Brasile – L’Ispettoria di Campo Grande celebra il centenario della morte di don Thannhuber

09 Settembre 2020

(ANS – Campo Grande) – Anche se il suo caso non è canonicamente riconosciuto come martirio e non vi sia una Causa in corso, la storia della vita e le circostanze della morte del missionario salesiano tedesco don José (Josef) Thannhuber sono ricordate e celebrate come chiari esempi di donazione di sé, di santità e di donazione del proprio sangue in nome della fede e per la salvezza delle anime a lui affidate. Per questo, in occasione del centenario della sua nascita al Cielo, i salesiani della sua Ispettoria hanno voluto ricordarlo.

È una domenica il 29 agosto 1920; verso le 8 del mattino, subito dopo la Messa festiva nella cappella della comunità di Palmeiras, Mato Grosso, un gruppo di circa 40 uomini armati entra nel cortile della casa salesiana prendendo tutti in ostaggio: vi sono quattro salesiani, tra cui don Thannhuber, Direttore della comunità, un collaboratore e un geometra ospite dei salesiani. Per buona parte della giornata vengono tenuti sotto la minaccia delle armi. Verso le 4 del pomeriggio, il capo degli aggressori, chiamato Tobias, ordina a tutti di iniziare a camminare sulla strada verso Cuiabá, a 100 km da quel luogo. Ma il cammino è breve, solo pochi minuti. I passi vengono interrotti dagli spari e, dopo essere stato colpito alla nuca, don Thannhuber giace insanguinato per terra, secondo la descrizione dello storico salesiano don Jean-Baptiste Duroure.

Ancora oggi non si conoscono i veri motivi di quell’azione criminale, ma i principali sospetti gravitano attorno a delle dispute sulla demarcazione del territorio. “Don Brusadelli, nel suo racconto della vita di don Thannhuber, afferma che la questione dei confini era diventata complicata; il signor Ludovico Bruss testimoniò che dall’inizio di agosto del 1920 erano apparsi diversi scagnozzi del criminale noto come Tobias a controllare il ritmo di vita dei salesiani. In due occasioni essi avevano fatto capire apertamente che li stavano tenendo d’occhio, ma i salesiani non avrebbero mai immaginato che stavano preparando un delitto (BRUSALDELLI, 1928, pp. 47-48)”, scrive don Afonso de Castro nella “Storia della missione salesiana del Mato Grosso 1894 -2008”.

I dettagli di quel crimine, invece, sono stati descritti dai testimoni e registrati dagli storici della Missione Salesiana. Don José (Giuseppe) Corazza, infatti, scrisse: “A un certo punto Tobias ordina uno dei suoi: ‘Uccidi il Direttore’. E al rifiuto di farlo da parte di questi, i due iniziano una lotta corpo a corpo, nel quale il sottoposto rimane gravemente ferito alla mano. Alla vista del sangue, Tobias grida: ‘Ho cominciato e ora uccido i preti’. Alza il fucile verso don Thannhuber e spara uno, due, tre colpi. Il sacerdote, che si era rifugiato tra i cespugli, incrocia le braccia ed esclama: ‘Mio Dio!’. Si sente un altro sparo e il sacerdote giace a terra, intriso del suo sangue. Uno dei confratelli si avvicina a lui, ma il sacerdote esala il suo ultimo respiro. Il confratello si inginocchia e bagna nel sangue del martire la sua sciarpa, che conserva come preziosa reliquia”.

Approfittando della confusione, i salesiani fuggono nella boscaglia e alle otto del mattino successivo, dopo aver camminato tutta la notte, arrivano a Coxipó, dove comunicano la triste notizia.

Tutto questo potrebbe essere solo la semplice descrizione di un vile crimine, ma acquista contorni soprannaturali di fronte alla profezia del Beato Michele Rua, I Successore di Don Bosco alla guida della Congregazione salesiana.

Quando José Thannhuber era ancora chierico e studente di filosofia, andò a salutare l’allora Rettore Maggiore, Don Rua per l’appunto, insieme al gruppo assegnato alle missioni nel 1902: Don Rua, oltre alle solite raccomandazioni, delineava per ciascuno il futuro campo di lavoro, profetizzando il grande bene che avrebbe fatto. Ma quando fu la volta del chierico Thannhuber, Don Rua rimase in silenzio: e poiché il chierico insisteva che gli dicesse qualche parola sul suo futuro, il Superiore, quasi contro la sua volontà, rispose solo: “Domani, domani”. Thannhuber non si scoraggiò, aspettò con impazienza e il giorno dopo e si presentò di nuovo a Don Rua per conoscere la risposta. E Don Rua, con lo spirito contrito e guardandolo dolcemente, dopo pochi istanti disse: “Ebbene, tu preparati al martirio”.

Josef Thannhuber nacque Wurmanusquik, in Baviera, Germania, il 24 novembre 1880 e ricevette l’abito clericale dalle mani di Don Rua a Foglizzo il 10 gennaio 1901. Arrivò a Cuiabá, Brasile, nel 1903 e fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Carlos Luis d’Amour il 18 febbraio 1906. Nel 1909 fu inviato a Corumbá per essere il Direttore dell’Istituto “Santa Teresa”. Lì, con il suo spirito d’iniziativa, riuscì a rafforzare l’opera salesiana, costruì l’ala destra dell’istituto e pose le fondamenta del Santuario dedicato Maria Ausiliatrice.

Le parole di Don Rua lo segnarono nel profondo, tanto che nel 1909 – secondo quanto riportato da don Guido Borra – dopo essere tornato in patria, quasi era riluttante a tornare a lavorare in Mato Grosso “perché lì aveva sperimentato solo cortesie e benevolenza da parte di tutti e nessuna speranza di martirio, mentre... non riusciva a togliersi dalla testa la profezia di Don Rua”.

In vita seppe conquistare tutto con il suo stile modesto, pio e laborioso. Com’è scritto nella sua lettera mortuaria, era “la vittima scelta da Dio perché il suo sangue generoso bagnasse queste terre e le rendesse più feconde di grazia per il bene delle anime”.

Don Thannhuber fu il primo salesiano a versare il suo sangue sulle terre del Mato Grosso. Altri tre missionari e un catechista indigeno successivamente fecondarono queste terre con il dono della loro vita: don João (Johann) Fuchs e don Pedro Sacilotti (1934) e i Servi di Dio, don Rodolfo (Rudolf) Lunkenbein e l’indigeno Simão Bororo (1976).

Don João Bosco Maciel, SDB, e Euclides Fernandes

Fonte: Bolletino Salesiano del Brasile

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