Marocco – Mons. Cristóbal Lopez, SDB: “Attendiamo il Santo Padre come il servitore della speranza”

20 Febbraio 2019

(ANS - Rabat) – Mons. Cristóbal López, arcivescovo di Rabat, in Marocco, esprime in un’intervista la sua gioia per la visita di Papa Francesco nel Paese, prevista per il 30 e 31 marzo 2019.

Come stanno aspettando questa visita i cittadini cristiani?

Con grande gioia, con speranza ed entusiasmo. Noi tutti crediamo che sarà un grande evento per la nostra Chiesa in Marocco.

E nella popolazione musulmana, o comunque non cristiana, c’è attesa?

È ancora troppo presto perché la popolazione comprenda la notizia e prenda coscienza di cosa significhi la visita del Papa. Nel mese di marzo i media aiuteranno molte persone a scoprirlo e ad interessarsi. Coloro che ne sono consapevoli attendono questa visita con interesse e una certa curiosità.

Ci saranno dei posti emblematici nella visita del Papa?

Sì, molti. Il Papa si recherà alla sede della Caritas diocesana di Rabat per incontrare i migranti. Visiterà anche un centro sociale gestito dalle Figlie della Carità, alla periferia di Rabat: ogni giorno lì vengono curati da 10 a 15 bambini ustionati, ad altri 80 viene offerto rinforzo scolastico, 50 bambini trascorrono la giornata nella scuola materna e intanto si lavora con le loro madri nella promozione sociale. Molto significativa sarà anche la visita all’“Istituto Mohamed VI per la formazione degli Imam, dei predicatori e delle predicatrici”, così come l’incontro con Sua Maestà il Re e il popolo marocchino sulla spianata della Moschea Hassan e la corrispondente visita al Mausoleo dove sono sepolti il nonno, il padre e lo zio dell’attuale monarca. L’incontro con il clero, la vita religiosa e le confessioni cristiane, così come l’Eucaristia, non saranno meno importanti, ma sono comuni alla maggior parte dei viaggi del Papa.

La visita del Papa negli Emirati Arabi Uniti e il documento sulla fratellanza universale hanno avuto eco nella società marocchina?

Ancora non molto. Nel tempo penetrerà attraverso le scuole e le associazioni. Va anche tenuto presente che, mentre il Papa è un’autorità riconosciuta da tutta la Chiesa cattolica, così non è per l’Imam di Al Azhar.

I cristiani in Marocco cosa potranno offrire a Papa Francesco?

Potremo offrirgli la nostra vita quotidiana di testimonianza di fede; una fede vissuta con gioia ed entusiasmo; la testimonianza di una Chiesa significativa, samaritana, ecumenica, pienamente inserita in questo popolo, promotrice del dialogo islamo-cristiano. Una buona Chiesa cattolica, perché è universale: siamo solo 30.000 cattolici, ma di oltre 100 Paesi!

Secondo lei quale sarà il messaggio centrale che il Santo Padre lascerà al popolo marocchino?

Ci porterà certamente il messaggio di Gesù, il Vangelo… Lo dirà sicuramente con parole adatte a questa terra e al momento storico in cui viviamo. Lo aspettiamo come “servitore della speranza” e crediamo che ci aiuterà non solo a confermare la nostra fede, ma anche a riaffermare la nostra speranza in un mondo nel quale tutti possiamo considerarci e vivere come fratelli e sorelle.

E lei cosa si aspetta come frutti di questa visita?

Una fede confermata, una speranza accresciuta e un amore che sappia aprire il cuore. All’esterno, nel Paese e nel mondo, una maggiore visibilità di una Chiesa insignificante, ma significativa. Spero che il Papa dia impulso al cammino che questa Chiesa in Marocco sta compiendo da decenni.

InfoANS

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