Ecuador – Paúl Cuadrado, l’“angelo custode” che ha vigilato su un’intera comunità

02 Ottobre 2020

(ANS – Guayaquil) – A solo 18 anni Paúl Cuadrado si è assunto la responsabilità di occuparsi di un’intera comunità religiosa contagiata dal coronavirus. Questo giovane, mentre stava completando il suo anno di volontariato, è diventato “l’angelo custode” dei salesiani della comunità “San Juan Bosco” a Guayaquil, per lo più anziani. Il suo lavoro è stato fondamentale per mantenere in vita la maggior parte di essi.

“I salesiani mi hanno detto che grazie a me sono vivi e io ho risposto che è stato Dio a mettermi lì perché stessero bene. Ero uno strumento di Dio in quella situazione”, dice questo giovane della città di Riobamba, che all’inizio non voleva andare a Guayaquil perché non gli piaceva il caldo della zona della Costa; ma, dopo quello che è successo, ha capito la missione che il Signore aveva preparato per lui.

Quest’esperienza, che ha segnato la sua vita, è iniziata il 19 marzo, quando tutti sono stati confinati nelle loro stanze perché uno di loro presentava sintomi legati al coronavirus. Dopo nove giorni di isolamento, sono sorti i primi problemi. Il responsabile della cucina non arrivava e non avevano da mangiare.

Tutti erano chiusi nelle loro stanze, tranne Paúl, che da quel giorno è diventato l’unico a muoversi all’interno della casa e ad avere contatti con l’esterno. La prima cosa che ha fatto è stata preparare la colazione e distribuirla a tutti.

Durante il periodo della crisi, ha sempre dato una mano nella preparazione dei cibi, nel lavoro di pulizia e persino nel lavaggio dei vestiti, poiché non c’erano sostituti per svolgere questi compiti.

Dopo un po’ di giorni i risultati dei test hanno confermato i sospetti: erano stati tutti infettati dal coronavirus. Così per Paúl è iniziata un’odissea per ricercare i medicinali per il trattamento di Covid-19. “Una mattina sono uscito alle 7 con tutte le protezioni possibili e ho dovuto aspettare cinque ore per parlare con qualcuno. Anche se non ho ottenuto quello che mi aveva prescritto il medico, perché quei farmaci erano finiti, ho potuto comprare qualcosa per aiutare i salesiani”.

Il tempo passava e le prospettive non erano incoraggianti. Il primo colpo emotivo per Paúl è arrivato con la morte di don Jorge Bustamante, seguito, settimane dopo, da un secondo, don Néstor Tapia, cui Paúl era molto legato e che ha accompagnato fino agli istanti finali della vita terrena.

Per Paúl è stata dura, ma non ha avuto tempo di fermarsi: doveva continuare a lavorare per gli altri salesiani in vita. Ci sono stati giorni in cui ha dormito tre o quattro ore per notte. Mentre passava da una stanza all’altra, chiedeva a Dio la forza per non svenire. Poi è arrivata la Settimana Santa, che è stata un balsamo per la salute dei salesiani anziani. Paúl è riuscito a farli assistere alle celebrazioni con smartphone o TV e questo ha sollevato il loro spirito.

Il recupero dei vari salesiani è stato tale e generalizzato che il 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice, hanno potuto incontrarsi in sala da pranzo, per pranzare insieme, sebbene alle giuste distanze. La gioia sui loro volti era evidente, dopo più di due mesi di confinamento. Il 6 giugno la comunità si è riunita nuovamente, anche se con un momento di tristezza e di nostalgia per i loro confratelli non più lì presenti.

Da quel momento in poi la vita comunitaria è tornata alla normalità, e tutti hanno cominciato a riunirsi per i momenti di preghiera e per la celebrazione della Messa. I momenti più difficili erano alle spalle e tutti hanno ringraziato Paúl per essere stato il loro protettore.

Dopo aver terminato il suo servizio di volontariato, si è reso conto che questa esperienza aveva lasciato il segno nel suo cuore ed è stata decisiva per la direzione della sua vita. “La mia inquietudine vocazionale non era così forte quando sono arrivato qui. Ma sull’onda della pandemia mi sono molto affezionato alla comunità. Le mie paure e i miei dubbi si sono sciolti quando ho sentito che erano la mia famiglia e ho preso la decisione di seguire le loro orme”.

Ora si prepara a seguire le orme di Don Bosco. Qualche settimana fa ha iniziato l’aspirantato ed ora è felice perché questa chiamata di Dio gli permetterà di continuare a servire gli altri, proprio come ha fatto a Guayaquil.

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