LA NOSTRA ESTATE NEL NOME DI MARIA
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02 Agosto 2017

“Ha fatto tutto Lei” diceva Don Bosco. Sono convinto che “continua a fare tutto la Madonna”. Lei ci dona Gesù e con la sua presenza, vicinanza e aiuto spinge tutti noi a vivere sempre con profonda fede

Nel nostro emisfero, l’estate è quasi sinonimo di “vacanze”. Penso ai tanti salesiani e ai loro collaboratori che in questo periodo organizzano Estate – ragazzi, Grest, campi scuola.

Ed è magnifico sapere che al centro di questo periodo c’è una bellissima festa di Maria: l’Assunzione della Madonna in Cielo.

E mi è venuta in mente un’antica storia che parla di un Maestro che, sporgendosi dalla sua finestra affacciata sulla piazza del mercato, vide uno dei suoi allievi, un certo Haikel, che camminava in fretta, tutto indaffarato. Lo chiamò e lo invitò a raggiungerlo.

«Haikel, hai visto il cielo stamattina?».

«No, Maestro».

«E la strada, Haikel? La strada l’hai vista stamattina?».

«Sì, Maestro».

«E ora, la vedi ancora?».

«Sì, Maestro, la vedo».

«Dimmi che cosa vedi».

«Gente, cavalli, carretti, mercanti che si agitano, contadini che si scaldano, uomini e donne che vanno e vengono, ecco che cosa vedo».

«Haikel, Haikel – lo ammonì benevolmente il Maestro –, fra cinquant’anni, fra due volte cinquant’anni ci sarà ancora una strada come questa e un altro mercato simile a questo. Altre vetture porteranno altri mercanti per acquistare e vendere altri cavalli. Ma io non ci sarò più, tu non ci sarai più. Allora io ti chiedo, Haikel, perché corri se non hai nemmeno il tempo di guardare il cielo?»

Eccolo, il dono di Maria nella festa della sua Assunzione: l’invito a guardare il cielo.  Non possiamo dimenticare la prima riga scritta da don Bosco sul Giovane Provveduto: «Alzate gli occhi, o figliuoli miei, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra».

Le feste di Maria, come le sue manifestazioni in tante parti del mondo, sono guide di vita e premurosi inviti a non dimenticare il cielo. Anche in mezzo alle numerose e piacevoli attività, alla distensione, alla natura.

La “discepola missionaria”

Poco tempo fa mi trovavo in Messico. Il giorno 11 maggio, ho avuto la grazia di presiedere il pellegrinaggio annuale della Famiglia Salesiana messicana e la solenne Eucaristia nella Insigne e Nazionale Basilica della Madonna di Guadalupe. E ancora una volta ho potuto vedere, sentire e toccare con mano la fede del popolo di Dio e l’amore alla Madonna, Mamma di Gesù e Madre nostra.

Ma alla sera ci aspettava ancora un dono più speciale: l’opportunità di visitare la piccola stanza che custodisce l’immagine della Madonna e così poterla contemplare da vicino e anche “toccarla”.       Lì si trova questo tessuto in fibra vegetale proveniente dall’agave, chiamato tilma, una specie di mantello che usavano gli indigeni semplici di quella zona nel 1500.

Tutti conoscete più o meno la storia, quindi mi fermo qui. Ma dal 1531 l’icona della Madre del Dio Vivente si è miracolosamente stampata in un modo assolutamente sorprendente in un tessuto che al solito non dura più di una ventina di anni se viene ottimamente curato. E questo di Guadalupe ha più di cinquecento anni. Questo “evento guadalupano”, come viene definito, è una serie di segni (come la conservazione della stoffa, i colori, ecc. ma anche la fede e devozione del popolo), che mettono in evidenza il rapporto di vicinanza, presenza, tenerezza, maternità e ausilio di Maria, la Madre di Gesù, con il popolo di Dio e che si estende a tutti i popoli e culture del mondo. Sia al Tepeyac, il colle dove Lei è apparsa all’indio san Juan Diego, sia in ogni angolo della terra dove Lei ha voluto farsi presente in modi diversi, soprattutto nella fede dei suoi figli e figlie, la Sua presenza, vicinanza e aiuto si fanno sentire e spingono tutti noi a vivere con una profonda fede.

Maria, nell’evento guadalupano da cinquecento anni fa ad oggi, ha voluto mostrarsi come Madre che porta in grembo “il Verissimo ed Unico Dio, Colui che è l’Autore della Vita”. Lei, umile serva, si presenta sempre in riferimento a Lui, il suo Figlio, il Figlio di Dio. E quindi vuole non solo “mostrare” se stessa, ma annunciare Lui, “mostrare” Lui.

Ecco come Lei si manifesta discepola missionaria che porta Gesù alle genti, a noi, a noi oggi qui e ad ogni figlio e figlia che sia sopra la terra.

Dalla cupola della Basilica

Maria di Guadalupe è la “nostra” Ausiliatrice che si fa vicina ad ogni uomo e donna e con il suo aiuto “mostra” Gesù. Al colle del Tepeyac portava Gesù in grembo, non per se stessa ma per darlo a conoscere. A Valdocco, nel magnifico quadro del Lorenzone dipinto secondo le ispirazioni di Don Bosco, Lei porta il bambino in braccio dandolo, mostrandolo, rendendolo manifesto.

Una settimana dopo, ho potuto celebrare la festa di Maria Ausiliatrice a Valdocco, insieme a migliaia di fedeli, venuti da tutte le parti d’Italia e del mondo. Ho provato la stessa emozione che a Guadalupe, con una tonalità tutta salesiana, perché Lei, la Madre, viene proclamata con il nome tanto caro a don Bosco. In quei cortili dove vissero, giocarono e camminarono fino alla santità Domenico Savio, Michele Rua, Filippo Rinaldi, don Bosco, gli innumerevoli giovani dell’Oratorio e i primi salesiani.

Posso immaginare un ponte invisibile tra Guadalupe e Valdocco. A Valdocco abbiamo pregato per i messicani che avevo incontrato a Guadalupe. Glielo avevo promesso e quando feci quella promessa, la famiglia salesiana di Guadalupe reagì con un commosso e caloroso applauso.

A Valdocco ho compreso chiaramente le parole di don Bosco «ha fatto tutto Lei» e so con certezza che la Madonna «continua a fare tutto».

Dal Tepeyac, dalla cupola della Basilica, dalle numerose chiese a Lei dedicate dai salesiani in Africa, Maria veglia su tutti i giovani e i salesiani del mondo. Perché nessuno smarrisca la via del Cielo. Dove don Bosco ci aspetta tutti.

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