Ecuador – Una casa salesiana è stata la sede del dialogo per la pace tra il Governo Nazionale e le organizzazioni indigene

17 Ottobre 2019

(ANS – Quito) – La Casa Salesiana di Spiritualità “San Patricio”, situata a Cumbayá, Quito, è stata la sede del dialogo tra il Governo Nazionale e le organizzazioni indigene. La fiducia e la sicurezza offerta dai salesiani e dalle loro opere è stata la ragione per cui l’ONU, attraverso un rappresentante, ha optato per il centro dei figli spirituali di Don Bosco.

Per motivi di sicurezza nazionale, il processo logistico e l’organizzazione del tavolo di dialogo sono stati mantenuti riservati fino alla chiusura dell’evento.

Ripercorrendo quanto avvenuto recentemente, si può ricordare che da martedì 8 ottobre sono iniziate le manifestazioni, cui sono seguite diverse giornate di mobilitazioni di protesta contro le ultime misure economiche adottate dal governo. Le opere salesiane sono state zone di pace e di accoglienza umanitaria per più di 4.500 indigeni provenienti dalla zona della Sierra e dalle aree orientali dell’Ecuador. 

Da martedì 8 a lunedì 14 ottobre, il Santuario di Maria Ausiliatrice è diventato un centro di attenzione per le persone e di distribuzione dei beni che la Chiesa e la popolazione di Quito, insieme a molte persone di altre province e nazioni, hanno voluto donare.

Ben 93 volontari, insieme a 35 medici e paramedici, si sono occupati dei diversi reparti: cucina, vestiti, articoli per l’igiene personale, dispensario e cure mediche, pulizia, cura dei bambini e salute. I volontari si sono auto-convocati e, con competenza e spirito salesiano, si sono occupati con grande cura della popolazione bisognosa. Il Santuario di Maria Ausiliatrice è stato così “santuario” in senso radicale, cioè un luogo di “protezione”, di aiuto umanitario salesiano.

Inoltre l’Università Politecnica Salesiana, attraverso la Federazione degli Studenti, docenti e personale amministrativo, è stata protagonista dell’aiuto umanitario e della solidarietà prestata in tutti questi giorni.

Salesiani come don Javier Herrán, Rettore, insieme a Rómulo Sanmartín, Jaime Chela, Robert García, solo per fare qualche nome, hanno accompagnato la popolazione su diversi versanti, come “pastori impegnati per il nostro popolo”, come ha espresso mons. Alfredo Espinoza, SDB, arcivescovo di Quito.

Don Francisco Sánchez, Superiore dei salesiani in Ecuador, ha pronunciato una dichiarazione ufficiale davanti alla società civile, emettendo un comunicato in cui ha riaffermato l’impegno ad accompagnare le popolazioni indigene quale opzione prioritaria per la missione salesiana, e ha chiesto al governo nazionale di cercare opzioni diverse in merito alle misure economiche.

L’Ispettoria salesiana “Sacro Cuore di Gesù” è missionaria e la sua opzione per i più poveri è la ragion d’essere del suo carisma. Don Bosco lavorava per i più poveri, e i più poveri sono gli indigeni.

InfoANS

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