RMG – Mons. Óscar Arnulfo Romero, una vita in difesa dei poveri e degli oppressi
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12 Ottobre 2018

(ANS – Roma) - Si stima che saranno circa 70 mila le persone che il prossimo 14 ottobre prenderanno parte, a San Pietro, alla Messa di canonizzazione di sette nuovi Santi, tra cui l’arcivescovo di San Salvador, mons. Óscar Arnulfo Romero Galdámez.

La canonizzazione di “san Romero d’America”, come lo venera già da tempo un intero continente, arriva dopo un percorso complesso. L’arcivescovo di San Salvador, che nelle sue omelie denunciava la repressione militare e le violenze dei gruppi rivoluzionari e difendeva i poveri e gli oppressi, venne ucciso da un sicario il 24 marzo del 1980, mentre celebrava la Messa. Il suo caso, tuttavia, è stato a lungo dibattuto nel mondo ecclesiastico, perché non tutti erano convinti che il suo fosse un martirio: era stato ucciso per odio alla fede o perché faceva politica?

Negli anni successivi le gerarchie ecclesiastiche salvadoregne non furono nette nel prendere posizione. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II rimase piuttosto prudente anche se nel 1983, durante la sua visita al Salvador, andò a pregare sulla sua tomba, dando segno di aver compreso realmente il valore della testimonianza di mons. Romero. Nell’ambito del Giubileo del 2000, infatti, fece inserire il suo nome nell’elenco dei "nuovi martiri".

Il cammino verso la santità di mons. Romero ebbe una prima accelerata con Papa Benedetto XVI, che lo definì “un grande testimone della fede”. Adesso è Papa Francesco a completare questa accelerata. Già quando era cardinale lo aveva indicato come “un santo e un martire” e ora, il primo Papa latinoamericano, della storia può canonizzare il primo arcivescovo martire d’America.

L’iscrizione nel registro dei santi rappresenta oggi il riconoscimento definitivo della Chiesa verso di lui e del suo modo di vivere la vita cristiana.

Il card. Gregorio Rosa Chávez, suo attuale successore a San Salvador, lo ricorda come un “uomo timido, timidissimo, ma anche un perfezionista che più volte aveva indicato la conversione del cuore come unico cammino per la riconciliazione del Paese”.

Mons. Romero, che aveva toccato con mano la sofferenza e che aveva perso l’amico padre Rutilio Grande, assassinato, scelse di stare dalla parte degli oppressi e mai si lasciò spaventare da attacchi e minacce.

Oggi, il valore umano di mons. Romero è riconosciuto a livello universale. Basti pensare che l’ONU ha proclamato il 24 marzo, data del suo martirio, giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime.

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