L’incontro, svoltosi presso la Comunità “Beato Zeffirino Namuncurà” per i teologi dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), ha offerto uno sguardo storico, pedagogico e teologico sul contributo dei Salesiani di Don Bosco alla crescita della Chiesa e alla formazione del clero in India. La riflessione ha evidenziato il ruolo di Mons. Mathias come promotore di un modello di formazione sacerdotale che coniugava profondità spirituale, rigore intellettuale e apertura culturale, anticipando le prospettive del Concilio Vaticano II.
Il Seminario del Sacro Cuore di Poonamallee, fondato da Mons. Mathias nel 1936, rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per la formazione sacerdotale in India. Dalla sua apertura fino al 2019, ha formato 1.710 sacerdoti e 21 vescovi, molti dei quali oggi prestano servizio missionario in diverse regioni dell’India e del mondo. Sotto la guida energica di Mons. Mathias e grazie all’impegno del corpo docente, il Seminario divenne rapidamente uno dei più stimati istituti ecclesiastici del Paese, contribuendo alla formazione di un clero indiano solido, preparato e pienamente inserito nella vita della Chiesa locale.
L’evento è stato moderato dal prof. Paolo Vaschetto SDB (UPS, Roma) e ha visto la partecipazione di studiosi di diversa provenienza accademica, offrendo un dibattito ricco di prospettive.
Il primo intervento, a cura del prof. Michal Vojtáš, SDB, Direttore del Centro di Studi Don Bosco (UPS, Roma), ha affrontato il tema La pedagogia salesiana e la formazione intellettuale dei Salesiani (1920-1965). Il relatore ha mostrato come gli orientamenti formativi di Giulio Barberis, Filippo Rinaldi, Pietro Ricaldone e Bartolomeo Fascie abbiano plasmato la formazione salesiana del periodo, delineando un modello educativo che univa paternità spirituale, metodo preventivo e serietà accademica. Basandosi su documenti e statistiche missionarie, il prof. Vojtáš ha sottolineato come i primi Salesiani in India, come presentato dall’autore nei capitoli IV e VI, seguendo l’intuizione di Mons. Mathias, seppero trasformare le difficoltà culturali e linguistiche in opportunità di crescita per la Chiesa, promuovendo la formazione del personale locale e ponendo le basi per un’autentica inculturazione del carisma.
Il secondo relatore, il prof. Louis Kumpiluvelil, SDB, professore emerito del Sacred Heart Seminary di Poonamallee, ha presentato lo studio La Congregazione Salesiana e l’Arcidiocesi di Madras-Mylapore (1928-1965), illustrando i principali contenuti dell’opera di don Hendry. Attraverso un’accurata ricerca condotta in oltre 30 archivi e 15 biblioteche in India e all’estero, l’autore ricostruisce i legami storici e pastorali tra i Salesiani di Don Bosco e le diocesi di Madras e Mylapore. Lo studio mette in evidenza il ruolo pionieristico di Mons. Mathias nella fondazione del Seminario di Poonamallee e nella promozione del clero locale, collocando l’esperienza salesiana nel più ampio contesto della trasformazione ecclesiale del Tamil Nadu, dal dualismo coloniale all’unità pastorale.
Il terzo intervento, affidato al prof. Filippo Lovison, (Pontificia Università Gregoriana, Roma) ha approfondito il tema Le dimensioni dell’Optatam Totius nella formazione sacerdotale in India (1935-1965). Il relatore ha evidenziato come l’approccio di Mons. Mathias anticipasse i principi fondamentali del decreto conciliare sulla formazione sacerdotale: un’educazione olistica, contestualizzata e permanente, capace di integrare fede e cultura. Il prof. Lovison ha insistito sull’importanza di mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione, sottolineando che una formazione autentica si costruisce nell’armonia tra memoria, adattabilità e comunione ecclesiale – elementi fortemente presenti nella visione e nella pedagogia salesiana di Mathias.
Nel suo intervento conclusivo, l’autore ha ringraziato i relatori e tutti i presenti, evidenziando come i frutti della visione di mons. Mathias abbiano oltrepassato i confini del seminario stesso. “Oggi – ha ricordato – molti sacerdoti formati a Poonamallee servono comunità in Europa e nelle Americhe, segno concreto della trasformazione missionaria della Chiesa e del processo di indianizzazione che ha accompagnato la maturazione della vocazione sacerdotale nel subcontinente.”
All’incontro hanno preso parte don José Aníbal Milhais Pinto Mendonça, superiore della Visitatoria Maria Sede della Sapienza, numerosi studenti di teologia, docenti e invitati provenienti da diverse comunità salesiane di Roma. L’atmosfera dell’evento ha unito rigore accademico e spirito fraterno, in un clima di riflessione condivisa sulla vitalità del carisma salesiano e sulla sua capacità di generare nuove vie di formazione e di missione.
In apertura dell’incontro, don Gianni Rolandi SDB, direttore della Comunità Salesiana Teologi, ha rivolto il saluto di benvenuto, ricordando con gratitudine la sua esperienza di visita straordinaria all’Ispettoria salesiana di Chennai (INM), dove il Seminario del Sacro Cuore – affidato all’Arcidiocesi di Madras-Mylapore nel 1998 – continua a essere una realtà viva e dinamica. A seguire, don Thomas Anchukandam SDB, direttore dell’Istituto Storico Salesiano, ha espresso la soddisfazione dell’ISS per la pubblicazione del volume, elogiando in particolare la serietà metodologica e la profondità teologica del lavoro di don Selvaraj, frutto di un lungo percorso di studio e di una costante passione per la missione salesiana in India.
La presentazione del volume ha rappresentato non solo un momento di approfondimento storico, ma anche un invito a riscoprire l’attualità della visione educativa di Don Bosco, tradotta e vissuta in contesti culturali diversi. L’opera di prof. Hendry Selvaraj Dominic SDB contribuisce infatti a valorizzare il dialogo interculturale e l’impegno educativo dei Salesiani nel mondo, ponendo l’accento sullo spirito di servizio, la competenza formativa e la visione universale della missione ecclesiale.
Attraverso l’esempio di mons. Mathias e la storia del Seminario di Poonamallee emerge una lezione sempre attuale: la formazione del clero e dei laici, quando è radicata nella speranza e aperta al dialogo con le culture, diventa un potente strumento di rinnovamento evangelico e sociale. In questa prospettiva, la serata promossa dall’Istituto Storico Salesiano non è stata soltanto una celebrazione del passato, ma anche un richiamo al futuro: un invito a continuare a “formare i formatori” con lo stesso ardore missionario che animò i pionieri della presenza salesiana in India. L’iniziativa conferma, ancora una volta, la centralità del Seminario del Sacro Cuore nella storia ecclesiale dell’India e la rilevanza della ricerca storico-pedagogica per comprendere come i Salesiani di Don Bosco abbiano saputo interpretare i bisogni locali, contribuendo alla formazione di un clero preparato, capace di coniugare fede, cultura e servizio pastorale.
