LA FORZA DELL’AMORE
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14 Febbraio 2020

Il mese che stiamo vivendo è segnato dall’inizio della Quaresima, in preparazione alla Pasqua del Signore. Dopo l’intervallo gioioso del Carnevale, la Chiesa ci propone i segnali stradali che ci guidano nel nostro cammino verso la Pasqua: la preghiera, il digiuno e la carità. In questo mio saluto, vi propongo una riflessione che ha molto a che fare con un ottimo modo di prepararsi alla Pasqua. Il modo di vivere sempre, di più e meglio, amando, ma amando veramente, come si dice in modo colloquiale, "finché fa male".

C’è un pensiero efficace attribuito a Santa Madre Teresa di Calcutta: «Diffondi amore ovunque vai, prima di tutto nella tua casa. Dà amore ai tuoi figli e alle tue figlie, a tua moglie o a tuo marito, al vicino della porta accanto... Non lasciare mai che qualcuno, dopo essere venuto da te, se ne vada senza sentirsi meglio e più felice. Sii l’espressione viva della bontà di Dio; bontà nel tuo volto, bontà negli occhi, bontà nel tuo sorriso, bontà nel tuo caldo saluto».

Non c’è dubbio che si tratti di un programma semplice e molto concreto. La prima lettera enciclica di Papa Benedetto XVI è stata "Deus Caritas est" (Dio è Amore). Quell’amore che abbiamo ricevuto e conosciuto nel nostro incontro personale con Cristo. Papa Benedetto ci dice nella sua lettera: «(un amore) che dà alla vita un orizzonte (...). La passione di Dio per ognuno di noi si concretizza in un Amore personale e prediletto che dà senso alla nostra esistenza. Dio ama l’uomo e tutti gli uomini e le donne, e il suo amore è visibile nel volto di coloro con cui viviamo».

E penso a quanto l’Amore di Dio sia indescrivibile, unico, creatore di pace e tranquillità, se le nostre piccole esperienze umane di amore hanno tanta forza da cambiare la vita delle persone. Un cambiamento che quando sgorga dall’amore è sempre per rialzare, per elevare, per rincuorare, per animare, per stimolare, per liberare e consolare.

Un bell’episodio realmente accaduto conferma quanto sto dicendo.

In una facoltà universitaria di sociologia un professore chiese agli studenti della sua classe di fare una ricerca nelle periferie della grande città dove vivevano, per raccogliere le storie di vita di 200 ragazzi. Agli studenti era stato chiesto di fornire una valutazione del futuro di ogni intervistato.

Gli studenti di sociologia diedero per tutti i ragazzi esaminati la stessa infausta diagnosi: «Non ha la minima probabilità di riuscita».

Venticinque anni dopo, un altro insegnante di sociologia trovò per caso questo studio precedente e, incuriosito, chiese ai suoi studenti di proseguire il progetto iniziato molti anni prima, per vedere cosa era successo nella vita di quei ragazzi e ragazze, se era possibile ritrovarli.

Ad eccezione di venti di loro, che si erano trasferiti in altre città o erano morti, gli studenti scoprirono che dei 176 restanti, 180 avevano raggiunto un buon successo nella vita: erano riusciti ad avere una vita ordinata, stabile e ragionevolmente felice. 

Il professore si stupì e decise di approfondire la ricerca. Fortunatamente, molti degli intervistati vivevano relativamente vicino all’università e fu possibile chiedere a ciascuno di loro come vedevano il viaggio della loro vita, trascorso in quei quartieri degradati e in contesti familiari difficili che non lasciavano certo molto spazio alla speranza.

In tutti i casi, la risposta piena di commossa gratitudine fu: «Ho avuto una maestra».

La maestra era ancora viva e il professore riuscì a rintracciarla. Era anziana, in splendida forma e con gli occhi vivacissimi. Il professore le chiese quale formula magica avesse usato per «salvare quei ragazzi e quelle ragazze dalla durezza della periferia e guidarli lungo il cammino di una vita onesta, ordinata e stabile».

Sorridendo, l’anziana donna rispose: «È stato molto facile: io semplicemente li ho amati».

Questa storia vera, mi richiama alla mente un fatto analogo della vita di Don Bosco.

«Un eminente Rettore di un grande istituto gesuita portoghese era venuto a Torino per chiedere consiglio a Don Bosco» racconta Don Ricaldone. «Giunto infatti alla sua presenza, espose al santo educatore i suoi quesiti circa il modo di educare gli alunni del suo Istituto. Don Bosco lo ascoltò con grande attenzione, senza interromperlo mai. Al termine del suo dire, il Padre Gesuita sintetizzò in una sola domanda ciò che desiderava sapere: “In che modo riuscirò a educar bene i giovani del mio collegio?” E tacque. Don Bosco, al Padre che si aspettava forse un lungo discorso, rispose quest’unica parola: “Amandoli!”».

Sono sicuro che anche noi potremmo raccontare tante storie simili. Sono numerosissime nella storia educativa salesiana in tutto il mondo. È una grande verità: l’amore ha una forza che trasforma tutto. L’amore guarisce e cura. L’amore dà fiducia in sé stessi e dà forza. L’amore smuove i cuori e l’esistenza e ha la forza di scuotere il mondo e con esso la nostra vita. È bello ricordare anche quello che afferma Don Bosco: «Chi ama sarà riamato».

È un peccato che spesso ci dimentichiamo di questa energia!

Perché c’è tanta ferocia e tanta disumanità in questo nostro mondo?

Perché viviamo così spesso nel risentimento, nella rivalità, nella concorrenza e non nella creazione di spazi di comprensione e di pace?

Sarà che il nostro Dio ci ha lasciati imperfetti, per cui anche se sappiamo che l’Amore può fare tutto, troviamo difficile vivere con Amore ogni minuto, ogni ora, ogni giorno... o ci ha semplicemente creati per l’Amore e siamo noi che perdiamo di vista l’orizzonte e ci smarriamo nell’oscurità e nella confusione di troppe altre cose...?

Auguro a tutti voi, amici e lettori, di unirvi a noi e di far parte di quel grande gruppo di milioni di persone che credono nella forza dell’Amore, perché «DIO È AMORE» (1Gv 4,8).

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