Perù – Don Martín Quijano, SDB: “Siamo condannati a una morte lenta e non c’è autorità che si preoccupi di noi”

02 Luglio 2019

(ANS – San Lorenzo) – “Da oltre 40 anni le compagnie petrolifere continuano ad estrarre petrolio nella Provincia di Datem del Marañon. Finora queste aziende non hanno restituito nulla o quasi alle persone che vivono in mezzo alla giungla e quindi c’è un grande malessere tra la popolazione. Le aziende continuano ad inquinare l’habitat naturale e l’ambiente e noi salesiani ci troviamo nel mezzo di questi villaggi dimenticati”, dichiara don Martín Quijano, Parroco e Direttore dell’Opera Salesiana di San Lorenzo.

In questi ultimi giorni la situazione è stata resa pubblica e denunciata da importanti mezzi di comunicazione peruviani, come il giornale Perú 21. “La fuoriuscita di petrolio registrata al chilometro 237 dell’Oleodotto Ramal Norte (ORN), nel distretto di Manseriche (Loreto), continua ad espandersi”. D’altra parte, don Quijano osserva anche che “gli abitanti sono preoccupati perché finora il governo non ha preso provvedimenti e sembra che ci siano nuove fuoriuscite”.

I popoli della giungla vivono di ciò che la natura fornisce loro, in armonia con il Creato, senza inquinare nulla. Vivono dell’acqua dei fiumi e dei pesci. “Questo è il motivo per cui tutta la popolazione è stata allertata, perché i fiumi sono inquinati. Penso che il danno sia immenso. La nostra gente sta bevendo acqua contaminata e mangia pesce avvelenato” prosegue don Quijano.

Più di 30 anni fa, il missionario salesiano don Luigi (Luis) Bolla, nei suoi scritti riportava che le compagnie petrolifere che operano in quelle zone “hanno causato l’inquinamento dei fiumi, dei campi e di molto altro ancora. Questo è uno scandalo… I danni sono stati molto gravi e le loro conseguenze continuano ancora oggi”. E questa denuncia resta attuale anche dopo tanti anni.

“A giugno – continua don Quijano – ci siamo riuniti con i rappresentanti di cinque compagnie petrolifere e ci si aspettava la presenza delle massime autorità statali, ma non sono arrivate. Le popolazioni indigene non hanno accettato l’assenza del Ministro, perché sono loro che devono prendere le decisioni e così le relazioni sono state interrotte, non si è tenuta alcuna riunione e non sono state prese decisioni”.

E sempre a giugno erano già state denunciate alcune rotture nei tubi che trasportano petrolio, senza che vi fosse posto alcun rimedio. “La quantità di petrolio ha raggiunto le acque del fiume Marañón, fonte di vita per gli animali e le comunità, e ho visto macchie nere scendere e scorrere sull’acqua, emanando anche un pessimo odore”.

“Posso affermare categoricamente – conclude il religioso – che il fiume è inquinato. Siamo condannati a una morte lenta e non c’è autorità che si preoccupi di noi. La nostra gente sta mangiando piombo. I pesci e gli animali sono contaminati. I governi si sono dimenticati dei più poveri”. 

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