Italia – 1° ottobre 1944 - 75° del martirio di don Elia Comini

26 Settembre 2019

(ANS – Roma) – Una delle stragi più efferate compiute dalle SS naziste in Europa, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, è stata quella consumata attorno a Monte Sole, nei territori di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, comunemente nota come la “strage di Marzabotto” (Bologna). Tra le vittime ci furono alcuni sacerdoti e religiosi, tra cui il Salesiano don Elia Comini. Il 1° ottobre ricorre il 75° della sua offerta.

Il Servo di Dio don Elia Comini nasce in località “Madonna del Bosco” di Calvenzano di Vergato (Bologna) il 7 maggio 1910. Giovanissimo, Mons. Fidenzio Mellini, già alunno di don Bosco a Torino, lo orienta ai Salesiani di Finale Emilia. Novizio il 1° ottobre 1925, emette la prima Professione il 3 ottobre 1926 ed è professo perpetuo l’8 maggio 1931. Ordinato sacerdote a Brescia il 16 marzo 1935, il Servo di Dio vive nelle case salesiane a Chiari (in provincia di Brescia, fino al 1941) e a Treviglio (in provincia di Bergamo, dal 1941 al 1944), e si distingue come bravo docente di materie umanistiche e sicuro riferimento per tanti giovani. D’estate, d’accordo con i superiori, don Elia rientra sull’Appennino bolognese – a Salvaro – per aiutare la mamma, ormai anziana e sola. Qui aiuta nella pastorale lo stesso Mons. Fidenzio Mellini.

Tale è il viaggio che impegna don Elia Comini anche nella difficilissima estate del 1944. Egli arriva a Salvaro il 24 giugno. Vi resterà per poco più di tre mesi, sino alla morte. Soccorre la popolazione nella concretezza delle sue molteplici esigenze dettate dal tempo di guerra, anima la liturgia e promuove la frequenza dei sacramenti; affianca le consacrate e vive un intensissimo apostolato nell’esercizio di tutte le opere di misericordia corporale e spirituale. Media inoltre tra gli opposti fronti: i partigiani e i tedeschi della Wehrmacht. Il Servo di Dio istituisce con il giovane Dehoniano padre Martino Capelli una fraternità sacerdotale che li associa nel ministero.

Il 29 settembre 1944 mattina, don Elia e padre Martino Capelli accorrono verso la “Creda”, un abitato dove le SS della Sedicesima Divisione Corazzata avevano appena perpetrato un eccidio: stola, oli santi e teca con alcune particole eucaristiche li identificano chiaramente come sacerdoti, nell’esercizio del loro ministero di conforto degli agonizzanti. Catturati, spogliati delle insegne sacerdotali, usati come «bestia» da soma nel trasporto delle munizioni, don Elia e padre Martino iniziano il loro triduo di passione. Sin dall’inizio don Elia è persuaso di essere destinato a morire e nondimeno vicino ai prigionieri (poche centinaia di rastrellati in quel momento rinchiusi nel medesimo spazio), pronto sempre a confortare, soccorrere, infine assolvere. Falliscono le differenti mediazioni con cui si tenta di salvarlo, mentre egli intercede per tutti.

Alla sera del 1° ottobre 1944, viene ucciso insieme con padre Martino e con il gruppo degli “inabili” – nonostante egli fosse giovane e abile al lavoro – presso la “Botte” della canapiera di Pioppe di Salvaro, al termine di una surreale liturgia in cui le SS avevano fatto sfilare i prigionieri su una passerella prima di falciarli con le mitragliatrici: egli, intonando le Litanie e gridando infine “Pietà!”, l’aveva trasformata in un avanzare orante verso il Cielo. Poco prima della morte, un tedesco ne colpisce violentemente le mani e il suo breviario cade tra i corpi. Nell’impossibilità di recuperare le salme, verranno successivamente aperte le griglie e l’impetuosa corrente del fiume Reno trasporterà via per sempre quei poveri resti, già consumati e divenuti “terra”. Negli istanti dell’esecuzione, il corpo di don Elia Comini aveva protetto uno dei soli tre scampati all’eccidio della “Botte”.

A don Elia Comini è associata da subito una fama di martirio, grazie alla quale anche la sua vita santa precedente viene riletta in una luce di consapevolezza nuova. Egli è testimone della carità del Buon Pastore che veglia sul gregge, pronto a dare la vita per esso, in difesa dei deboli e degli innocenti.

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