Argentina – De Agostini, il sacerdote che si arrampicava con la tonaca e che scoprì i luoghi più remoti della Patagonia
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01 Luglio 2020

(ANS – Buenos Aires) – Fotografo, cartografo e instancabile esploratore, il salesiano don Alberto De Agostini sbarcò a Punta Arenas, nella Patagonia cilena, nel 1910. Si stabilì in quella regione e per quasi cinquant’anni perlustrò i territori meridionali di Cile e Argentina. Strenuo difensore delle popolazioni indigene, fu il primo cartografo di quella terra e ha lasciato un’eredità stampata in guide di viaggio, cronache e fotografie impressionanti.

Alberto Maria De Agostini nacque il 2 novembre 1883 a Pollone, un piccolo villaggio del Piemonte, nel nord Italia, ai piedi delle Alpi, circondato da un ambiente naturale di montagna che lo segnerà per il resto dei suoi giorni. Venne alla luce in una famiglia di cartografi, che aveva già pubblicato e venduto libri. Grazie a questa tradizione iniziò a percepire la sua vocazione alla ricerca, alimentata da un’infinita curiosità e da una sua passione per la fotografia.

Rimase affascinato da Don Bosco e nel 1909 venne ordinato sacerdote tra i suoi salesiani. È per questo che, inviato alle Missioni Salesiane, un anno dopo, all’età di 26 anni, raggiunse Punta Arenas, la città più meridionale della Patagonia cilena. Lì il suo amore per la montagna crebbe ancora, così come si affineranno le sue doti di scalatore e di fotografo.

Trascorse 50 anni nel Sud del Sudamerica, scalando montagne e dedicandosi alla mappatura della Patagonia meridionale.

Uno dei compiti più complessi della missione, che intraprese insieme ad altri celebri salesiani, come mons. Giuseppe Fagnano, fu quello di proteggere le comunità indigene della regione, Yámanas, Onas, Selk'nam e Alacalufes, soggiogati e schiavizzati dai proprietari terrieri europei. Coloro che non potevano essere schiavizzati venivano perseguitati a morte, sfollati dai loro territori. Così furono decimati, quasi sterminati in atroci cacce, o contagiati dalle malattie portate dai coloni del vecchio continente.

I missionari della Congregazione Salesiana cercavano di proteggerli raggruppandoli in missioni, di fronte alla feroce opposizione degli europei bianchi che vedevano negli indigeni una manciata di selvaggi.

L’esploratore salesiano dedicò gran parte della sua vita all’esplorazione delle terre di Magellano. Dalla catena montuosa di Darwin ai gruppi di Balmaceda e Paine, vicino a Puerto Natales, posti che lo abbagliarono per la loro bellezza. “Il luogo è uno dei più selvaggi e grandiosi – scriveva nei suoi diari –. Le foreste, i laghi, i fiumi, le cascate, costituiscono il piedistallo di questo fantastico castello turrito, con mura gigantesche, corazzata di ghiacciai, superato da guglie di terribile aspetto che offrono tanta seduzione all’audacia degli alpinisti...”.

Don de Agostini, l’esploratore, il cartografo, l’alpinista, ma soprattutto il salesiano e missionario, si spense nel giorno di Natale del 1960, nella Casa Madre dei salesiani a Torino.

Guido Piotrkowski

Fonte: La Nación

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