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Taiwan – Mons. Joseph Ti-Kang, SSCC: “Don Bosco è la guida spirituale della mia vita”

04 Giugno 2020

(ANS – Taipei) – Qualche giorno fa, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice, l’arcivescovo emerito di Taipei, il 92enne mons. Joseph Ti-Kang, Salesiano Cooperatore, ha risposto ad alcune domande sulla sua vita e sul suo impegno salesiano rivoltegli dal missionario salesiano don Lanfranco Fedrigotti, già Ispettore di CIN e attualmente di stanza a Taipei.

Qual è stata l’esperienza che l’ha attratta verso Don Bosco?

Quando stavo frequentando il Liceo Classico, nella Cina continentale, lessi la vita di Don Bosco dal libro Un grande uomo del XIX secolo (NB: Una bella traduzione cinese di don Andrew Wu An del libro Un grande italiano, di Ruffillo Uguccioni). Lo lessi e rimasi per sempre attratto da Don Bosco. Mi dissi: “Quest'uomo sarà la guida della mia vita”. E sì, per tutta la vita Don Bosco è stato la mia guida spirituale. Quando venni mandato a Roma per gli studi nel Collegio di Propaganda Fide, al nostro arrivo vi venne detto: “Durante il primo anno pensate bene se volete essere sacerdoti diocesani o religiosi. Se decidete di diventare religiosi, poi, dopo il primo anno, dovete lasciare il Collegio di Propaganda Fide e trovare un’altra residenza”. Questa proposta mi fece riflettere molto sulla mia vocazione sacerdotale: diocesano o religioso? Alla fine optai per la vocazione sacerdotale diocesana, perché la mia diocesi in Cina aveva un disperato bisogno di sacerdoti. Tuttavia, mi dissi: “Se dovessi scegliere di diventare sacerdote religioso, la mia prima scelta sarebbe la Congregazione di don Bosco, la seconda, i Benedettini”.

Dopo aver terminato gli studi a Roma, divenne impossibile tornare in Cina. Di conseguenza, venni mandato in Germania per ulteriori studi. Mentre ero lì, ogni estate cercavo un’opera salesiana in cui praticare il Tedesco e offrire aiuto pastorale. La prima estate la trascorsi in una casa salesiana vicino a Münster, dove risiedeva l’Ispettore salesiano. Gli dissi: “Voglio molto bene a Don Bosco. Potrebbe ospitarmi per l’estate?”. E il buon Superiore prontamente accolse la mia richiesta. C’erano molti giovani e io vedevo i salesiani offrire il pensiero della “Buonanotte”. Venne chiesto anche a me di farlo una volta, con il mio Tedesco acerbo. Poi passai un’altra estate con i salesiani a Monaco. Si vede che il mio rapporto con Don Bosco non ha mai vissuto un’interruzione.

Quale elemento speciale apporta nella sua vita pastorale la vocazione di Salesiano Cooperatore?

Don Bosco è un grande santo, un grande amante della gioventù. Ha amato molto anche la Cina. Come ammiratore di Don Bosco, nella mia pastorale ho sempre avvertito che noi ecclesiastici in generale non facciamo abbastanza per i giovani. Anche qui a Taiwan sento che stiamo facendo troppo poco per i giovani. Ora, come membro della Famiglia Salesiana, lo vedo ancora più chiaramente. Sì, non stiamo facendo abbastanza. Certo, ci sono molte difficoltà esterne che ci impediscono di fare di più. Ma le difficoltà non devono impedirci di fare di più. Guarda i protestanti. Loro affrontano le stesse difficoltà esterne, ma hanno molto più successo di noi nella pastorale giovanile. Perché?

Come iniziò il suo coinvolgimento personale con i Salesiani Cooperatori a Taipei?

Circa 8 anni fa, l’Ispettore salesiano, ascoltando il mio rapporto di tutta una vita con Don Bosco, mi chiese: “Vuole ricevere dal nostro Rettor Maggiore il Diploma di Salesiano Cooperatore?”. Risposi con un immediato “Sì!”. Così, un giorno ho ricevuto questo Diploma dall’allora Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez. È così che sono diventato Salesiano Cooperatore. Da allora sono stato felice di partecipare a tutti i grandi eventi della Famiglia Salesiana. Per esempio, ero presente quando la Provincia cinese dei Salesiani Cooperatori ha tenuto l’Assemblea Generale annuale sulla “Montagna della Beatitudine” a Kaohsiung, alcuni anni fa. E l’anno scorso sono stato molto felice di essere presente quando il Rettor Maggiore ha visitato l’opera salesiana a Taipei.

Quale potrebbe essere il contributo dei sacerdoti Salesiani Cooperatori alla Famiglia Salesiana?

Penso che i sacerdoti e i vescovi diocesani che sono membri della Famiglia Salesiana dovrebbero essere invitati a tutte le funzioni della Famiglia Salesiana. Questo dovrebbe essere fatto in modo coerente, includendo una notifica sufficientemente preventiva, in modo che, se possibile, il sacerdote o il vescovo diocesano possa partecipare. Se sono presenti, possono dare un contributo. Questo non è possibile se sono regolarmente assenti. Una volta che accettiamo di essere membri della Famiglia Salesiana, lo consideriamo un obbligo. Per me è lo stesso con il Movimento dei Focolari e con la Legio Mariae di cui sono parte attiva. Una buona cosa che si potrebbe fare è organizzare un incontro di tutti i sacerdoti e vescovi diocesani membri della Famiglia Salesiana. A Taiwan c’è almeno un parroco diocesano e quattro vescovi membri della Famiglia Salesiana: oltre a me, ci sono l’Arcivescovo di Kaohsiung, il Vescovo di Tainan, e l’ex vescovo di Chiayi, nominato pochi giorni fa nuovo Arcivescovo di Taipei. Forse alcuni sacerdoti o vescovi diranno che sono troppo occupati. Ma credo che questo non sia un motivo valido per non partecipare alle riunioni, una volta che si è accettato l’ingresso nella Famiglia Salesiana.

Ha dei sogni o speranze sui Salesiani Cooperatori o sulla Famiglia Salesiana a Taiwan?

La mia speranza è che la vita spirituale dei sacerdoti e dei religiosi a Taiwan venga approfondita. Al momento, penso che sia troppo superficiale. In realtà, nella vita spirituale noi, diocesani o religiosi, non siamo all’altezza. Non c'è un chiaro e profondo desiderio di crescere di giorno in giorno nella vita spirituale. Stiamo solo facendo jogging nella nostra routine. La cultura digitale di oggi, con tutto il suo fascino, può essere una delle ragioni di questo difetto generale. Da giovane, in Europa, sono stato testimone di come i fedeli in generale preferiscano il clero religioso al clero diocesano. Il motivo era che il clero religioso appariva loro più fervente del clero diocesano. Ora, credo che, purtroppo, anche il clero religioso sia sceso al nostro livello di clero diocesano tiepido.

Allora, perché la Famiglia Salesiana di Taiwan non dovrebbe iniettare fuoco e fervore nella nostra vita ecclesiale, proprio come il Movimento dei Focolari e la Legio Mariae stanno cercando di fare?

Ultimamente non è facile incontrare molti diaconi, preti o vescovi diocesani Salesiani Cooperatori. Probabilmente nella regione dell'Asia Orientale-Oceania, l'esperienza di Taiwan è unica. Tuttavia ai tempi di Don Michele Rua, I Successore di Don Bosco, tra i quasi 400.000 membri dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori c’erano centinaia di membri del clero secolare e di vescovi. Forse quest’intervista potrebbe essere un buono stimolo per ampliare la loro visione e la loro mentalità.

Fonte: AustraLasia

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