Zambia – Ola, giovane volontaria polacca, e il suo primo incontro con l’Africa

20 Novembre 2020

(ANS – Makululu) – In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, oggi, 20 novembre, pubblichiamo una testimonianza della volontaria polacca Ola Kluszczyńska, che dallo scorso settembre serve nella missione salesiana a Makululu, impegnandosi con i minori a rischio in quell’opera.

Sono passate alcune settimane da quando sono nella missione salesiana “Ciloto” a Makululu, Distretto di Kabwe. “Ciloto” nella lingua locale, il bemba, significa sogno. Il mio sogno si avvererà anche qui?

La mia prima scelta per il mio volontariato era l’India. Non è stato possibile. Ora sono felice di essere qui. Per me è ancora come un sogno, così irreale. Mi hanno strappato via dalla mia casa, dal mio lavoro e da tutto quello che ho vissuto fino ad ora. Tutto è nuovo e diverso. Persone, clima, cibo e lingua. Mi sto lentamente abituando alla realtà che mi circonda. Conosco i ragazzi, imparo i loro nomi e i loro comportamenti. Conosco il loro ritmo del giorno, le loro attività e quello che gli piace suonare. Inoltre, imparo lentamente la loro lingua bemba per poter comunicare meglio con loro, perché non tutti parlano inglese. Alcuni di loro hanno molte difficoltà. Anche se parlano un po’ di inglese, non sanno leggere. Ieri è stata una grande gioia per un ragazzo imparare a scrivere il suo nome, così da poter firmare.

Quando sono venuta qui, ero molto preoccupata che forse non ce l’avrei fatta, non avrei saputo cosa farne, perché non ho competenze particolari per lavorare con i bambini. Ora capisco che si tratta solo di accompagnarli per poterli conoscere meglio. Sapere quali sono i loro bisogni e poi cercare di rispondervi.

Quello che faccio qui deriva dall’osservazione. Ad una delle prime Messe con i ragazzi ho visto che uno di loro aveva un grosso strappo sui pantaloni. Così li ho presi e glieli ho ricuciti, ed è così che ho iniziato. Non c’è giorno in cui Monika, l’altra volontaria, ed io non aiutiamo i ragazzi nei lavori manuali. E ho scoperto che alcune persone hanno una fantasia e un talento straordinari! Di solito alla fine della giornata ci sono diversi ragazzi che mi aspettano e che hanno vari lividi, pance o testa doloranti, schegge nelle mani o altri disturbi. Ognuno di loro ha bisogno di attenzione. I ragazzi sono talentuosi e creativi: hanno realizzato una scarpa da un pezzo di legno e due strisce, occhiali con del filo metallico e una chitarra da altri materiali trovati sulla piazza.

Qui ce ne sono 40 di ragazzi residenti, e circa altri 35 vengono ogni giorno al centro, cioè hanno la possibilità di fare la doccia, andare a scuola, mangiare. È tutto molto rumoroso e divertente. Litigano e si picchiano come fanno i ragazzi, ma si prendono anche cura l’uno dell’altro. Inizio la giornata con loro alle 6 del mattino per la Messa e finisco alle 21 quando i ragazzi hanno le ultime lezioni, per lo più di lettura o studio, o la visione di un film o il racconto di una fiaba nei fine settimana

Durante il giorno li aiuto ad andare a scuola, a sistemare i loro vestiti, a organizzare il loro tempo libero, ad animare l’oratorio, a pregare con loro, a imparare a leggere. Le giornate sono piene della loro presenza e dei loro affari.

Alla mia domanda sul rischio di contrarre la malaria, don Andrzej Zdzieborski mi risponde con un sorriso e dice di aver incontrato 17 zanzare da quando è qui, le altre sono scappate via per la confusione.

La missione di “Ciloto” è un sogno soprattutto per questi ragazzi, che sono stati privati della loro casa e della loro famiglia. L’hanno persa a causa della povertà, dello sfruttamento materiale, della disoccupazione, dei conflitti familiari, del rifiuto, della violenza e di molte altre conseguenze della mancanza di giustizia sociale e di amore reciproco.

La missione si estende su una decina di ettari di terreno, in una zona poverissima, e conta un complesso di scuole, un centro per ragazzi di strada, un oratorio e la piccola comunità di missionari salesiani che vi lavorano.

Quattro sacerdoti e un coadiutore, un aspirante, impiegati e volontari: ogni giorno, oltre ai ragazzi di strada, curano quasi 800 studenti che frequentano le tre scuole, e anche una grande parrocchia.

Kabwe, nel cui distretto si trova Makululu, è una delle più grandi città dello Zambia. Un tempo era un grande centro di estrazione di piombo e zinco, ma dopo la chiusura della miniera, negli anni ‘90, è diventata una città con un’enorme disoccupazione. Gli uomini guadagnano soldi pescando. Partono per 6 mesi e vanno sul fiume Lukanga, a 40 chilometri di distanza. Non è raro che le donne con bambini siano lasciate sole e indigenti per tutto questo tempo. Succede pure che gli uomini non tornino, perché mettono su famiglia lì, o conducono una doppia vita. Le famiglie sono per lo più numerose e spesso sono i bambini che si fanno carico di guadagnare soldi per mangiare e mantenere la famiglia. Inoltre, si stima che circa il 25% della popolazione sia infettata dall’HIV, vi è carenza di acqua corrente e un alto livello di contaminazione da metalli pesanti nell’ambiente. Tutto ciò si traduce in alti tassi di mortalità, e anche i giovani stanno morendo.

In molti casi i bambini sono completamente orfani o hanno perso almeno uno dei genitori, e vengono cresciuti da nonni e parenti che non sono in grado di mantenerli. Per questo motivo, vengono portati in strada, a volte abbandonati perché il padre o la madre hanno messo su una nuova famiglia o devono guadagnarsi da vivere. Per strada guadagnano soldi chiedendo l’elemosina, rubacchiando o facendo qualche lavoretto da poco.

Ulteriori informazioni su: https://misjesalezjanie.pl/ 

InfoANS

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