RMG – “Perché possiamo raccontare e registrare nella nostra memoria le belle storie della vita”: Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2020
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25 Maggio 2020

(ANS – Roma) – In questo momento storico, con la pandemia che infuria in molte parti del mondo e che confina altri milioni di persone a vivere in clausura, Papa Francesco ci ricorda che possiamo “tessere delle storie”. “L’atto del raccontare è essenzialmente umano. Sentiamo il bisogno di raccontare ciò che accade a noi e agli altri per trovare il senso della vita” scrive S. Kohan. Il Papa, da parte sua, ci invita a raccontare “storie che ci aiutino a riscoprire le nostre radici e la forza di andare avanti insieme”; inoltre “ci incoraggia a raccontare e condividere storie costruttive che ci aiutino a capire che siamo tutti parte di una storia più grande di noi stessi”.

“Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita”, spiega il Papa nel preambolo del messaggio. Oggi il mondo sta vivendo una crisi molto grande, a causa di Covid-19; però è possibile anche trovare un mondo solidale, impegnato, capace di guardare ai poveri e ai più bisognosi. Don Gildasio Dos Santo Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione, ha inviato una lettera a tutti i responsabili della comunicazione della Congregazione salesiana, in cui ringrazia “il coraggio e la creatività di comunicare attraverso le reti sociali e i vari mezzi di comunicazione, la forza dell’amore e della solidarietà”.

Il 24 maggio Papa Francesco ha ricordato la celebrazione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e ha invitato la gente a “tessere delle storie”. “Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie…, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli… “Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita” (N° 1).

“Non tutte le storie sono buone” perché siamo piene di storie “che ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo”. Siamo quindi incoraggiati ad avere il coraggio della “pazienza e discernimento per riscoprire storie che… riportino alla luce la verità di quel che siamo” (N° 2).

In questo intreccio di storie ci viene presentata la Bibbia come “la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità. Al centro c’è Gesù: la sua storia porta a compimento l’amore di Dio per l’uomo e al tempo stesso la storia d’amore dell’uomo per Dio”.

Molti degli uomini del marketing di oggi saranno d’accordo con il Papa, perché i ragazzi e i giovani di oggi comunicano, si promuovono raccontando “storie”. Il Papa però spiega: “Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio” (N° 5).

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