Messico – Uno sguardo salesiano sulle carovane di migranti
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21 Novembre 2018

(ANS – Tijuana) – “Nessuno lascia la propria casa, a meno che la sua casa non sia la bocca di uno squalo… Nessuno mette i propri bambini su una barca, a meno che l’acqua non sia più sicura della terra” (Frammenti da Casa di Warsan Shire, poetessa britannica di origine somala).

di don Ernesto Hernández Ruiz SDB e dell’équipe Missione Salesiana Migranti

A partire dallo scorso ottobre è iniziata una grande mobilitazione di Honduregni che hanno lasciato San Pedro Sula, diretti principalmente negli Stati Uniti, per esercitare il diritto d’asilo, o per richiedere il riconoscimento dello status di rifugiati in Messico.

Si tratta di tre carovane di migranti, con una popolazione molto eterogenea in termini di età e condizioni sociali. La maggioranza sono giovani, bambini e adolescenti che viaggiano in gruppo e, molti di loro, in nuclei familiari. Lasciano il loro Paese principalmente perché temono le violenze causate dal crimine organizzato colluso con le autorità, o per la disuguaglianza economica, e alcuni, una percentuale minoritaria, perché intendono ricongiungersi con altri familiari.

Nel mese di ottobre, al confine tra Guatemala e Messico le organizzazioni della società civile hanno contato 7.233 migranti: 1307 bambine/ragazze, 1070 bambini/ragazzi, 2234 donne e 2622 uomini. Il 32,86% sono bambini e adolescenti, la maggior parte dei quali accompagnati dalle loro madri e in alcuni casi, da entrambi i genitori. Sono stati contati quasi 200 adolescenti non accompagnati. Gli adulti, nella maggior parte dei casi, sono giovani non maggiori di 25 anni.

Un avvicinamento alla realtà attuale della migrazione nel continente

Storicamente i popoli dell’America sono stati formati dalle migrazioni, sia extra-continentali, sia continentali. Nell’ultimo secolo si sono registrati movimenti umani di massa, un risveglio del fenomeno migratorio; e tuttavia, una delle sue caratteristiche attuali, sia che si tratti di uscita, transito, ingresso o ritorno, è l’ambiente di violenza.

Attualmente, il motivo principale per cui i membri di queste carovane partono in gruppo è quello di poter attraversare il Messico in sicurezza. Si è sentito dire che questi movimenti sono stati provocati da persone che per i loro interessi politici cercano di farli sembrare degli eroi o, al contrario, i cattivi della vicenda.

Ma dietro il contesto politico, bisogna vedere il contesto di disumanità e la crisi umanitaria che questo esodo rappresenta, e vederli con una visione di pastori: con gli occhi di un Pastore-Educatore come Don Bosco, un uomo molto sensibile verso le persone a rischio in un’epoca molta complessa e segnata dalle migrazioni interne dai campi alle città. Don Bosco realizzò un progetto eccezionale per questi giovani migranti, offrì loro soluzioni complete e durature. Il suo progetto è ancora valido ad oltre 150 anni di distanza.

Ispirato da una dichiarazione della Congregazione attraverso il Dicastero per le Missioni, e dall’esperienza maturata con varie organizzazioni impegnate per i migranti, propongo le seguenti azioni per un’attenzione salesiana verso i migranti:

Supporto adeguato, attraverso un atteggiamento di accoglienza caritatevole di fronte a bisogni urgenti

Offrire l’esercizio della carità emergente è fondamentale. Il sostegno umanitario è il primo passo che mostra l’amore salesiano verso i minori e i giovani, soprattutto, quelli più poveri e a rischio, i non accompagnati. Riconosciamo la crisi umanitaria e offriamo il nostro sostegno di solidarietà, cercando di andare incontro ai loro bisogni e vulnerabilità.

La cooperazione in rete è fondamentale

L’impegno per un minore o giovane migrante richiede una cooperazione efficace. Vanno riconosciuti i nostri limiti di conoscenza e di tempo, bisogna valutare le nostre qualità, per collaborare con altre organizzazioni ecclesiali, civili e lo Stato, mettendo al centro degli interventi i ragazzi e non i nostri protagonismi.

L'educazione è l’elemento chiave del nostro contributo alle reti

Oltre all’aiuto umanitario, il nostro carisma ci porta ad agire come educatori, alla ricerca di soluzioni complete e durature. Questo non potrà accadrà rapidamente e bisogna pensare a soluzioni che implichino l’educazione formale e non formale delle persone che desiderano rimanere in modo permanente o comunque per lungo tempo nel nostro territorio.

Promozione e tutela dei diritti dei minori e dei giovani

Migrare in Messico non è un crimine: i migranti sono irregolari, non illegali. Hanno diritto all’educazione, al cibo, alla salute, alla giustizia, alla sicurezza… E, ancor più, sono per noi, figli e figlie di Dio nostro Padre, hanno un diritto divino ad una vita dignitosa.

Integrazione sociale

Negli ultimi giorni sono state esposte opinioni da parte dello Stato messicano e della società civile che mostrano un pesante fardello di pregiudizi, stigma, razzismo e xenofobia. Se queste persone cercano un posto dove possano vivere in condizioni migliori (in molti casi riconoscendo che lasciare il loro Paese è la loro unica opzione di vita), dobbiamo iniziare una campagna contro questi atteggiamenti, formando una comunità accogliente, incoraggiando l’apertura e offrendo un luogo in cui possano esercitare i loro diritti, svilupparsi e integrarsi.

Come Salesiani di Don Bosco ribadiamo la nostra missione: costruire ponti e non muri, in modo che coloro che hanno sofferto così tanto, i minori e i giovani, vengano ascoltati e rispettati. A tal fine, offriamo il nostro sostegno e incoraggiamo tutti a mantenere una forte identità e ad essere coinvolti nei processi di inclusione, in un nuovo contesto e in un processo di vera interculturalità.

InfoANS

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