Venezuela – “La limitazione nell’accesso all’acqua è ciò che potrebbe trasformare questa situazione in una catastrofe sanitaria”. Messaggio dei vescovi: “Ho sete”

04 Aprile 2019

(ANS – Caracas) – La crisi umanitaria in Venezuela sta diventando sempre più critica. Una notizia, riportata dalla CNN, racconta questa catastrofe umanitaria prodotta da un governo che si perpetua senza senso: “La donna della mia vita è morta perché non c’era assistenza in ospedale, perché non avevano medicine”. La Presidenza della Conferenza Episcopale Venezuelana ha lanciato un nuovo messaggio dal titolo: “Ho sete”, articolato in tre punti: “Riaffermare la dignità della persona umana e i suoi diritti inalienabili; i crimini contro l’umanità; la necessaria conversione”.

Questo messaggio della Presidenza del Consiglio Episcopale Venezuelano (CEV), cui appartiene anche il salesiano mons. Raúl Biord, vescovo di La Guaira, ricorda quanto detto qualche settimana fa: “Fa male vedere la terribile immagine di una madre che porta all’obitorio in braccio il corpo di sua figlia, morta durante i blackout. Fa male vedere decine di bambini sepolti perché non c’erano medicine o elettricità per salvarsi. Fa male vedere lo scenario di migliaia di venezuelani che devono percorrere migliaia di chilometri in cerca di un futuro”.

“Più che la mancanza di elettricità, è la limitazione nell’accesso all’acqua è ciò che potrebbe trasformare questa situazione in una catastrofe sanitaria nel prossimo futuro”, ha detto Susana Raffalli, consulente della Fondazione Caritas.

Nel comunicato dei Vescovi: “Ho sete”, i prelati hanno espresso la loro preoccupazione per il popolo venezuelano e la necessità di riaffermare la dignità della persona umana e i suoi diritti inalienabili; denunciano i crimini contro l’umanità e richiamano, in questo tempo di Quaresima, alla conversione.

La preoccupazione della Chiesa in questo momento è fondamentalmente quella di “riaffermare la dignità e la centralità della persona umana”. Deplorano anche i crimini contro l'umanità che si verificano nel Paese “sotto lo sguardo compiacente delle autorità” e della Forza Armata Nazionale, che non tiene conto di quanto insegna la Costituzione.

Tra i crimini, i vescovi citano “la deportazione forzata di colombiani e venezuelani, senza seguire i procedimenti della legge”, “l’incarcerazione o altre gravi privazioni della libertà fisica”, “la tortura contro i prigionieri politici”, “la privazione dell’accesso al cibo e alle medicine” e “la scomparsa forzata di persone”.

Nel loro messaggio, i vescovi hanno anche espresso la loro “profonda preoccupazione” per i “ricorrenti blackout a livello nazionale che, tra l’altro, aggravano ulteriormente la crisi della somministrazione e della conservazione di alimenti e medicinali”.

La CEV afferma di essere unito al “clamore del popolo” e davanti “all’ingovernabilità esistente che ha la sua radice nell’illegittimità del regime. È necessario riconoscere la legittimità giuridica e morale dell’Assemblea Nazionale per intraprendere percorsi di comprensione e soluzione”.

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