Giappone – Un salesiano coreano a Tokio: un’avventura nello spirito

24 Marzo 2016

(ANS – Chofu) – Che un coreano vada in missione in Giappone ancora oggi non è qualcosa di scontato. “Quando l’Europa soffriva per le due Guerre Mondiali, in Corea i nostri antenati pativano 35 anni di dominio coloniale giapponese. Sebbene i nostri due paesi siano molto vicini geograficamente, ancora non è facile essere uniti” spiega don Andrea Chang, Salesiano della Corea del Sud. Eppure da poche settimane egli si trova a Chofu, area metropolitana di Tokio, per contribuire con il suo ministero al servizio dell’Ispettoria salesiana giapponese.

Nonostante la storia sociale e politica, i Salesiani di entrambi i paesi sono strettamente legati tra loro e sono d’ispirazione gli uni per gli altri. I primi missionari salesiani vennero inviati in Corea dal Giappone nel 1954, pochi mesi dopo la fine della guerra di Corea. Fino al 1972 la Delegazione Salesiana della Corea faceva parte della provincia del Giappone, e anche se ora la Corea del Sud è un’Ispettoria autonoma, sussistono sempre molti contatti tra le due realtà salesiane.

In tal senso, ad esempio, nel 2002 è iniziato lo scambio biennale di giovani Salesiani nel periodo del loro primo quinquennio. L’appuntamento si svolge ogni due anni, una volta in Giappone e una in Corea del Sud e permette di apprendere reciprocamente dalla cultura altrui e di godere dello spirito di comunione.

Ed è stato proprio durante uno di questi scambi che don Chang ha iniziato a pensare all’opportunità di servizio missionario in Giappone. “Conoscendo la situazione dell’Ispettoria salesiana e della Chiesa in Giappone, ho capito la necessità di Salesiani più giovani. Inoltre il numero totale dei cattolici in Giappone è molto piccolo rispetto al totale della popolazione”. Per questo, dopo accurato discernimento, ora don Chang si trova presso la casa di formazione di Chofu, con un programma di permanenza di 3 anni.

Come spesso accade, inizialmente ha difficoltà con la nuova lingua, ma la comunità salesiana che lo accoglie lo sta agevolando nell’inserimento.

“Non so cosa accadrà da qui a 3 anni – conclude –. Comunque mi affido pienamente allo Spirito Santo che mi ha guidato fino a questo punto in questa avventura. Citando la Strenna del Rettor Maggiore per il 2016, sto già sperimentando l’avventura dello Spirito lungo il mio viaggio”. 

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