Uganda – Isolamento e carenza di cibo per i rifugiati di Palabek, a causa del coronavirus

02 Giugno 2020

(ANS – Palabek) – L’emergenza coronavirus non è poi così diversa dalle altre crisi: i più poveri, alla fine, sono quelli che soffrono di più. I rifugiati sono lontani dalla loro patria e sopravvivono sulla base di ciò che gli viene dato, sognando la pace e il ritorno a casa. Non sono nati poveri e non hanno vissuto in povertà: hanno studiato, sono istruiti, ma la guerra li ha portati a fuggire con solo i vestiti che avevano addosso per salvarsi la vita.

Questa è la situazione di oltre 55.000 rifugiati residenti nell’insediamento di Palabek, nel nord dell’Uganda. I salesiani, con cinque missionari, sono l’unica istituzione che vive con loro all’interno del campo. Se il coronavirus dovesse raggiungere l’insediamento sarebbe una catastrofe, perché non ci sono i mezzi sanitari per curarlo. Per questo motivo, fin dall’inizio, sono stati decretati il confinamento e il divieto di riunioni e la distribuzione di cibo è stata riorganizzata.

Se gli economisti e gli analisti globali prevedono che milioni di persone perderanno il lavoro e altre sicurezze in questa crisi, i rifugiati stanno già soffrendo le conseguenze della pandemia. Ad aprile scorso hanno ricevuto solo il 70% della loro già magra razione di cibo regolare mensile per persona. Sono 9 kg di farina di mais, 6 kg di fagioli, circa mezzo litro di olio e qualche grammo di sale.

Di fronte a questa situazione, nella quale la maggioranza dei bambini dell’insediamento patisce la malnutrizione, e le loro madri lo stress, sono intervenuti i salesiani. La soluzione è coltivare alimenti come cereali, ortaggi, semi di girasole. “Questo è il momento per essere molto creativi e innovativi con i rifugiati nel campo dell’agricoltura. Abbiamo preparato orti e frutteti, abbiamo affittato terreni dagli Ugandesi, stiamo iniziando ad allevare pollame, maiali e capre”, spiegano i missionari.

Con il protrarsi delle piogge, il vero bisogno dei rifugiati è quello di semi e di semplici attrezzi manuali.

Poiché i rifugiati hanno a disposizione appena 30 metri quadrati per casa, con un piccolo giardino annesso, i salesiani li hanno organizzati in gruppi e hanno affittato dei terreni per loro dai vicini Ugandesi. Quando è stato necessario, hanno anche arato la terra per loro.

Allo stesso tempo, dato che la scuola tecnica è chiusa, un gruppo di rifugiati ha imparato a cucire le mascherine: un servizio che permette loro di ricevere una piccola entrata per aiutare le loro famiglie e che contribuisce alla sicurezza della comunità. Solo nelle prime due settimane di attività sono state realizzate 1.500 mascherine di stoffa per i rifugiati.

I salesiani a Palabek sono grati per l’aiuto ricevuto dagli ambienti salesiani di tutto il mondo, ma ora chiedono sostegno per poter acquistare sementi e strumenti per continuare ad aiutare i rifugiati.

Fonte: Misiones Salesianas

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