Polonia – La guerra vista con gli occhi di una mamma. La testimonianza di Yulia

24 Maggio 2023

(ANS – Varsavia) – Maggio, mese mariano per eccellenza, è anche il mese in cui in molti Paesi del mondo si celebra la festa della mamma. Ogni mamma vuole il meglio per i suoi figli, ma non tutte sono messe nelle condizioni di poterglielo dare: povertà, malattie, abbandoni… sono tutti fattori che impediscono questa naturale tendenza materna. Così come la guerra, forse il peggiore impedimento possibile. In ricordo delle sofferenze di tante madri vittime della guerra in tutto il mondo, che piangono per sé, i loro figli e i loro familiari, condividiamo oggi la testimonianza di Yulia, una mamma ucraina, che ha avuto almeno la fortuna di essere accolta e sostenuta dai Salesiani della Polonia.

“Il 24 febbraio 2022 la mia vita, quella dei miei familiari e di moltissimi Ucraini è tragicamente cambiata. nel Nostro Paese veniva portata una terribile guerra… Avevamo ciascuno i nostri piani per quel giorno, ma nulla andò come pianificato” esordisce la donna, madre di due bambine.

L’annuncio dello scoppio della guerra le arriva al risveglio, da suo padre – anziano e malato – come un fulmine a ciel sereno, in una giornata che esternamente sembrava serena e soleggiata. Eppure, è così: sente il discorso del Presidente introdurre la legge marziale e vede le immagini dei primi missili cadere sul Paese.

In un primo confronto di famiglia ci si domanda le mosse da fare immediatamente. “Andare al negozio. In quel momento la cosa più importante sembrava trovare del cibo. Intanto il flusso continuo di notizie sulla guerra non mi permetteva di calmarmi e il suono delle sirene e degli allarmi sembrava risuonare continuamente dentro la mia testa. Non sapevo cosa fare, ma avevo una bella responsabilità: due figlie e un genitore anziano e con molti malanni” racconta la giovane mamma, che riporta nel dettaglio anche l’angoscia per le prime notti trascorse praticamente sveglia.

E poi gli interminabili momenti vissuti nei freddi scantinati, con accanto vicini, anziani e animali che giorno dopo giorno diventano gente di famiglia, con cui condividere la paura del rumore di un aereo russo e le vibrazioni di un’esplosione che non si avverte solo sui vetri, ma che scuote tutto l’edificio. “E ti domandi quando questo rumore finirà per te e la tua famiglia…” prosegue.

Circondata da una scuola distrutta, l’ospedale con le finestre rotte e gli edifici circostanti mutilati, Yulia riceve di continuo consigli di fuga da parenti e conoscenti. “Eppure dentro senti una forte resistenza, perché tu non vuoi andartene” spiega.

Poi l’8 marzo 2022, alla sera, una collega di cui ha molta stima la chiama al telefono e le dice: “Yulia, domani vai in Polonia con la tua famiglia. Non te lo sto chiedendo, te lo sto comunicando”. Grazie ai salesiani che lavorano nella scuola locale, il giorno successivo Yulia finalmente parte e il giorno dopo arriva in Polonia. “Sta’ tranquilla, sei al sicuro ora” sono le prime parole che si sente rivolgere dalla guardia di confine in territorio polacco. “Posso tirare un sospiro di sollievo, finalmente – prosegue la donna –. Ma è solo calma esteriore. Dentro al cuore c’è ancora la guerra”.

A distanza di tanti mesi, ospite ormai di un nuovo Paese, Yulia conclude raccontando cosa significhi ora questo esilio forzato. “Quando sei costretto ad abbandonare casa tua, ti mancano tutte le piccole cose che sono proprie tue: ti manca il giocattolo preferito di tuo figlio, i vestiti che ti eri cucita da te, e anche quella confusione che avevi a casa tua e che spesso era generata proprio dai piccoli. Ti mancano tantissimo i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro. E ti fa paura stare a un migliaio di chilometri da casa e sapere che tuo marito è ancora lì. E hai paura di chiamare e di scrivere messaggi, perché una mancata risposta potrebbe voler dire qualcosa di terribile”.

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