Argentina – Il sig. Zatti immigrato. Una risposta di speranza di fronte alle avversità
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21 Settembre 2022

(ANS – Buenos Aires) – Dodicimila chilometri separano il paese di Boretto, in Provincia di Reggio-Emilia, in Italia, dalla città di Bahia Blanca, nel Sud della Provincia di Buenos Aires, in Argentina. Come milioni di famiglie dell’epoca, gli “Zatti” emigrarono in America alla ricerca di condizioni di vita migliori. Un nuovo paesaggio, una nuova cultura e una nuova lingua accolsero un giovane Artemide, un santo che visse alcuni dei sogni e delle difficoltà, delle nostalgie e delle gioie, vissuti da ogni migrante che lascia la propria terra.

Milioni di persone in cerca di un futuro migliore

Nella seconda metà del XIX secolo, il sistema sociale e la struttura agraria italiani subirono una grave crisi che colpì piccoli agricoltori e mezzadri. Lo spostamento dalla campagna alla città causato dall'industrializzazione, insieme alla concentrazione della proprietà rurale e alla crescita della povertà, spinse i contadini italiani a emigrare in America.

Dei 52 milioni di europei emigrati tra il 1830 e il 1930, circa 11 milioni sbarcarono in America Latina: la maggior parte proveniva dal nord Italia e dalla Spagna. Quasi la metà di loro, circa 5 milioni di italiani, si stabilì in Argentina.

Anche Boretto, un piccolo paese agricolo sul fiume Po, risentì della crisi agraria. E la famiglia Zatti soffrì delle difficoltà economiche. Fin da piccoli tutti i membri della famiglia, compresi i bambini, andavano a lavorare nei campi. I figli più grandi e gli altri membri della famiglia lavoravano come operai o braccianti per guadagnare pane e polenta: “Nato in una casa povera, dove c’erano molte bocche e poche entrate, era necessario lavorare se si voleva vivere”, riassunse il salesiano don Raúl Entraigas, il principale biografo di Zatti.

Come il resto della sua famiglia, Artemide conduceva la vita povera dei contadini laboriosi e abnegati. E come altri italiani, vedeva nell’America una via d’uscita. Le informazioni dei parenti che già si trovavano in questo continente erano entusiastiche. In particolare, lo zio Giovanni Zatti, che si era stabilito a Bahía Blanca, faceva da “richiamante”.

Le catene migratorie, le reti di conoscenze e l’identità etnica e religiosa permettevano di convogliare le notizie, scoprire l opportunità di lavoro e sfruttare le poche risorse disponibili. Amici e parenti che già risiedevano nella “terra promessa” avviavano queste catene. Così, all’inizio del 1897, la famiglia Zatti salpò per l’Argentina. Artemide aveva 16 anni.

Legami e fede per sentirsi a casa

Una volta arrivati in America, gli immigrati italiani, in grande maggioranza lavoratori agricoli, si dedicavano a diverse attività che permisero loro di guadagnarsi da vivere o, nel migliore dei casi, di ottenere una leggera crescita sociale. Gli Zatti arrivarono in Argentina il 7 febbraio e si stabilirono a Bahía Blanca, allora una piccola città nel sud della provincia di Buenos Aires.

Il sostegno dei familiari e la solidarietà delle reti di socialità, come le società di mutuo soccorso e l’azione della Chiesa, facilitavano l’inclusione dei migranti nella vita sociale, culturale e produttiva. I Salesiani di Don Bosco, molti dei quali erano anch’essi italiani, favorirono questo inserimento nella società locale.

Nell’ambito di questa catena migratoria, Artémides funge da consigliere per i nuovi arrivati nel Paese: “Ho saputo che è arrivato dall'Italia, o meglio, dall’indimenticabile Boretto, il cugino Iginio. Dalle lontane terre della Patagonia gli auguro buona fortuna (...) Consigliategli di non lasciarsi intrappolare (vale per tutti) da quel padrone che fa lavorare anche nei giorni di festa, con la scusa della necessità, dicendo e mettendo in pratica quello che avrà già sentito dire, che in America tutto è permesso purché si guadagni”.

Gli Zatti, una famiglia religiosa, abituata alle pratiche della pietà contadina, erano assidui frequentatori della parrocchia di Boretto. Una volta in Argentina, Artemide, come tutti i suoi confratelli, si unì alla vita parrocchiale e divenne presto un assiduo partecipante alle attività organizzate dai salesiani. Dal contatto con loro nasce la sua vocazione religiosa e il desiderio di diventare salesiano.

Con il ricordo della terra natia

I migranti, anche quelli che si unirono a società “accoglienti”, come gli Zatti alla fine del XIX secolo, sperimentavano povertà e incertezza. Pur cercando di mantenere i legami con la località d’origine, costruirono nuovi legami in loco per farsi strada. Attraverso un intermediario, Artemide si mise in contatto con il suo parroco di Boretto e inviò un saluto a tutti i suoi compaesani: "Ho scritto a Boretto, a padre Costante Solian, chiedendo i certificati di Battesimo e di Cresima. Me li ha già inviati, avendo cura di mandare un saluto a tutti voi e ai ‘Borettani’ che vivono a Bahía Blanca”.

Nella vita di Artemide possiamo vedere la sua resilienza di fronte alle avversità nel suo nuovo contesto di vita: lavoro precario, studi incompleti, gravi difficoltà di salute, incertezza sul futuro. Eppure, di fronte a tutto questo, fu in grado di riprendersi. Infine, nel 1914, ottenne la “carta di cittadinanza” come cittadino della Repubblica Argentina. Solo nel 1934, in occasione della canonizzazione di Don Bosco, tornò in Italia e visitò il suo Paese natale.

Un santo immigrato

Diversi fattori influenzano la migrazione, che può essere volontaria o forzata, conseguenza di disastri ecologici, crisi economiche o situazioni di estrema povertà o conflitti armati, la cui entità e frequenza sono in costante aumento.

Anche se a un ritmo inferiore rispetto alla fine del XIX secolo, Paesi come l’Argentina continuano a ricevere centinaia di migliaia di immigrati ogni anno, soprattutto da altre parti dell’America Latina. E come in altre parti del mondo, l’opera salesiana è un punto di incontro e di fede per le famiglie migranti, e un luogo di educazione e di svago per i loro bambini e giovani.

Allo stesso tempo, e come conseguenza di vari fattori, molte persone lasciano l’Argentina per stabilirsi in altri luoghi. Si parte, come la famiglia Zatti, alla ricerca di nuove opportunità, inseguendo sogni, con difficoltà e paure.

Ieri come oggi, i migranti - nonostante le mancanze, le ingiustizie e le disuguaglianze - utilizzano le loro particolari conoscenze, reti e competenze per farsi strada e costruirsi un futuro migliore. In questo modo, contribuiscono a forgiare comunità più forti, diversificate e con soggetti resilienti nella nuova società e culture in cui arrivano.

Gli “Zatti”, e tra loro Artemide, hanno fatto la storia dell’Argentina. Quel migrante di Boretto trovò la vocazione presso i Salesiani e sviluppò una vita piena. La storia successiva lo vide a Viedma saldamente impegnato in una vocazione di servizio incondizionato. Un percorso di vita consacrato a Dio e ai più poveri, per cui è ricordato come il “parente di tutti i poveri”, e un santo semplice e vicino alla gente. Un santo immigrato, speranza per i tempi difficili.

Sig. Ariel Fresia, SDB

Fonte: Bollettino Salesiano Argentino

InfoANS

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