Siria – I Salesiani in un paese in stato di guerra - 1

20 Ottobre 2017

(ANS – Damasco) – “Arrivati a casa, dopo una cena di benvenuto, ce ne andiamo a letto. Prima di addormentarci sentiamo dei botti, ma non sono quelli di Capodanno. Sono colpi di fucile o di mortaio. Li sento anche all’alba, appena mi sveglio per la luce che entra dalla finestra. Mio Dio, sono in un paese in cui c’è gente che spara e gente che muore”. Così racconta il Salesiano Coadiutore Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco, il suo primo incontro con la Siria, nella prima tappa del suo viaggio missionario, Damasco.

La comunità salesiana di Damasco è composta da quattro sacerdoti. Gestiscono un bellissimo oratorio frequentato da 1300 bambini, ragazzi e giovani. Tutti cristiani, di diverse confessioni e riti. Lo spazio del cortile e delle sale dove riunirli è piccolo e allora l’oratorio è aperto a giorni alterni per fasce di età. La cosa più curiosa è che l’oratorio usa degli autobus che, girando per la città, nei punti prestabiliti prelevano i ragazzi in attesa e li portano all’oratorio e così poi per il ritorno a casa. È un modo sicuro per venire all’oratorio in una città in cui i mezzi pubblici praticamente non funzionano più e il rischio per le strade è davvero alto.

Anche noi siamo saliti sul pulmino. Salgono per primi dei giovanotti di 16-17 anni. Alla fermata successiva salgono alcune ragazze della medesima età. Tutti sono belli e ben vestiti. D’altro canto come non potrebbe essere così, visto che si trovano insieme il venerdì pomeriggio per scambiare quattro chiacchiere in tranquillità? Che bello vedere i giovani che nonostante il dramma del proprio paese, guardano al futuro e sognano.

Continuando la visita a Damasco, ascoltiamo storie di dolore, distruzione e morte, ma vengono da persone che non hanno smesso di sperare e sognare la pace per il loro paese. Attraversando la città ci avviciniamo ai quartieri periferici in mano ai ribelli. Quello che vediamo è impressionante. Palazzi accartocciati su se stessi, muri anneriti dal fumo, buchi su muri che un tempo erano di camere, soggiorni, case di gente comune.

Per qualche ora facciamo anche i turisti nella città vecchia e andiamo anche alla casa di Anania, il cristiano che accolse Paolo di Tarso cieco e che poi lo battezzò, introducendolo così nella prima comunità dei cristiani. Per arrivarci percorriamo una antica e stretta via. Ad un tratto un colpo di mortaio forte, perché vicino, ci paralizza tutti. Dopo un po’ un signore seduto al tavolo di un bar ci fa un gesto per dire non è nulla, che possiamo andare avanti.

Il giorno seguente abbiamo ricevuto la notizia che un colpo di mortaio era caduto su quella stessa viuzza, fra quei piccoli e caratteristici locali ed aveva fatto 7 morti. Noi passeggiavamo lì, nello stesso posto e alla stessa ora, ma per fortuna il giorno precedente.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito “Missioni Don Bosco”.

InfoANS

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