Burundi – I salesiani sulla via della pace e dello sviluppo

26 Luglio 2021

(ANS – Bujumbura) – In Burundi i Figli di Don Bosco sono presenti dal 1970. In questi anni hanno accompagnato sempre da vicino i giovani e tutta la popolazione, anche nei momenti più bui, come durante la fase della guerra civile. Attualmente guardano con speranza al futuro, come testimonia don Jean Paul Ndayikengurutse, salesiano burundese di 45 anni, il cui cognome nella lingua locale significa “ringrazio Dio”.

Dopo decenni di immobilismo, il Paese sembra aver abbandonato la precedente politica di autarchia – che portava il Paese a rifiutare qualsiasi aiuto da parte di organizzazioni e investitori stranieri – per provare a mettere in moto lo sviluppo, in maniera analoga a quanto sta avvenendo nei vicini Rwanda e Uganda. “Ora ci sono scambi, la situazione migliora anche da noi” spiega don Ndayikengurutse, che sottolinea anche il fatto che la migrazione dei Burundesi verso l’Europa è un fenomeno irrilevante a differenza che dagli altri Paesi di quella parte d’Africa. “Ci sono le possibilità di vivere a un livello dignitoso. Il terreno fertile consente una buona agricoltura”.

I salesiani in Burundi oggi sono presenti con tre opere canonicamente erette: a Bujumbura, Ngozi e Rukago. Le tre comunità gestiscono due parrocchie – con quella di Rukago che vanta circa 70mila fedeli, dei quali la metà giovani – e due “scuole professionali” oltre al “Liceo Don Bosco”, a Ngozi, tra i maggiori del Paese, che educa ogni anno 900 tra ragazzi e ragazze. Non è facile offrire qualità, ma il governo eroga contributi che permettono di dare lo stipendio ai docenti: metà lo pagano i salesiani, l’altra metà le casse pubbliche.

C’è poi il servizio ai ragazzi di strada, che non si configura come accoglienza nelle strutture ma come incontro e accompagnamento per un ritorno nelle famiglie di origine. “Questi ragazzi lasciano le case per fame o per la separazione dei genitori”; gli operatori intervengono nell’emergenza e poi ricostruiscono la rete delle relazioni perché ogni bambino o ragazzo possa tornare a far parte del nucleo famigliare attraverso il sostegno ad esso. “C’è differenza fra quanto possiamo fare nelle grandi città o nei villaggi, ma la linea ispiratrice è quella di incontrare regolarmente i ragazzi per realizzare il loro ritorno a casa”.

E guardando al futuro don Ndayikengurutse spera che possano ripartire i progetti accantonati, erigendo nuove parrocchie a vantaggio dell’evangelizzazione, la catechesi e la diffusione dei sacramenti tra i burundesi, e sviluppando il giovane santuario “Maria Ausiliatrice” di Bujumbura perché possa divenire un centro di vita spirituale per la nazione.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.missionidonbosco.org 

InfoANS

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