Italia – La vera sfida dell’economia post-Covid-19: ne parla suor Smerilli, FMA

14 Settembre 2020

(ANS – Roma) – “Si dice che, dopo Covid-19, dobbiamo ripartire. Ma davvero siamo convinti che sia utile ripartire facendo esattamente quello che facevamo prima? Nel gruppo di lavoro di cui faccio parte, preferiamo usare il verbo ‘rigenerare’, andare verso una trasformazione dell’economia, del mondo del lavoro e della società, imparando da ciò che abbiamo vissuto. Crediamo sia questa la vera sfida, dopo il trauma della pandemia che ha investito tutto il pianeta”. Suor Alessandra Smerilli, religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, docente alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” e Consigliere di Stato in Vaticano, racconta la sfida dell’economia dopo l’esperienza del Covid-19.

“Quello che stiamo vivendo è un periodo delicato e decisivo, che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide, ma anche la creatività del Vangelo” afferma la religiosa.

La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale. Per questo suor Smerilli è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato Si’, l’enciclica sulla custodia del creato di Papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione, avvenuta il 24 maggio 2015. “Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio”, afferma suor Smerilli. “La Laudato Si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove ‘comunità Laudato Si’’, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso – per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni”.

A partire dal primo settembre, giornata per la salvaguardia del Creato, fino a maggio del 2021, il programma dell’anno della Laudato Si’ vede coinvolte Chiese locali, ordini religiosi, scuole e università, imprese e parrocchie, attraverso eventi, seminari e occasioni di confronto. Anche l’arte avrà un ruolo importante: “Lo spirito della Laudato Si’ parte da uno sguardo contemplativo sul creato – prosegue suor Smerilli –. L’arte in questo processo è importantissima perché ci dice gratuità, passione. Ci dice che a smuoverci è la tensione verso il bello, non tanto il fatto che ‘dobbiamo’ cambiare i comportamenti”. Un’eredità che questo anno vuole lasciare sono le living chapel, le cappelle viventi: luoghi di preghiera all’aperto, realizzati con materiali ecosostenibili, all’insegna dell’armonia tra spiritualità e natura, grazie all’apporto delle arti, dalla musica all’architettura. La prima living chapel è sorta nell’orto botanico di Roma. “La seconda si sta progettando in Veneto”.

“L’obiettivo dell’anno di celebrazione della Laudato Si’ e dei sette anni seguenti è entrare nel concreto della transizione ecologica”, continua la religiosa. “Cosa vuol dire per un’università, per esempio, essere completamente sostenibile? La Georgetown University di Washington, negli USA (retta dai Gesuiti), ha trasformato strutture, comportamenti e persino la didattica, in modo da essere in linea con la Laudato Si’. E in questi mesi metterà a disposizione di altri atenei la propria esperienza”.

Donna, economista e religiosa. Questi tre aspetti contraddistinguono in modo profondo l’impegno di suor Smerilli. “Sono convinta che la questione femminile sia una delle sfide cruciali del nostro tempo. Lo si è visto anche durante il lockdown. Da una parte, a essere penalizzate sono state soprattutto le donne, molte delle quali hanno dovuto rinunciare al lavoro per l’impossibilità di conciliarlo con gli impegni familiari. È vero che molti uomini hanno vissuto la stessa situazione di lavoro entro le mura domestiche durante la pandemia, ma i dati ci dicono che solo il 55% ha contribuito di più rispetto al solito alla gestione della casa e dei figli. Dall’altro lato si è visto che i Paesi governati da donne – penso alla Nuova Zelanda o alla Germania, per esempio – hanno reagito molto meglio alla crisi. Una recente analisi sul New York Times ha riconosciuto alle leader di questi Paesi chiarezza nella comunicazione, capacità di empatia e di mettersi nei panni dei cittadini, di comunicare in modo chiaro ed efficace, chiarezza nelle decisioni e non confusione rispetto a quanto si è visto in tanti altri Paesi. Forse la dimensione del prendersi cura, più sviluppata dalla parte femminile dell’umanità, ha permesso una reazione migliore di fronte a emergenze dove la salute viene messa in discussione. Ci sono capacità che le donne hanno sviluppato più degli uomini, per ragioni anche culturali, che sono particolarmente adatte ad affrontare i problemi del nostro tempo. Rinunciare a questo contributo sarebbe come guardare con un occhio solo: la visione della realtà è deformata”.

Se è diventata religiosa per scelta, suor Alessandra ha cominciato a studiare economia per “obbedienza”. “Volevo occuparmi dei giovani e lavorare nel sociale. Invece la mia superiora, al momento di scegliere la facoltà, mi chiese di iscrivermi a Economia. Lei guardava avanti e mi disse che l’economia sarebbe diventata sempre più importante, e che come educatrici non potevamo non occuparcene. All’inizio mi crollò il mondo addosso, poi studiando ho capito che mi interessava andare a fondo dei modelli di teoria economica. Grazie all’incontro con studiosi come Antonio Maria Baggio e Luigino Bruni, ho trovato la mia strada: ho capito che era possibile fare economia in modo scientifico, ma mettendo al centro valori diversi rispetto a quelli classici. Alcune teorie economiche su cui basiamo la nostra vita danno per scontato, per esempio, che sia sempre e comunque meglio per le persone avere più beni, possedere sempre di più. Oggi sono convinta che sia necessario rimettere l’economia al suo posto in un quadro più ampio, renderla davvero strumento al servizio di un benessere che è uno star-bene delle persone in tutti i sensi”.

Per affrontare le sfide del futuro, secondo suor Smerilli, sarà fondamentale puntare sulla cooperazione, piuttosto che sulla competizione: “Serve una politica lungimirante, un nuovo protagonismo dello Stato e una rinnovata cooperazione fra i governi. Papa Francesco l’ha detto benissimo il 27 marzo: ‘Nessuno si salva da solo’. Questo virus, un esserino invisibile l’ha reso evidente: si può fare tanto nella gestione dell’epidemia, ma poi basta l’arrivo di un aereo da un altro Paese per rimettere tutto in discussione. L’Europa si sta mostrando forte in questo senso, ma ci aspettano profondi cambiamenti, soprattutto nel mercato del lavoro. È essenziale capire dove si sta andando per intervenire per gestire la transizione. Non dobbiamo aspettare che milioni di persone perdano il lavoro per riconvertire alcuni settori della produzione. Va fatto subito, prima che ci sia la crisi sociale. In questo senso, il Green New Deal, il progetto europeo per la transizione ecologica dell’Unione europea, può essere un’occasione per creare nuovi posti di lavoro e, nello stesso tempo, per andare verso un’economia riconciliata con l’ambiente e la natura, con tempi e ritmi di lavoro umani”.

Fonte: Famiglia Cristiana

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