La missione salesiana a Kakuma è iniziata nel maggio 1993, guidata da don Vincenzo Donati, missionario esperto che aveva servito in Giappone e in Corea del Sud prima di arrivare in Kenya, nel 1981. Mosso dalle necessità urgenti dei giovani rifugiati, don Donati coinvolse gli exallievi dell’Istituto Tecnico “Don Bosco” di Embu, per aiutare a realizzare la visione salesiana per i giovani vulnerabili nel campo. Il primo corso di Formazione Professionale accolse 153 studenti.
Inizialmente il sostegno alla missione vide una collaborazione ecumenica, con l’appoggio della Federazione Luterana Mondiale, che gestiva l’educazione nel campo all’epoca, seguita da un ulteriore sostegno da parte di benefattori italiani, coinvolti da don Donati. Nel 1998, il Capitolo Ispettoriale dei salesiani dell’Africa Est inserì le attività di Kakuma nel suo principale piano educativo e pastorale, e nel 2000 venne istituita una comunità salesiana permanente presso il campo.
Ecco perché oggi si celebrano i 25 anni di costante presenza salesiana a Kakuma con una comunità interna al campo, e i Figli di Don Bosco che lavorano a stretto contatto con l’Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i Rifugiati (UNHCR, inglese), che finanzia la maggior parte dei loro progetti.
Nel corso degli anni, l’opera “Don Bosco Kakuma” è cresciuta fino a constare di sette centri, che offrono una vasta gamma di corsi tecnici e professionali, tra cui informatica, saldatura, idraulica, falegnameria, sartoria, lavori elettrici, muratura, sartoria, design di moda, meccanica automobilistica, refrigerazione, montaggio e tornitura, fotovoltaico, agricoltura, formazione di segretari, lavori artigianali.
Dai suoi umili inizio con 153 studenti, la missione salesiana ora serve circa 2.300 studenti all’anno, con circa 19.000 giovani uomini e donne che si sono diplomati nei suoi programmi.
Il 15 maggio, la comunità di Kakuma ha celebrato il 25° anniversario della fondazione della comunità salesiana, con una Messa presieduta dall’ordinario del luogo, Mons. John Mbinda, della Diocesi di Lodwar. Alla celebrazione hanno partecipato 18 sacerdoti, tra cui 12 salesiani, oltre a membri del clero diocesano, studenti in divisa e membri della comunità ospitante in abiti tradizionali. Il tema centrale della giornata è stata la gratitudine a Dio e ai tanti salesiani e collaboratori che hanno contribuito a trasformare la vita dei giovani rifugiati negli ultimi 33 anni.
L’evento è stato caratterizzato dapprima da una vivace liturgia e poi da una serie di spettacoli culturali. Nella sua omelia, Mons. Mbinda ha ringraziato i Salesiani di Don Bosco per i 25 anni di servizio dedicato ai giovani e alla Chiesa, sottolineando che il 70% della popolazione del Kenya è formato da giovani, e che essi pertanto hanno il potere di guidare il cambiamento. Inoltre, ha anche incoraggiato i giovani all’aiuto reciproco, invitandoli a sostenersi l’un l’altro nei momenti di difficoltà.
Dopo la Messa, è stato benedetto un nuovo blocco amministrativo costruito con il sostegno dell’agenzia slovacca per lo sviluppo “Slovak Aid”. Le celebrazioni sono poi proseguite con colorate manifestazioni culturali e i discorsi ufficiali del Direttore della comunità salesiana di Kakuma, don Job Mathew Kuthanapillil; un rappresentante dell’UNHCR; l’Ispettore di AFE, don Tharaniyil George; il vescovo di Lodwar, Mons. Mbinda; e i rappresentanti dello staff e degli studenti, i quali, con accenti e punti di vista diversi, hanno però espresso tutti la profonda gratitudine per il servizio e la dedizione profusi in tutti questi anni.
Nonostante le sfide del tutto particolari che si presentano a chi ha scelto di portare avanti la propria missione in un campo per rifugiati, i Figli di Don Bosco restano impegnati a sostenere i giovani e la comunità di Kakuma, vivendo la loro missione di formare “buoni cristiani e onesti cittadini” anche nelle circostanze più difficili.
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