Polonia – “Ci sono più persone buone di quanto si possa pensare”, testimonia Lydia, giovane rifugiata

24 Marzo 2022

(ANS – Varsavia) – Continua a pieno ritmo il duro lavoro della Famiglia Salesiana di tutto il mondo per l’emergenza Ucraina. Il maggior carico di responsabilità e di lavoro pratico sul campo in questa fase ricade sulle presenze della Polonia, che stanno dando il massimo non solo per accogliere i rifugiati, ma anche per trasmettere loro vicinanza, affetto, umanità. “Ci hanno chiesto di cosa avessimo bisogno appena siamo arrivati; ci hanno offerto di tutto, ci hanno dato tutto, ci hanno aiutato in tutto... Non li dimenticheremo mai” afferma Lydia, rifugiata Ucraina in Polonia, in merito all’accoglienza ricevuta da tanti volontari polacchi.

Lydia è arrivata a Varsavia da Dnipro, nell’est dell’Ucraina, dopo quattro giorni intensi di viaggio, insieme ai suoi figli, mentre il marito è rimasto in Ucraina. Sono preoccupati, logicamente, “ma abbiamo speranza in un futuro di pace, che arriverà presto”, dice la donna. A sostenerla nella sua fiducia è anche l’esperienza di solidarietà che ha ricevuto in questa circostanza: “Ci sono più persone buone in giro di quanto si possa pensare e, in queste situazioni, si vede perché fanno tutto con il cuore”, ha confidato ad Alberto López, inviato in Polonia dalla Procura Missionaria salesiana di Madrid.

Sempre dalla Polonia si segnala un’iniziativa di solidarietà realizzata da parte di alcuni allievi delle scuole salesiane di Piła, che hanno portato a Poznań cibo, vestiti e altro materiale da distribuire alle famiglie ucraine. E sempre dalla terra polacca, nello specifico da Przemyśl, ad appena 15 km dal confine con l’Ucraina, viene un’altra storia di speranza: quella di Yana, Zlata e Lev – una giovane mamma ucraina e due bambini – che grazie all’impegno dei salesiani di Civitanova Marche, nella Circoscrizione dell’Italia Centrale, ora sono al sicuro dalla guerra nella cittadina marchigiana.

“È stata un’esperienza davvero toccante – ha raccontato don Alessio Massimi, Direttore dell’oratorio di Civitanova Marche –. Siamo arrivato a Przemyśl nella casa salesiana e abbiamo scaricato il pulmino carico di tanta generosità da parte dei nostri parrocchiani. Nei giorni in cui siamo stati lì siamo andati al centro dove vengono accolti i rifugiati, un grande centro commerciale, e ci siamo resi disponibili nel fare qualsiasi cosa. Abbiamo trovato una grande organizzazione. Noi in particolare sistemavamo ogni giorno i letti, perché le persone venivano accolte ma il giorno dopo ripartivano per le varie destinazioni, chi in Italia chi in Portogallo, chi in Spagna, a seconda di dove volevano andare. Al ritorno siamo andati a prendere Yana, Zlata e il piccolo Lev per portarli a Civitanova dove la nonna Natalia lì sta aspettando”.

Restando in Italia, l’Ispettore della Sicilia, don Giovanni d’Andrea ha informato sugli sviluppi dell’accoglienza anche in quella Ispettoria: “Stiamo terminando di collocare presso ‘famiglie di appoggio’ i nuclei monoparentali ‘mamma-bambino’, così da dare vita ad una ‘accoglienza diffusa’. Oggi, con una mediatrice, quattro ragazzi da noi accolti, insieme alle loro mamme, sono stati inseriti nelle attività socioeducative del nostro oratorio ‘Santa Maria de La Salette’ di Catania”.

Mentre allargando ancora la visuale, altre notizie di impegno solidale arrivano dalla Corea del Sud, dove tra l’esborso dell’Ispettoria e le donazioni provenienti da altri organismi cattolici, il coordinamento salesiano per la risposta all’emergenza ha ricevuto una copiosa somma da destinare ai rifugiati; dall’Ispettoria degli Stati Uniti Ovest (SUO), dove una sola opera, quella di Bellflower, ha raccolto una somma consistente di offerte, che saranno ora inviate, sempre per la causa ucraina, alla Procura Missionaria salesiana di New Rochelle; e infine dalla Gran Bretagna (GBR),  dove l’intera comunità della scuola di Chertsey, animata dal genitore di un’allieva esperto di finanza e di informatica, è coinvolta in un grande progetto per raccogliere materiali e programmi tali da permettere ai giovani rifugiati ucraini di seguire le lezioni in videoconferenza dalle scuole del loro Paese.

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