Nel 1954, i salesiani furono chiamati a Chambéry per occuparsi dell’orfanotrofio di Bocage, un’opera fondata proprio da Camille Costa de Beauregard. Ereditarono una casa che ospitava un gruppo di bambini, un vasto terreno e anche la causa di beatificazione e canonizzazione del Fondatore, in corso da trent’anni (1925). Don Albert Chambe, il primo Direttore salesiano, scoprì la personalità di questo sacerdote diocesano, la cui fama di santità non è venuta meno dopo la sua morte.
Camille Costa de Beauregard nacque nel febbraio 1841 da una nobile famiglia savoiarda. Suo padre, il marchese Pantaléon, era un proprietario terriero molto ricco e gran scudiero di Carlo Alberto, Re di Piemonte-Sardegna. Fu membro del Parlamento di Torino, dove si opponeva regolarmente a Camillo Benso Conte di Cavour per le sue posizioni laiciste. Nel 1860 si batté per l’annessione della Savoia alla più tollerante Francia. Era un uomo di grande cultura, aperto alle arti. Sua moglie, la marchesa di Vérac, discendente della famiglia Noailles, era una donna dal carattere forte che, segnata da dolorose vicende familiari, educò i figli severamente e in un ambiente religioso molto rigido. La famiglia viveva nel castello di La Motte-Servolex, vicino a Chambéry, nel cuore di un grande parco con un piccolo fiume e uno stagno.
Il giovane Camille era il quinto di nove fratelli. Ebbe una carriera scolastica travagliata: dapprima fu affidato a un precettore; poi, all’età di 9 anni, andò in collegio a La Motte; a 11 anni andò dai gesuiti a Brugelette, in Belgio; a 13 anni andò a Vannes, sempre dai gesuiti, dove contrasse una malattia molto grave, con postumi duraturi. A 15 anni si recò a Tolosa (sempre con i gesuiti) prima di tornare finalmente al castello con un precettore, l’abbé Chenal, che sarà al suo fianco per decenni.
Attratto dalla vita mondane, sempre vestito all’ultima moda, Camille attraversa un periodo di dubbio, una crisi profonda che lo porta ad abbandonare quasi ogni pratica religiosa. Rimane però fedele alla preghiera mariana. L’abbé Chenal lo accompagnava senza mettergli fretta. Un giorno, mentre si trovava a Parigi, all’uscita da una serata di gala con i suoi genitori, due bambini ricoperti di stracci sul marciapiede gli tendono la mano per ricevere una moneta. Camille fa loro l’elemosina e sale in carrozza. Scosso dai sobbalzi, si addormenta e fa un sogno, in cui vede se stesso che accoglie questi due ragazzi, li educa e dà loro un mestiere. Poi ne arrivano molti altri. Vedendosi sopraffatto, si sveglia turbato. Da quel momento in poi, il suo comportamento comincia a cambiare e le sue letture diventano più serie. Poi un giorno, nella cattedrale di Chambéry, ha una vera e propria rivelazione: riscoprì il Dio da cui era fuggito, versò “dolci lacrime” (come disse lui stesso) e sentì la chiamata al dono totale di sé nel sacerdozio.
Dopo un ritiro, nel settembre 1863 entrò nel seminario francese di Roma. Non riusciva a rinunciare al suo gusto per il lusso, e l’austera tonaca che ora indossava era molto difficile da portare. Un giorno, l’abbé Chenal, che lo aveva accompagnato nella Città Eterna, gli regalò un quadro del santo “vagabondo di Dio”, Benedetto Giuseppe Labre, che era morto nella più completa indigenza, e gli disse: “Ecco quanta strada devi fare!”. Camille aveva imparato la lezione. Nel giugno del 1867, tornato a Chambéry, una volta diventato sacerdote, chiese al suo Vescovo un posto di quarto vicario nella cattedrale, senza stipendio, né alloggio, per mettersi al servizio degli operai. Per loro fondò anche la “Società di Mutuo Soccorso - Saint François de Sales”.
Pochi mesi dopo la sua nomina, scoppiò un’epidemia di colera in città, decimando intere famiglie. Gli orfani si moltiplicarono e si ritrovano per strada. Il cuore di Camille non poteva rimanere indifferente. Ne accolse alcuni nel suo appartamento di due stanze. Ma questo non poteva durare, soprattutto perché altri piccoli chiedevano aiuto. Il conte di Boigne, un benefattore della città di Chambéry, gli offrì i locali della vecchia dogana, di sua proprietà. Nel 1868, insieme all'Abbé Chenal, si trasferì a Le Bocage.
Fu l’inizio dell'opera della sua vita, al servizio dei bambini privi di genitori; è qui che il suo umile lavoro con i piccoli lo porterà a una santità riconosciuta da tutti i suoi contemporanei, compresi gli anticlericali. Dalla mattina alla sera, al servizio dei suoi ragazzi, sviluppò un metodo di insegnamento ereditato da San Francesco di Sales (“Nulla con la forza, tutto con l'amore”), molto vicino a quello di Don Bosco, che aveva conosciuto a Torino nel 1869. Il pilastro centrale di questa pedagogia era l’affetto: “La gente mi chiedeva spesso quale sistema, quale metodo speciale usassimo per formare i nostri figli in questo modo. Qualcuno un giorno mi ha persino detto: ‘Qual è il vostro trucco per educare così bene i vostri giovani?’ ‘Il nostro segreto è molto semplice’, risposi, ‘non è affatto complicato: li amiamo molto e questi bravi bambini lo comprendono’; ed è senza dubbio questo affetto che ci fa trovare i modi migliori per raggiungere i loro cuori e le loro menti, per formarli bene”.
Una vita interamente donata, nella carità senza limiti, nella povertà scelta e nell’umiltà senza pari. Ecco chi è Camille Costa de Beauregard!
All'età di 69 anni, logorato dalle preoccupazioni e dalla salute cagionevole, morì all’alba del 25 marzo 1910, Venerdì Santo di quell’anno.
Pochi mesi dopo la sua morte, un ragazzo con una grave lesione oculare guarì al termine di una novena per intercessione di Camille. Questa guarigione, che la scienza non ha saputo spiegare, è stata recentemente riconosciuta come miracolosa e ha aperto la strada alla sua beatificazione.
Paul Ripaud, SDB
Fonte: Don Bosco Aujourd’hui