Uruguay – Juan Pablo Reyes, giovane al CG28: “I giovani non prenderanno in considerazione la vita salesiana se vedono che la funzione è solo quella di gestire un’opera”

04 Maggio 2020

(ANS – Montevideo) – Juan Pablo Reyes ha sperimentato due quarantene e una serie di eventi straordinari. Ha iniziato con la partecipazione al Capitolo Generale 28° (CG28) dei Salesiani di Don Bosco a Torino. Ha proseguito in Francia, direzione Taizé. Ma quella che sarebbe dovuta essere una profonda esperienza di volontariato è diventata dapprima una quarantena e poi un tempo d’incertezza e d’interminabile attesa negli aeroporti.

La conferma della sua partecipazione al CG28 come rappresentante dei giovani dell’America Cono Sud gli era arrivata alla fine dello scorso anno. “È stato un grande onore per me”, afferma. È arrivato a Torino il 28 febbraio e ha incontrato gli altri giovani giunti in rappresentanza delle loro rispettive regioni. Nonostante la distanza linguistica, temi come l’accompagnamento dei giovani e le questioni di genere sono emerse da parte di tutti.

Cosa hai portato di tuo al CG28?

Prima di tutto, a non aver paura delle conformazioni familiari che vengono presentate oggi. La famiglia perfetta non esiste più, è una storia che continuiamo a coltivare e che fa molti danni. In secondo luogo, il ruolo delle donne nella Chiesa. Poi, le questioni di genere: diciamo “omosessuale” e sembra che stiamo parlando di qualcosa di proibito. Laici e salesiani non ci stiamo impegnando in questo. In quarto luogo, la questione dell’accompagnamento e dello stare tra i giovani: il salesiano ama il ruolo della direzione e trova sempre più difficile uscire in cortile. Quinto, e questo è direttamente collegato alle vocazioni sacerdotali. I giovani non prenderanno in considerazione la vita salesiana se vedono che la funzione è solo quella di gestire una scuola o un’opera sociale.

I giovani hanno condiviso le loro testimonianze, di cosa hanno parlato?

Lì abbiamo aperto i nostri cuori, ci siamo sentiti come un’unica famiglia. Abbiamo parlato del perché crediamo che la cosa migliore che ci sia capitata nella vita sia essere ‘salesiani’. Incontrare i salesiani ha cambiato la nostra vita e da quel momento in poi abbiamo preteso che fossero tra noi.

Come hai vissuto la chiusura di un Capitolo e quanto accaduto dopo?

Nell’ultima giornata di presenza dei giovani al CG28, l’allarme per Covid-19 in Italia era già grave. Sono partito per la Francia, ma arrivato a Taizé sono rimasto confinato per tre giorni, finché non è giunta la notizia che la comunità sarebbe stata chiusa e il mio progetto di volontariato lì dentro è svanito. La mattina del 17 marzo sono riuscito a prendere un volo per Lisbona, ma sono rimasto bloccato lì per 39 ore... Sono arrivato in Uruguay il 19 marzo, indossando una maschera e condannato irrimediabilmente a una seconda quarantena per essere arrivato da una zona a rischio.

Non so se è Dio che mette tutte queste esperienze sulla tua strada. La vita è la vita e ti accadono delle cose. Il punto è trovare Dio in esse.

InfoANS

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