Egitto – Scuola, oratori, periferie: la presenza salesiana nel paese

11 Ottobre 2017

(ANS – Il Cairo) – Scuole professionali di grande qualità, oratori apprezzati anche dai giovani musulmani e servizio a rifugiati e bisognosi, in contesti di grande povertà: sono questi i tratti salienti della presenza salesiana in Egitto, diffusa tra Alessandria e la capitale, Il Cairo.

I Salesiani in Egitto vantano una presenza più che centenaria. L’opera di Alessandria è stata fondata da Don Rua, I Successore di Don Bosco, ben 121 anni fa, nel 1896, per dare istruzione ai numerosissimi coloni italiani che vi abitavano. “Nei registri della scuola troviamo anche il nome di Giuseppe Ungaretti, poeta e scrittore, che qui conseguì la Licenza Elementare nell’anno scolastico 1900/1901” racconta il sig. Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco.

Oggi la scuola “Don Bosco” di Alessandria d’Egitto è quotidianamente frequentata da circa 900 allievi che vanno dalla scuola dell’infanzia all’istituto professionale, che rilascia qualifiche triennali nei settori meccanico ed elettrico. Elemento peculiare di questa opera è quello di essere frequentata quasi esclusivamente da giovani musulmani – i cristiani iscritti sono circa 25 in tutto – i quali riconoscono, assieme ai loro genitori, che Don Bosco ed il suo sistema educativo sono un grande dono anche per loro.

Inoltre vi è la particolarità della scuola superiore professionale, che viene svolta in lingua italiana, perché si tratta di una scuola italiana all’estero riconosciuta, e parzialmente anche finanziata, dal Ministero italiano degli Affari Esteri. I ragazzi che desiderano frequentarla sono ben di più degli 80 posti disponibili, dato che i diplomati trovano presto lavoro per l’elevata qualità formativa degli studi.

I cortili della casa salesiana, quando nel pomeriggio sono lasciati liberi dagli studenti, non restano silenziosi e vuoti perché a portare vita e sana allegria sono i ragazzi dell’oratorio quotidiano, animato da tutti animatori, anch’essi tutti musulmani.

La presenza salesiana al Cairo ha connotati simili: anche qui c’è una grande scuola tecnica, anch’essa riconosciuta dallo Stato Italiano, e frequentata da quasi ottocento allievi che vengono da tutto il paese: un buon numero viene dall’Alto Egitto, cioè da centinaia di chilometri di distanza, pur di poter frequentare l’istituto e coltivare il sogno di poter magari un giorno frequentare i corsi di Ingegneria in Italia, al Politecnico di Torino o alla Statale di Milano.

E anche al Cairo, quando non ci sono lezioni, i cortili si riempiono di ragazzi. In tal caso a riempirlo sono i giovani del quartiere e i giovani cristiani, a cui sono riservati alcuni spazi e momenti per poter crescere non solo nella vita sociale, ma anche nella fede cristiana, in un paese nel quale sono minoranza, spesso emarginata: indicativo è il fatto che un intero quartiere popolato da cristiani è sorto dentro una discarica, con la popolazione che sopravvive raccogliendo rifiuti e rivendendo i materiali riciclabili.

Sempre al Cairo è infine presente la terza opera salesiana in Egitto, in un quartiere periferico, a Zaitun. I Salesiani vi sono presenti da poco più di trent’anni con un oratorio e un cento giovanile a cui ora si aggiunge anche la parrocchia. “Gli edifici sono grigi, le strade sono grigie, grigie anche le auto. Il paesaggio è monocolore!” testimonia il sig. Pettenon.

Il compito che si sono assunti i Salesiani in quel quartiere è delicato e difficile da portare avanti. Hanno orientato il proprio ministero pastorale ai rifugiati sudanesi e ai ragazzi di strada. Nella chiesa parrocchiale, costruita dai francesi nella prima metà del secolo scorso e ora sapientemente restaurata da mani locali che fanno servizio di volontariato, i battesimi sono numerosi, la catechesi è seguita da tutti i ragazzi e la messa domenicale dura non meno di due ore, fra canti e danze accompagnate dai tradizionali tamburi.

Ci sono poi i ragazzi di strada, tutti egiziani. Per ora in casa salesiana ne sono accolti solo un numero ristretto, anche perché lo spazio è davvero poco, ma quelli che vengono seguiti nel quartiere dalla equipe educativa sono in tutto circa una settantina.

Il cortile dell’oratorio è piccolo e circondato da palazzoni grigi. Per questo, i ragazzi in oratorio possono andare a turno. Nel primo pomeriggio, dalle tre alle cinque ci vanno i piccoli fino alla quinta elementare, dalle cinque alle sette quelli delle medie, e dalle sette in poi i più grandi.

“A causa della estrema povertà in cui versano queste famiglie almeno il primo turno di oratorio, quello dei più piccoli, termina con la preghiera e una merenda per tutti” conclude il sig. Pettenon.

Ulteriori informazioni sul sito di “Missioni Don Bosco”.

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