Italia – Salesiani Agnelli: dopo 50 anni torna a rivivere il “Sogno di Don Bosco”

19 Maggio 2020

(ANS – Torino) – Sono stati completati i lavori di restauro dell’antico paliotto dell’altare nella chiesa di San Giovanni Bosco a Mirafiori. Ieri, lunedì 18 maggio, nel centenario della nascita di Giovanni Paolo II, è stata celebrata anche la prima Messa sull’altare rinnovato.

I lavori, commissionati dal parroco don Gianmarco Pernice, autorizzati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino e dall’ufficio liturgico e beni culturali della Diocesi di Torino, progettati dagli architetti Luca Zumaglini e Alessia Giachetti (studio Arkitettando) con incarico di Direzione Lavori e dal restauratore Francesco Brigadeci, sono stati eseguiti da quest’ultimo e dall’impresa “Nuova L.T. Costruzioni Srl” di Giuseppe Lorusso.

Nella chiesa “San Giovanni Bosco” a Mirafiori dietro l’altare, contro la parete di fondo, si trova l’imponente gruppo marmoreo con la statua di Don Bosco. Inizialmente in quella posizione si trovava un dipinto del santo dei giovani, ma il senatore Agnelli lo aveva ritenuto troppo esiguo in confronto alla sua grandezza, così prese contatti con lo scultore Edoardo Rubino (autore della statua del faro della Maddalena, sulla collina torinese) per commissionargli un’opera monumentale che gli rendesse la giusta gloria.

L’opera è un gruppo che racchiude: al centro la grande figura di Don Bosco con le braccia aperte, in atto di accoglienza; al di sotto alcuni angeli sembrano sorreggerlo; alle sue spalle, in leggero rilievo, l’effigie di Maria Ausiliatrice con Gesù bambino in braccio, e tre angeli protesi verso di loro; a sinistra e a destra della statua una serie di formelle raffigura diversi aspetti dell’opera evangelizzatrice di Don Bosco, che va dall’insegnamento scolastico, a quello dei mestieri, per arrivare ai missionari che portarono il Vangelo nelle terre più lontane; al di sopra di tutto, due angeli accompagnati da altri più piccoli, sostengono la croce.

Prima del Concilio Vaticano II, l’altare a muro era parte integrante del monumento il cui paliotto rappresentava il sogno dei nove anni; la lettura simbolica del monumento partiva proprio da lì: dal sogno dei nove anni, Don Bosco matura la sua missione educativa e attraverso la sua esperienza di vita, regala ai ragazzi un futuro di speranza come buoni cristiani, chiamati al servizio, alla missionarietà e alla santità; e come onesti cittadini, impegnati in modo attivo e propositivo in un mondo ricco di sfide e in continuo cambiamento.

Negli anni ‘70, con la realizzazione del nuovo altare e l’adeguamento alle norme liturgiche, quel pezzo di opera era stato collocato provvisoriamente all’esterno della chiesa – ma così esposto alle intemperie – forse come dono votivo, come si usava allora, a ricordo della II Guerra Mondiale nella zona dell’oratorio ricostruita dopo il pesante bombardamento del 1944.

La decisione di ricongiungere quell’elemento all’opera principale è stata presa dal Consiglio Pastorale nel 2016, a inizio dei lavori di restauro dell’intera chiesa parrocchiale, con lo scopo di presentare e preservare uno tra i monumenti più belli dedicati a Don Bosco e finora poco conosciuto proprio perché incompleto.

I lavori, ormai avviati da tempo, dovevano essere conclusi con la Pasqua del 2020 ma si sono interrotti con il sopraggiungere della pandemia di coronavirus.

In queste settimane, cominciata la cosiddetta “Fase 2”, con la ripresa dei cantieri, è stato possibile portare a compimento l’opera e ieri è stata celebrata sul rinnovato altare la prima Messa dallo “stop” della pandemia.

Domenica 24 Maggio, festa di Maria Ausiliatrice, nonostante il numero limitato di fedeli, sarà l’occasione per rinnovare quel “si” a Colei che “ha fatto tutto”!

Sottolinea il parroco, don Gianmarco Pernice: “Questa riapertura, così unica nella storia, non poteva avere un segno più carico di speranza. Oggi più che mai abbiamo bisogno di ripartire. Come figlio di Don Bosco questo tempo mi ha insegnato che noi salesiani dobbiamo ripartire dalle origini del nostro carisma che furono avvolte da tanta incertezza, ma tanto cariche di creatività. Il sogno dei nove anni ha dato un forte impulso alla missione di Don Bosco: è un sogno che narra la creatività educativa di un Santo che non si è arreso di fronte alle difficoltà del suo tempo, ma ha saputo reinventarsi proponendo al mondo intero strade inedite per far rinascere tanti giovani che avevano perso la speranza. Da lupi in agnelli”.

“Chiederemo a Maria Ausiliatrice – conclude don Pernice – la Grazia di riaprire anche il nostro oratorio un po’ feriti da quello che abbiamo vissuto, ma totalmente rinnovati nello Spirito e pronti ad affrontare le sfide del nostro tempo con quello stesso coraggio che contraddistinse il nostro Santo fondatore”.

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