Bolivia – Intervista a don Serafino Chiesa, SDB, missionario a Kami

14 Gennaio 2022

(ANS - Kami) - Don Serafino Chiesa, salesiano missionario, originario di Santo Stefano Roero, un piccolo paese in provincia di Cuneo, è arrivato in Bolivia a metà degli anni ‘80, trovando una delle popolazioni più povere del mondo, e da 24 anni ha deciso di condividere il suo sogno di aiutare nello sviluppo di più di 100 comunità rurali. La sua missione la svolge a Kami, un centro minerario situato nella provincia di Ayopaya, nel Nord-Ovest del Dipartimento di Cochabamba, in Bolivia, ad un’altitudine compresa tra 3.600 e 4.500 metri sul livello del mare, dove i primi salesiani giunsero nel 1977.

Quando e come è arrivato a Kami?

Arrivai dall’Italia alla missione di Kami il 2 gennaio 1985 per aiutare e offrire il mio sostegno in questa zona remota e complicata a causa dell’altitudine. Non ero pronto a partire come missionario, ma accettai la proposta dei miei Superiori di aprire una piccola finestra sul mondo, una missione tra i poveri... E Kami era il posto giusto! Non potevo dire altro se non che era il momento di non vivere più di chiacchiere, ma di dare finalmente il mio contributo.

Com’era la realtà della comunità Kami all’arrivo?

La presenza salesiana a Kami, inizialmente italiana, ha subito molti cambiamenti e, gradualmente, ha incorporato dei salesiani boliviani, finché è passata ad essere amministrata dall’Ispettoria boliviana. Ma le linee della missione non sono cambiate dall’inizio.

A quei tempi le strade erano terribili, le frane erano costanti e la città più vicina era a molte ore di distanza. Un’altra questione impressionante era la situazione dei bambini che non avevano nulla per proteggersi dalla pioggia e dal freddo. Ora la situazione è molto diversa, non c’è paragone con quegli anni.

Prima, non essendoci una strada, era più difficile raggiungere le comunità remote, e c’erano notti in cui necessariamente dovevo trattenermi in qualche comunità. Le persone che mi ospitavano mi lasciavano il loro povero letto e andavano a dormire nei magazzini. L’ospitalità è stata sempre grande, così come l’affetto. Ma ora ci sono strade, ci si può muovere in macchina e non c’è motivo di dormire fuori. Questo è sia un bene che un male, perché l’atmosfera di vicinanza, convivialità e familiarità si è persa.

Qual è l’impatto sociale della presenza salesiana a Kami?

Uno dei primi effetti è stata la presenza di sacerdoti che visitavano le famiglie e assicuravano la celebrazione dell’Eucaristia.

Le opere sociali iniziarono quasi immediatamente dopo l’arrivo dei salesiani, come l’acquedotto, che è considerato un’opera monumentale. Ci sono 7 chilometri di tubature lungo una catena montuosa molto complicata. L’acqua è stata portata a Kami in grandi quantità, anche se è ancora insufficiente a causa del gran numero di minatori.

Siamo anche riusciti a organizzare una migliore assistenza sanitaria, con l’aiuto dell’ONG italiana “COOPI”, e abbiamo anche rafforzato le scuole della zon,a perché c’era un’alta percentuale di abbandono scolastico. Ora è diminuito e la popolazione è meglio preparata a muoversi verso un futuro un po’ meno buio.

Altre opere importanti sono state la costruzione dell’ospedale, della palestra e del cinema nel 1984. Sono opere sociali che hanno avuto un forte impatto sulla popolazione di Kami e hanno creato un rapporto di stima con la comunità salesiana.

Cosa può dirci della centrale idroelettrica?

Il progetto è davvero grande. La prima fase venne completata già nel 2007, ora siamo alla terza e ultima fase del progetto, da completare per la costruzione dell’impianto, che fornirà l’elettricità all’intera regione e potrebbe essere in grado di espandersi ancora un po’. Il progetto prevede che l’energia in eccesso venga venduta allo Stato e che il reddito venga utilizzato per sostenere tutte le attività della missione salesiana in Bolivia: sostenere i progetti di Radio Don Bosco, i progetti agricoli, mantenere le strade, che è una parte importante dello sviluppo dei villaggi...

Come è iniziata la produzione e la commercializzazione di carni?

Quest’iniziativa nacque circa 25 anni fa, a partire da un progetto agricolo che cercava di migliorare la qualità della vita della gente migliorando la qualità dei semi di patata, e che continua ancora oggi. È un sistema che nel corso degli anni ha dimostrato la sua efficienza.

In quegli anni, quando non c’erano veterinari nella zona, la formazione di promotori agricoli divenne una necessità. Così, nel centro “Icaya”, una piccola fattoria dove si tengono i corsi, i contadini hanno potuto lavorare con i maiali, poiché tutte le famiglie hanno questi animali nei loro campi, ma erano trascurati e malati.

Abbiamo iniziato con lo sviluppo di corsi di formazione e siamo riusciti a fare piccoli allevamenti di maiali in buone condizioni igieniche. Sono stati tenuti corsi di sensibilizzazione e di formazione che hanno portato a un allevamento di maiali di razza migliorata. I partecipanti hanno comprato questi animali e li hanno allevati a casa secondo le specifiche del corso. Dopo alcuni anni di vendita di maiali di razza, abbiamo scoperto che erano troppi e avevamo un’eccedenza di questi animali. Con questo input abbiamo iniziato a sperimentare e siamo riusciti a produrre prosciutto serrano e salame chorizo, con ottimi risultati. Siamo stati in grado di dare un valore aggiunto alla carne di maiale.

In questo modo, è stato attrezzato il centro di produzione e il prodotto è attualmente venduto in due catene di supermercati, a Cochabamba e La Paz. E posso affermare che siamo riusciti a produrre il miglior prosciutto serrano della Bolivia.

Quali sono le più grandi sfide per Kami e l’opera salesiana nel futuro?

Continuare con i progetti che abbiamo, poiché l’auto-sostenibilità economica è ancora una sfida fondamentale.

Richard Romero

InfoANS

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