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RMG – Sono diventato salesiano perché Dio mi ha fatto incrociare le orme dei Figli di Don Bosco

24 Luglio 2020

(ANS – Roma) – Don Alphonse Owoudou, 51 anni, originario del Camerun, eletto dal CG28 nuovo Consigliere per la Regione Africa-Madagascar, intervistato dall’Agenzia ANS.

Cosa l’ha spinta a farsi salesiano?

Sono diventato salesiano perché Dio mi ha fatto incrociare le orme dei Figli di Don Bosco, missionari venuti dall’Ispettoria Ligure-Toscana a Ebolowa (Camerun), ma anche grazie alla mia famiglia cristiana, ai genitori, ai fratelli e alle sorelle di cui Dio mi ha circondato. E la mediazione di un confessore e direttore spirituale, don Giovanni Bocchi, di un giovane sacerdote innamorato dei giovani, di nome Alcide Baggio, e di altri testimoni del volto di Don Bosco. Non appena li ho conosciuti nel seminario diocesano tutto è successo come in una sceneggiatura scritta da Dio. Il noviziato di Lomé sotto lo sguardo di don César, il cui sangue è stato versato l’anno scorso per l’Africa, gli anni di formazione nella Regione e l’Università Pontificia Salesiana (UPS), la mia bella esperienza di circa 8 anni come membro dell’équipe formatrice a Lomé dove mi sono formato, e negli ultimi 5 anni come Vicario, poi Superiore della mia Visitatoria d’origine, l’Africa Tropicale Equatoriale (ATE). Una superba avventura e allo stesso tempo una bella scuola, interrotta nel suo terzo anno dalla sorpresa riservatami da un indimenticabile CG28.

Cosa porta con sé dell’esperienza del CG28?

Il CG28 mi ha lasciato un profondo rispetto per la nostra Congregazione che ha appena dimostrato grande determinazione, realismo e lealtà. Ho lasciato il CG28 con l’orgoglio di aver riconosciuto tra i miei confratelli capitolari la convinzione che Dio vuole toccare di più i nostri cuori attraverso una formazione che non è solamente informazione ma soprattutto trasformazione del cuore. Porto con me la lezione d’umiltà per non pretendere più con i miei confratelli e la CEP di completare il lavoro, dal momento che in fondo il raccolto è del Signore, e ciascuno lo lascia con il “rispetto” che richiede un lavoro incompiuto, così che l’avventura con Dio continui, con gli altri ieri, con noi oggi e con i più giovani domani. Il CG28 mi ha permesso di ascoltare i giovani invitati che ci chiedevano aiuto e una dichiarazione d’amore. Infine porto con me una nuova visione del detto secondo cui “L’uomo propone e Dio dispone”. Sono venuto al CG28 come Superiore di una giovane Visitatoria e portatore di una delle 13 circoscrizioni in Africa. E tutte le carte sono state rimescolate in quel famoso 13 marzo 2020.

In queste prime settimane, segnate per altro dalle restrizioni per Covid-19, cosa ha potuto vedere, conoscere, imparare del nuovo incarico? Cosa si aspetta per il futuro?

Quando sono arrivato alla Sede Centrale al Sacro Cuore, sono rimasto impressionato dalla fraternità che c’è tra il Rettor Maggiore e i membri del Consiglio Generale, fraternità che non toglie nulla a una grande esigenza sulla qualità del lavoro, il rendimento e il rigore, la puntualità e la collegialità. Così ho imparato durante lo stage delle prime settimane; avevo sempre vicino don Chaquisse, o uno dei membri del Consiglio, vecchio o nuovo, o un altro confratello per assistermi. Il vademecum (in seguito chiamato Direttorio) per il Consiglio Generale, rivisto insieme riga per riga, settore per settore, è diventato uno strumento indispensabile per comprendere il servizio che mi attende, nonché il collegamento con il Rettor Maggiore, gli altri Consiglieri e gli Ispettori. Queste settimane sono state un periodo di straordinaria collaborazione tra noi in seno al Consiglio, con la segreteria e con gli Ispettori della Regione e le loro segreterie. Io spero due cose per ora: che la situazione post-pandemia permetta di lavorare, che per un Regionale spesso significa muoversi e comunicare; spero di continuare ad apprendere e servire da ponte, poiché questo è il primo dei doveri di un Consigliere Regionale ai sensi dell’articolo 140 delle Costituzioni.

Tra sei anni, cosa sogna per la sua Regione?

Ci aspetta una prima sfida urgente, quella di continuare la ristrutturazione della sotto regione occidentale (AFO/AFW), ma Dio potrebbe indicarci di fare altrettanto dalla parte della Tanzania, del Sudan, o di Goma RDC. In secondo luogo, negli ultimi anni ho visto sforzi ammirevoli da parte delle Ispettorie per raggiungere una maggiore adeguatezza delle nostre scuole e delle nostre offerte di formazione ai bisogni della società e della Chiesa. Con DB Tech promuoveremo notevolmente questa opzione decisiva. La stessa sfida può anche riguardare il passaggio voluto dal Quadro di Riferimento da una dimensione semplicemente catechetica della nostra pastorale verso una vera educazione alla fede impegnata. Infine, pensando alle case di formazione e alle risorse umane, accolgo con favore lo slancio iniziato dai miei illustri predecessori per una maggiore solidarietà tra le circoscrizioni della Regione, ma anche negli scambi con tutta la Congregazione.

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