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Malta – Il missionario salesiano Mutombo Matala Yane: “Amo il popolo maltese e mi sento ricambiato”

07 Luglio 2020

(ANS – Sliema) – “Vedo nella vita missionaria una grandissima espressione di amore per l’annuncio del Vangelo e anche di amore per tutti i popoli di Dio. Nella vita missionaria si manifesta tutto ciò che rimane al servizio del Vangelo”. Così descrive il suo zelo missionario il chierico salesiano congolese Jean-Paul Mutombo Matala Yane, membro della 147a Spedizione Missionaria Salesiana, attualmente in servizio a Malta.

Chi ti ha insegnato a conoscere e ad amare Gesù?

Si tratta di uno dei più grandi doni che ho ricevuto dai miei genitori. Non solo mi hanno insegnato le basi del catechismo, ma mi hanno testimoniato la loro vita di preghiera e la fiducia in Dio. Tutta la mia vita cristiana, il mio attaccamento a Gesù, l’ho sempre considerato come un seme piantato dai miei genitori e irrigato e mantenuto dalla Chiesa. È solo una grazia.

Come sei stato stato attratto alla sequela di Gesù e di Don Bosco?

La mia prima attrazione vocazionale è stata per la figura del sacerdote, sin da piccolo. Ma non avevo molte occasioni per frequentarne. Inoltre per me il sacerdote era per me una persona di alto rango che non aveva nulla a che fare con i bambini o i giovani. Un’idea che avrebbe spento in me quest’attrazione.

L’interesse alla vocazione salesiana è iniziato poi verso i 12 anni, all’Istituto “Saint Boniface”, una scuola gestita da sacerdoti diocesani, ma totalmente aperta alla Pastorale Giovanile Salesiana. È in quella scuola che ho conosciuto il Circolo Missionario, i Giochi Salesiani, il Centro Estivo… Nel corso del tempo sono diventato un partecipante zelante a molte attività organizzate dai Salesiani di Lubumbashi, fino a diventare un giovane animatore. È li che sono rimasto profondamente affascinato da un tipo di sacerdote come non avevo mai visto prima.

Come è cresciuta la tua vocazione missionaria?

L’esperienza del Circolo Missionario mi ha aiutato molto a percepire la vita come dono, ma la mia vocazione missionaria è nata dopo, grazie all’incontro con le testimonianze viventi di alcuni salesiani missionari nel mio Paese. Ho visto e sperimentato nel loro modo di vivere un modo efficace di testimoniare l’amore di Cristo al mondo. Non parlo solo del loro apostolato tra i giovani, ma dei loro sacrifici nell’adattamento alla cultura, alla lingua, al mangiare, al clima, al vivere lontano dalla famiglia, dagli amici… Nelle mie riflessioni ho scoperto che solo l’amore può spiegare questa gioiosa rinuncia. È qui che tutto è cominciato! Naturalmente, questo processo è stato accompagnato poi da tanti salesiani durante la formazione iniziale e il discernimento.

Quali doni porti alla tua nuova terra?

Sinceramente, finora mi sono concentrato sull’imparare e sull’integrarmi nella nuova cultura. Di certo, porto con me alcuni elementi naturali a tutti i giovani africani, un carattere vivace e allegro in tutto ciò che faccio. Ho sempre in mente la consapevolezza di poter essere per qualcuno l’unica opportunità di conversione, o il punto di partenza per un nuovo modo di concepire la vita di qualcun’altro. Ecco perché la mia vita deve essere esemplare.

Come sei diventato missionario a Malta?

Sono arrivato a Malta per la prima volta, il 31 gennaio 2017, solo per imparare l’inglese, un corso di due mesi. Ma con mia grande e felice sorpresa, il 2 aprile 2018, il Rettor Maggiore ha deciso di trasferirmi qui. Il 18 aprile successivo, per la seconda volta mi sono trovato a Malta, questa volta come missionario, e da allora sono qui. Amo Malta, amo il popolo maltese e mi sento ricambiato.

Hai un consiglio per i giovani salesiani del tuo Paese?

Non soffocate l’impulso missionario e non abbiate paura di rispondere a questa vocazione missionaria. Dio che vi chiama a questa vocazione, vi darà il necessario per rispondere secondo ciò che si aspetta da voi.

L’intervista completa al missionario è disponibile nella versione inglese del sito.

Fonte: AustraLasia

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