RMG – L’Ausiliatrice e il carisma salesiano
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19 Maggio 2023

(ANS – Roma) – È certamente un dato di fatto, e ne siamo molto grati, che esiste un intimo legame tra la devozione all’Ausiliatrice e la vocazione salesiana. Non è difficile dimostrarlo già in Don Bosco: all’inizio della sua vita, come nel sogno ai Becchi a 9 anni, e alla fine, come nel sogno a Barcellona, nel 1886; dalle lezioni di catechismo iniziate con Bartolomeo Garelli, al modo in cui ottenne l’approvazione delle Costituzioni della Società di San Francesco di Sales; dall’intima convinzione di Don Bosco espressa in tante occasioni, al segno esteriore delle opere meravigliose che compì. Ma le origini sono solo i primi frutti della realtà totale.

Don Bosco assicura che la vocazione salesiana non si può spiegare né nella sua nascita né nel suo continuo sviluppo senza la guida continua e materna di Maria. Spesso egli stesso ha affermato che la Madonna era la “fondatrice” e il “sostegno” della Congregazione, e ci assicura che essa “è destinata a fare grandi cose e a diffondersi in tutto il mondo, se i salesiani rimarranno fedeli alla Regola data loro da Maria”.

Si è anche lasciato sfuggire la seguente esclamazione: “Maria ci ama troppo!”. Don Rua, il grande “continuatore” della vocazione di Don Bosco – che “insegna ai salesiani a rimanere salesiani”, come disse Paolo VI – ha continuamente sottolineato lo stretto rapporto che esiste tra la vocazione salesiana e la devozione all’Ausiliatrice.

Sembra particolarmente suggestivo sottolineare l’interessante osservazione che Don Rua fece in occasione dell’incoronazione della Madonna a Valdocco il 17 maggio 1903. Dopo aver descritto la cerimonia con gioiosa effusione, aggiunge: “Non dubito che un aumento tra i salesiani della devozione a Maria Ausiliatrice porterà anche a un aumento della stima e dell’affetto per Don Bosco, nonché a una maggiore dedizione alla conservazione del suo spirito e all’imitazione delle sue virtù”.

C’è qui un’intuizione molto chiara dello stretto e vitale rapporto che esiste tra la devozione all’Ausiliatrice e la spiritualità salesiana. Anche Don Albera, con la sua delicata sensibilità per gli aspetti più spirituali della vocazione salesiana, insiste sulla continua presenza di Maria. Scrive: “Parlando ai suoi figli spirituali, (Don Bosco) non si stancava di ripetere che l’opera da lui intrapresa era ispirata da Maria, che Maria ne era il forte sostegno, e che di conseguenza non doveva temere nulla dall’opposizione dei suoi nemici”.

Particolarmente significativa, per concludere questo argomento, è l’allusione a San Francesco di Sales, in quanto “maestro di salesianità” nella storia della vita spirituale. Descrivendo la magnanimità quasi imprudente del Santo dei Giovani, in particolare nella costruzione della basilica di Valdocco, don Albera vede in questo straordinario coraggio un elemento di “salesianità”. Afferma: “Egli si mostra discepolo del nostro San Francesco di Sales che una volta scrisse: ‘Sono pienamente consapevole della grande benedizione di essere figlio di una Madre così gloriosa, anche se ne sono del tutto indegno. Confidando nella sua protezione, possiamo intraprendere imprese del tutto straordinarie. Se la amiamo con profondo affetto, Ella otterrà per noi tutto ciò che desideriamo’”.

Senza dubbio sarebbe di grande utilità approfondire il significato e la funzione della devozione all’Ausiliatrice nella spiritualità salesiana, ma è sufficiente delineare brevemente alcuni suggerimenti nella speranza che possano essere di ispirazione per il rinnovamento mariano.

Sappiamo che una spiritualità è degna di questo nome solo se forma un insieme organico, dove ogni elemento ha il suo posto e la sua funzione precisa. Spostare, non considerare o sopprimere questo o quell’elemento significherebbe iniziare la rovina dell’insieme. Ora, la devozione all’Ausiliatrice è, come abbiamo visto, parte integrante del “fenomeno salesiano” nella Chiesa, perché costituisce una parte vitale della sua totalità. Sarebbe insensato e persino dannoso cercare di separare la nostra spiritualità dalla devozione all’Ausiliatrice, così come è impossibile separare Don Bosco dalla Madonna; sarebbe un’assurdità. La devozione all’Ausiliatrice è dunque parte essenziale del carisma salesiano. Ne permea tutta la struttura e dà vita alle varie parti che lo compongono.

Senza una sana vita mariana la spiritualità salesiana soffrirebbe nel suo vigore e nella sua fecondità, mentre d’altra parte uno sforzo tempestivo verso un profondo rinnovamento mariano darà freschezza a tutta la vocazione salesiana.

È sufficiente notare come la nostra devozione all’Ausiliatrice sia strettamente e vitalmente connessa con la “missione” salesiana e con lo “spirito” del particolare carisma.

In primo luogo, il suo intimo legame con la missione salesiana: Maria è la pastorella dei sogni, che progetta la natura esatta della missione salesiana e indica coloro per i quali lavorare, affidando il campo dell’”apostolato giovanile”. È la sua caratteristica di Aiuto dei Cristiani che apre la missione dei salesiani agli ampi orizzonti dei moderni problemi sociali e religiosi, insieme alla precisa scelta di servire tutta la Chiesa e i suoi pastori. È la sua bontà materna che ispira anche i criteri pastorali e insegna il modo in cui avvicinarsi a coloro per cui si lavora.

In secondo luogo, la sua profonda relazione con lo spirito salesiano che trova in Maria, vista come Ausiliatrice, la sua ispirazione e il suo modello. È uno spirito incentrato sull’”amore pastorale”, ispirato all’amore materno della Madonna e radicato nell’amore materno della Chiesa. Tutto ciò implica un attento ascolto dei suggerimenti di Dio, una totale adesione a Cristo e una completa apertura alle sue vie. È uno spirito pieno di speranza (sicuro di un “aiuto” dall’alto) in un atteggiamento interiore di ottimismo di fondo verso le risorse naturali e soprannaturali dell’uomo. È uno spirito di fecondità apostolica vivificato dallo zelo per la Chiesa, uno spirito di coraggiosa inventiva e di adattabilità alle vicissitudini delle cose create. È uno spirito di bontà e di comportamento familiare, pieno della ricchezza e della semplicità di atteggiamento che scaturisce dalla sincerità del cuore. È uno spirito di magnanimità (come nel Magnificat) che desidera umilmente fare tutto il bene possibile, anche quando questo sembra imprudente, lasciandosi guidare dal coraggio, dalla fede e dal buon senso, ed evitando tutti gli estremi.

Si possono concludere questi pochi spunti dicendo che, come nella vita di Don Bosco la devozione all’Ausiliatrice, elaborata nella piena maturità della sua vocazione, è stata al tempo stesso il punto di arrivo di un lungo periodo di crescita e il punto di partenza di tutto il suo vasto programma apostolico, così allo stesso modo essa costituisce nella spiritualità salesiana la sintesi concreta delle sue varie parti ed è la fonte vivificante del suo dinamismo e della sua fecondità.

Pertanto, ciò che questa devozione è stata alla base della spiritualità, deve continuare ad essere anche in ogni momento del suo rinnovamento.

Fonte: Don Egidio Viganò, La nostra devozione a Maria Ausiliatrice, in “Atti del Consiglio Superiore” 59 (1978) 289, 27-30

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