Viganò, La nostra devozione a Maria Ausiliatrice, in “Atti del Consiglio Superiore” 59 (1978) 289, 20-26.

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