Brasile – Natale: umanizzare l’essere umano
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21 Dicembre 2018

(ANS – Porto Alegre) – “Il Salvatore è venuto a restaurare l’essere umano, perché era perduto. Sono venuto, ha detto, per creare un nuovo essere umano. L’essere umano era così sfigurato che non è più possibile sapere cosa fosse quando era stato creato”. Queste parole di San Francesco di Sales ci aiutano a riflettere sul mistero del Natale, che ancora una volta ci apprestiamo a celebrare. Il santo vescovo visse nell’epoca dell’umanesimo, quando il mondo dell’epoca si preoccupava di costruire un nuovo modo di essere e di percepirsi come esseri umani. Il tempo è passato, ma c’è sempre bisogno di “umanizzare” l’essere umano!

di don Tarcizio Paulo Odelli, SDB

L’umanizzazione di Dio divinizza l’essere umano. Questo è il grande messaggio da festeggiare e sperimentare nel periodo natalizio. Anche Papa Francesco ha parlato più volte su questo tema di un nuovo umanesimo. In uno dei suoi messaggi dice: “Siamo pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci oltre noi stessi per raggiungere il nostro essere più vero”.

Tutto questo ci porta a rivedere il nostro comportamento. Magari quest’anno è stato molto travagliato, con persone che hanno rotto i rapporti con amici e parenti. Attraverso il Vangelo possiamo riflettere su quattro parole che ci aiutano a celebrare il Natale in modo “cristiano” e all’interno di quest’ottica umanizzare/restaurare l’essere umano.

Natale è accogliere

Viviamo in un’epoca frenetica. Una delle caratteristiche di questo tempo è la distrazione dalle cose semplici e belle della vita. La maggior parte delle persone passa il proprio tempo a guardare uno schermo, spesso senza preoccuparsi di ciò che accade accanto ad esso. Per questo motivo, il Natale ci ricorda che dobbiamo imparare ad accogliere l’altro, ad essere attenti a chi è al nostro fianco.

Maria è un modello di accoglienza. Ascoltò il messaggio dell’angelo. Questo significa che lei ha accolto tutto nel suo cuore. Era attenta ad accogliere il Salvatore in se stessa. Ed è per questo che il Verbo si è incarnato nel suo seno. Dopo questo ascolto attento, Maria è andata a trovare Elisabetta, che l’accolse affettuosamente come Madre del Salvatore. La Strenna per il 2019 ci invita ad accogliere e comprendere i bisogni dei giovani di oggi, e a volte i bisogni dei loro genitori, o di coloro con i quali siamo in contatto nell’ambiente pastorale.

Natale è dialogare

Il nostro attuale desiderio è quello di “conoscere” il maggior numero possibile di persone e diventare amici, magari sulle reti sociali. Tuttavia, queste relazioni spesso restano solo virtuali. Non abbiamo più il tempo di conoscere le persone, di creare relazioni di amicizia e solidarietà, di avvicinare le persone e di umanizzare i rapporti. Ancora una volta, Maria è il nostro modello. Non solo ascolta l’angelo, ma dialoga con lui. E in questo dialogo scopre qual è il piano di Dio per lei. Anche se non capisce tutto, dà una risposta positiva. Perché il Vangelo dice che era tormentata e premurosa.

Il periodo natalizio ci offre l’opportunità di uscire di casa, di visitare persone, di non chiuderci nel nostro piccolo mondo. C’è molta vita intorno a noi. Dobbiamo imparare a parlare e dialogare con gli altri senza offenderli. Papa Francesco ha ricordato in un’udienza del 2015: “Scusa, grazie, permesso, sono parole che aprono davvero la strada per vivere bene in famiglia, per vivere in pace. Un grande vescovo, san Francesco di Sales, diceva sempre che ‘la buona educazione è già metà santità’”.

Natale è avere cura

La nostra missione è legata anche alla cura della vita di bambini, adolescenti e giovani. Giuseppe è il nostro modello, perché è stato chiamato da Dio a prendersi cura di Gesù. E come si prese cura di lui! Non risparmiò alcuno sforzo. La Strenna per il 2019 ci parla anche dell’arte di accompagnare.

Come si dice popolarmente, non basta essere padri, bisogna essere presenti nella vita, aprire gli occhi ai bisogni degli altri, accompagnare con vero interesse la persona, il giovane o l’adulto in ciò che cerca e si aspetta da se stesso, con vera empatia, che è l’opposto della fredda e formale cortesia. Si tratta di identificarci e di camminare con l’altro; di mettere da parte il proprio mondo per avvicinarsi il più possibile al mondo dell’altro, con la capacità di accompagnare senza interferire.

Natale è incontrare

Incontrare le persone sulle reti sociali oggi è semplice. La cosa difficile è l’incontro personale. Ci sono tante fratture. I legami diventano passeggeri e artificiali. C’è molto individualismo. È necessario rallentare, lasciare dei momenti per l’incontro, con tranquillità e gratuità.

Furono i pastori i primi a incontrare Gesù, segno chiaro della predilezione di Dio per i poveri e i bisognosi. I pastori ci mostrano che incontrare Gesù è la più grande gioia che può accadere nella vita di ognuno di noi. L’angelo aveva detto loro che stava annunciando una grande gioia: “Non abbiate paura, ecco, vi annuncio la Buona Novella che sarà gioia per tutto il popolo: oggi vi è nato un Salvatore nella città di Davide, che è Cristo Signore. Questo sarà un segno per voi: troverete un neonato avvolto in fasce e posto in una mangiatoia”. Questo passo termina dicendo che i pastori, dopo l’incontro con Gesù, ritornano lodando e glorificando Dio per tutto ciò che avevano visto e udito.

Don Bosco disse ai suoi giovani che non dovevano invidiare i pastori che andavano alla grotta di Betlemme per vedere il bambino Gesù: “‘Beati pastori’, diciamo. Ma non dobbiamo invidiarli, perché la loro fortuna è anche la nostra. Gesù stesso, che è stato visitato dai pastori nella sua grotta, è qui nel tabernacolo… E non c’è niente di più piacevole per lui che noi gli facciamo visita frequentemente”.

Credo che questi siano i quattro atteggiamenti per celebrare il Natale in modo cristiano, anziché semplicemente come una festa per mangiare, bere, divertirsi.

Abbiamo bisogno di incontrare Gesù. Allora sì, che avremo un felice Natale!

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