India – Più che solo un gioco: come il calcio e i salesiani hanno formato Papa Francesco

02 Maggio 2025
Foto ©: Vatican Media

(ANS – New Delhi) – Fin dai primi giorni di vita nel quartiere popolare di Flores a Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio - Papa Francesco - ha trovato la gioia nelle cose più semplici: un pallone da calcio, qualche amico e un terreno polveroso. Non è mai stato il più forte o il più veloce in campo, ma con un pallone trai piedi si sentiva libero, vivo e connesso.

Per lui il calcio non è mai stato solo uno sport, ma una scuola di vita. Insegnava il lavoro di squadra, l'umiltà, la disciplina, la capacità di festeggiare con gli altri e di soffrire con grazia. Ma soprattutto, offriva un potente antidoto alla solitudine della vita moderna. “Oggi viviamo in un'epoca in cui è facile restare tagliati fuori”, ha detto una volta Papa Francesco. “Creiamo legami che sono virtuali, remoti: teoricamente in contatto, ma praticamente soli”.

Invece, egli credeva che il calcio non fosse solo una squadra di giocatori su un campo, ma uno strumento di comunione. Invitava le persone reali a incontrarsi in spazi reali, a interagire liberamente e a formare legami veri attraverso incontri faccia a faccia. Che sia su un campo da gioco o nel cortile di una parrocchia, crea momenti di presenza autentica e gioiosa.

Questa enfasi sullo stare con i giovani - giocare, ridere, crescere insieme - era il cuore dello stile salesiano che lo ha profondamente formato. Papa Francesco ha spesso citato San Giovanni Bosco, il fondatore dei Salesiani, che una volta disse ai suoi studenti: “Volete i ragazzi? Buttate in aria un pallone e prima che tocchi terra vedrete quanti si saranno avvicinati!”.

Questo detto si era rivelato vero nel 1841, quando Don Bosco fondò il primo oratorio a Torino; ed era altrettanto vero a metà del XX secolo agli angoli delle strade di Buenos Aires. Il genio pastorale di Don Bosco risiedeva nella sua presenza gioiosa e affettuosa tra i giovani. Credeva nell'incontrarli dove si trovavano - attraverso il gioco, la conversazione personale e una presenza amorevole - e nell'accompagnarli verso la crescita della fede e del carattere.

Questo approccio influenzò profondamente il giovane Jorge Mario Bergoglio. Non era la sola dottrina a commuoverlo, ma la presenza: la capacità di camminare con i giovani, di ascoltare, di ridere e di condurli sottilmente verso Dio attraverso l’amore e la familiarità.

Non sorprende quindi che la sua squadra di calcio preferita fosse il San Lorenzo de Almagro, fondata nel 1908 da un sacerdote salesiano, don Lorenzo Massa, che vide un gruppo di ragazzi giocare per strada e li invitò a giocare in sicurezza sul terreno della chiesa. Chiese solo che partecipassero alla Messa e che crescessero insieme nello spirito e nella sportività.

Il San Lorenzo adottò come colori sociali il blu e il rosso, che rappresentano Maria Ausiliatrice, patrona dei Salesiani di Don Bosco. I tifosi rivali soprannominarono i tifosi del club “cuervos” (corvi), prendendoli in giro per le tonache nere indossate dai salesiani. Ma il nome fu accolto con orgoglio, simboleggiando un’eredità di fede, dignità e servizio gioioso.

Attraverso il calcio, Papa Francesco ha imparato sin da piccolo delle importanti lezioni sullo spirito di compassione, la complicità e la comunità, gli stessi valori che avrebbe portato nel suo sacerdozio e, più tardi, nel papato. Non ha mai visto il calcio come separato dalla sua fede. Al contrario, era una parabola vivente di unità, inclusione e gioia.

Lo stile salesiano chiede di essere veramente presenti con gli altri, specialmente con i giovani. E in ogni gol segnato, in ogni partita giocata e in ogni bambino accolto attraverso lo sport, Papa Francesco ha visto il volto di Cristo che gli sorrideva.

Bastin Nellissery

Fonte: Autobiografia di Papa Francesco “Spera” 

InfoANS

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