I nostri giovani sono sempre più poveri
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07 Novembre 2016

In queste ultime settimane sono apparse sui media in America Latina e in Italia due notizie relative all’allarmante aumento della povertà tra i giovani.

“Il vecchio modello italiano di povertà, che vedeva gli anziani tra i più indigenti, non è più valido: oggi la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all’età, cioè diminuisce all’aumentare di quest’ultima” è riportato nel Rapporto 2016 della Caritas Italiana sulla povertà.

Italia i tassi di povertà assoluta hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi dieci anni e ad esserne toccati sono soprattutto i giovani in cerca di lavoro e gli adulti disoccupati. Dei 4,6 milioni di poveri assoluti gli under 34 rappresentano il 46,6% del totale.

Contemporaneamente, dall’altra parte del mondo, secondo il rapporto annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) oltre 100 milioni di giovani latino-americano – il 64% del totale – vivono in famiglie povere o vulnerabili, e per circa 30 milioni di essi – cioè 1 su 5 – non ci sono possibilità di studio o di lavoro.

Un’ulteriore conseguenza di ciò è che circa il 50% delle aziende non trova manodopera qualificata per le proprie attività, un problema particolarmente grave soprattutto in Argentina, Perù, Brasile e Messico. Le cause di queste realtà sono molte, ma le indicazioni per combatterle puntano tutte e specificamente sull’educazione.

Una possibile soluzione è quella presentata in Europa quando si propone di destinare più risorse per i giovani e di prendere in considerazione la grande mobilità del lavoro. Gli imprenditori in America Latina raccomandano a presidenti e capi di stato di favorire l’uso della tecnologia nell’educazione, per preparare i giovani “del futuro”.

E sostengono anche che “i modelli di apprendimento che utilizzano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione consentono una maggiore flessibilità e un’accelerazione del ritmo di apprendimento”, pur riconoscendo che “resta ancora molto da fare per andare avanti”.

Come Salesiani abbiamo ereditato da Don Bosco un senso pratico, per il quale l’educazione e l’evangelizzazione si realizzano attraverso risposte concrete alle esigenze dei giovani; queste cifre sono una chiamata urgente per rivalutare, migliorare, dare nuovi significati e rafforzare la nostra presenza educativa tra i più poveri, aiutandoli a trovare un posto nelle nostre opere che garantisca i loro diritti e li metta in condizione di guadagnarsi onestamente da vivere e di conseguire la loro realizzazione personale.

Questo è il campo in cui sviluppiamo la nostra vocazione, dove, a differenza delle ONG, proponiamo ai giovani qualcosa di più di una qualifica professionale; la nostra proposta educativa è una presenza-guida perché i giovani possano scoprire la loro vocazione di figli di Dio ed edificatori della società.

InfoANS

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