RMG – Don Tom Uzhunnalil visita la Fondazione DON BOSCO NEL MONDO

(ANS – Roma) – La Fondazione DON BOSCO NEL MONDO, organismo della Congregazione salesiana a sostegno delle opere e missioni salesiane nel mondo, ha organizzato nella mattina di oggi, 23 ottobre, un incontro con don Tom Uzhunnalil, il salesiano rapito in Yemen nel 2016 e tenuto in ostaggio per 18 mesi. Durante l’incontro, svoltosi in clima familiare, don Uzhunnalil, accompagnato da don George MK, ha parlato del suo libro “Vivo per miracolo” e ha ringraziato tutti i partecipanti per le preghiere fatte affinché venisse liberato. Successivamente ha concesso un’intervista ad ANS.

Don Tom, com’è la sua vita adesso? Quale pensa che sia la sua missione al momento?

Adesso, per grazia di Dio, sto bene. La mia fede e la mia fiducia verso il Signore sono rinforzate. Sono sempre più convinto che Dio abbia una missione per me, come Salesiano. Penso che ora la mia missione sia quella di incontrare tutte le persone che durante la mia prigionia hanno pregato per me. È giusto che io le incontri per ringraziarle. Adesso il mio compito è quello di celebrare la Messa, di condividere la mia esperienza e di rendere consapevoli le persone che Dio ci è vicino e ascolta tutte le nostre preghiere.

Come immagina il futuro nella sua Ispettoria? Pensa che partirà per un’altra missione?

Se il Signore vorrà e se il mio Superiore lo consentirà, allora tornerò in Yemen. Se sarà la volontà del Signore, sono pronto a tornare, anche perché in Yemen c’è bisogno di sacerdoti. Se l’Ispettore deciderà di farmi lavorare in un istituto tecnico, in una parrocchia o in qualunque altro campo, andrà bene. 

Cosa può dirci della situazione nello Yemen?

La guerra nello Yemen non è finita e questo provoca sofferenza e distruzione. La Chiesa, lì, è in grande difficoltà. Sono rimaste soltanto le Missionarie della Carità; non hanno sacerdoti che possano celebrare la Messa e non hanno supporti spirituali. Preghiamo affinché il Signore possa porre fine a questo conflitto e portare più pace e prosperità nel Paese. Preghiamo perché il Signore possa ricostruire il Paese e le vite del popolo yemenita.

Ha un messaggio per i giovani?

Certo. Il mio messaggio per i giovani è quello di continuare sempre a credere in Dio, di affidarsi a Lui e di avere fede. Perché Dio ascolta le preghiere di tutti noi e ha una missione per tutti noi. Per alcuni sarà quella di diventare un sacerdote, un religioso. Per altri, è quella di diventare bravi genitori. I giovani di oggi saranno un giorno padri e madri, costruiranno le proprie famiglie, educheranno i propri figli. Ai giovani ricordo che confidare in Gesù e nel potere della preghiera è l’arma migliore contro il nemico: non i cannoni e le bombe, ma la preghiera.

InfoANS

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