Repubblica Ceca – Dialogo tra il Rettor Maggiore e i giovani

19 Ottobre 2017

(ANS – Brno) – Il proprio cammino vocazionale, l’attualità del carisma salesiano per l’Europa, la risposta salesiana alle sfide delle migrazioni… Di questo e di altro ancora ha parlato alcune settimane fa a Brno, durante la sua visita d’animazione in Repubblica Ceca, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, in una lunga intervista/conversazione realizzata dai giovani del luogo, che oggi qui riproponiamo:

Rettor Maggiore (RM): Prima di tutto vorrei salutare tutti, sono molto felice di essere con voi, perché è passato molto tempo da quando ho promesso di venire qui. E sono contento di avere una brava traduttrice, così posso parlare nella mia lingua materna. Vorrei spiegare, perché siamo venuti. Da un po’ di tempo non incontravo un gruppo di giovani così numeroso. Sono contento che abbiamo questa mattinata per stare insieme, salutarci, pranzare insieme. Voglio sottolineare, che anche se non parlo ceco, non abbiate paura di venire da me. Abbiamo qui la traduttrice dallo spagnolo, o il direttore che traduce dall’italiano, o forse la traduzione non sarà necessaria perché i nostri volti parleranno. Adesso vi passo il microfono e ascolto le vostre domande.

Intervistatore (I), don Zdenek Jancarik, Direttore della casa salesiana di Brno:

Don Ángel, vogliamo sapere se questa è la tua prima volta in Repubblica Ceca, a Praga e a Brno.

Sì. La prima in Repubblica Ceca, la prima a Praga, la prima a Brno. Della Repubblica Ceca non conosco molto. Ieri sera abbiamo un po’ girato per la città di Praga, mi sembra meravigliosa. Di Brno mi sono un po’ informato ed ho saputo che c’è una buona squadra che si chiama Kometa. Pensavo fosse come il Real Madrid, ma poi ho scoperto che si tratta di Hockey su ghiaccio.

Bene, sono pronto per la seconda domanda. Ma voglio domande facili! Per esempio se preferisco la carne o il pesce. Domande facili!

Bene. Chi ti ha dato il nome Ángel, mamma o papà? Significa angelo?

Il mio nome significa biblicamente “l’inviato di Dio, l’angelo”. Ho questo nome grazie a mio papà, anche lui si chiama così. È una tradizione quella di passare il nome dal padre o dal nonno al figlio.

Sei spagnolo o argentino?

Sono spagnolo, mio padre è argentino. Perché me lo chiedi?

Perché quando sei stato nominato il Rettor Maggiore, sei venuto dall’Argentina…

Sì, sono venuto dall’Argentina, perché ero lì come Salesiano da cinque anni.

Adesso leggiamo le domande dei giovani. Che cosa ti ha portato a diventare prete e salesiano?

RM: Ho detto domande facili!

I: Non lo chiedo io, lo chiedono i giovani!

RM: Brevemente. Io non conoscevo i Salesiani. Ero un ragazzino, vivevo in un villaggio sul mare. Quando avevo dieci anni passò di lì una turista e, visto mio padre che preparava le reti per pescare, chiese di poter fare un giro in barca con lui. Da quel giorno la signora divenne amica dei miei genitori. Era una signora anziana, aveva una settantina d’anni circa. Alla fine conobbe anche me e mia sorella minore. Dopo un anno domandò ai miei genitori che cosa avrei fatto da grande e mio padre le rispose che probabilmente avrei finito la scuola e sarei diventato un pescatore, come tutti nella mia famiglia. Anche i miei cugini sono pescatori. La signora disse che conosceva una congregazione che si occupa dei giovani. Mamma mi chiese che cosa avrei voluto fare io. Ma io non sapevo cosa dire. Dopo un anno presi a studiare nell’istituto salesiano. Devo dirvi un segreto: dopo gli studi ero abbastanza stufato dai Salesiani. Erano duri. Forse avevano dimenticato un po’ il Sistema Preventivo. Poi pensai di iscrivermi all’università, volevo studiare Medicina o Chimica. Nel frattempo tornavo a casa e pescavo con mio padre. E poi è successo qualcosa che non so spiegarmi. Quando ero già pronto per iniziare gli studi e avevo anche una borsa di studio, mi sono detto: ma non sarà che la vita salesiana fa per me? Perché anche se ero già stanco dei Salesiani, ero veramente felice. Così andai dai miei genitori e gli chiesi di poter iniziare la formazione salesiana ed i miei genitori, che sono molto semplici e modesti, mi dissero: “Se è la tua vita, vai”. Sono sicuro che se il mio padre mi avesse detto di rimanere a casa come pescatore, non sarei mai diventato salesiano. Nella mia vita ci sono stati alcuni momenti, dovuti a certe persone, che hanno determinato la mia vita. È stata la signora sconosciuta che ha cambiato la mia vita. È stata la decisione di miei genitori, che mi hanno lasciato fare quello che sentivo nel mio cuore. Così è iniziata la strada della mia vocazione e sentivo di essere lì dove il Signore mi vuole. Questa è la storia della mia vocazione e voglio dire che sono molto felice di essere dove sono.

Esiste una parola, un atto o una decisione di Don Bosco che potrebbe oggi ispirare i giovani d’Europa?

Sicuramente. Non so se una parola, ma certamente una convinzione. Don Bosco credeva nei ragazzi, che hanno in se un potenziale meraviglioso. Credeva, che i ragazzi e le ragazze possono diventare protagonisti della propria vita. Ed è questo che Don Bosco può comunicare anche a noi oggi. Lui credeva in voi, voi potete diventare protagonisti della vostra vita. Penso che possiamo dire questo.

Adesso una domanda attuale. In tutta l’Europa dobbiamo affrontare la questione dei migranti. Anche nella Repubblica Ceca spesso fanno paura, ai politici e alla popolazione civile. Possiamo vederlo come un’opportunità? Come dovremmo reagire? Quale è il punto di vista del Rettor Maggiore?

Questa è una domanda bella, ma molto difficile. Quando ho attraversato la Repubblica Ceca oggi in macchina, mi sono reso conto di quanto è bella. E nello stesso tempo mi sono accorto che è possibile arrivare a Brno da Lisbona praticamente in autostrada! Mi entusiasma il fatto che come cittadino spagnolo posso viaggiare liberamente nell’area Schengen. Ho visitato più di 60 paesi e vedo che ogni nazione è originale e meravigliosa. D’altra parte vengo da un paese dove c’era una grande migrazione. Voglio essere sincero con voi. Mi dispiace che costruiamo muri e diciamo: “qui viviamo noi, qui non dovete vivere voi”. Questo mi preoccupa, perché credo che le altre popolazioni ci possono arricchire. Non voglio dire che deve esserci un grande caos, non dico questo! Voglio solo dire, che una persona diversa da noi non deve essere per forza pericolosa. Sono profondamente convinto, che come europei potremmo fare più di quello che facciamo. Sono convinto che le frontiere non sono una buona soluzione. Le persone che vengono dall’estero non sono una minaccia. So che il tema è preoccupante. Soprattutto sapendo che alcuni matti nel mondo commettono attentati. Ma essere prudenti non significa vedere un nemico in ogni straniero. Se come movimento salesiano siamo in qualche cosa diversi dalle persone che non hanno la fede, forse dovremmo avere la stessa opinione su questo argomento così importante. E quindi sarei molto curioso di sentire la vostra opinione! Ma quello che ho appena detto lo penso veramente nel mio cuore, come cittadino europeo.

Come superiore salesiano hai visitato molti paesi. Puoi dire quale è oggi il paese più salesiano? Dove lo spirito salesiano cresce di più?

Non so dire in che parte del mondo siamo più salesiani. Non è che non vorrei rispondere. Ma abbiamo già visitato 62 paesi e ogni volta che torniamo, siamo emozionati. In Sicilia abbiamo incontrato molti giovani rifugiati. Anche a Malta e in Germania. E per esempio in Mongolia abbiamo incontrato tanti poveri. In Sierra Leone ho visto le ragazze che hanno subito abusi sessuali.

Lì ho anche incontrato salesiani che frequentano le carceri, come faceva Don Bosco a Torino. Ho visto in India molti bambini che vivono per strada. In Colombia ho incontrato giovani quattordicenni e quindicenni che combattono con le FARC. Ho visto centinaia di persone senza tetto in Equador. Ho visto famiglie povere sulle Ande. Non ho dubbi che anche qui in Repubblica Ceca i Salesiani si avvicinano ai giovani più bisognosi. Per questo motivo non sono capace di dire quale paese sia il migliore. Ma posso dirvi il criterio: ogni volta che la Famiglia Salesiana è in mezzo ai giovani e cerca i più bisognosi, allora è sulla strada di Don Bosco. Non importa se in Italia, in Spagna o in Nigeria. L’importante è avere lo stesso spirito di Don Bosco. Se riusciamo a fare questo, siamo fedeli alla missione salesiana. Voglio sottolineare che uno dei nostri scopi è anche accompagnare i giovani. Il nostro successo più grande siete voi! Tutto ciò che voi potete donare agli altri.

Alla fine voglio dire questo, che sono veramente molto felice di essere qui con voi. Devo finire. Voglio solo dire che la Famiglia Salesiana crede in voi e aspetta da voi grandi cose!

Traduzione a cura di Anezka Hesova, del Centro di Comunicazione Sociale dell'Ispettoria Salesiana della Repubblica Ceca.

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